Bari è una piazza intensa per fare calcio. Nel bene e nel male. Basta poco per entrare nel cuore della tifoseria, ma basta altrettanto poco anche per creare un clima di insospettabile antipatia. Inutile girarci intorno: è quello che, da diversi mesi a questa parte, si sta verificando nei confronti di Giovanni Cornacchini. Che forse non avrà il curriculum di Auteri, Camplone, Toscano o Tedino, ma è comunque il tecnico che, prima di tutto, ha tirato fuori il Bari dall'inferno dei dilettanti. E vuole ora regalare (e regalarsi) la Serie B. Quindi va rispettato. 

Eppure qualcosa non va, nella buona e nella cattiva sorte. Il motivo? L'assenza di bel gioco. Un malessere forse cominciato a partire dalla sfida persa contro la Turris e dagli insuccessi in poule scudetto. Un motivetto ingigantitosi nelle ultime due (sicuramente opache) prestazioni in Coppa Italia di Serie C. Contro la Sicula Leonzio i tre punti sono arrivati. Al termine di una gara non facile, con un secondo tempo ricco di sofferenza ma anche grazie alla bravura dei giocatori che, con le loro giocate, hanno garantito i tre punti ai biancorossi: Antenucci, D'Ursi e soprattutto Frattali. Per l'ex Avellino, tra i pali, è stata davvero una partita gigantesca. Ma si è trattato di una vittoria decisamente senza sorriso. 

I commenti polemici hanno avuto ripercussioni anche sul sentimento della squadra. Lo sfogo di Valerio Di Cesare non passi inosservato: lui la piazza barese la conosce bene ed un'esperienza analoga (forse identica) l'ha già vissuta in prima persona. Ci riferiamo ai tempi dell'era Nicola, stagione 2015/16. Anche allora un Bari ambizioso nelle intenzioni, eppure infelice. "I giocatori ci sono, abbiamo una Ferrari, ma manca il manico" il pensiero comune di una parte di tifosi. Lo stesso che adesso si sente nei confronti del tecnico di Fano. Con vittorie pesanti salutate con freddezza e sconfitte altrettanto brucianti salutate con epico catastrofismo. Il risultato finale fu l'esonero del tecnico piemontese e la fine, alcuni mesi dopo, di ogni sogno di gloria. Che sia chiaro a tutti: quando la squadra rema nella stessa direzione del tecnico, mettersi di traverso è dannoso. A maggior ragione se i risultati del campo dovessero restare dalla parte dei biancorossi. 

La Serie C è un campionato tosto, ostico. Chi sogna di vincere col bel gioco - spesso - è fuori strada. Neppure De Zerbi - si, proprio colui che sconfisse il Bari di cui sopra in Coppa Italia - ai tempi del Foggia ci riuscì. Persino i playoff premiarono il 'brutto, sporco e cattivo' Pisa di Gattuso. Anche con giocatori da Serie B imporre il bel gioco sarà un'impresa. Ed anche qui tiriamo fuori un'altra grande di successo: il Parma. Chiedetelo a D'Aversa e...a Di Cesare. Vincere è l'unica cosa che conta, con carattere e personalità. Per vincere l'agguerrita concorrenza il Bari avrà prima di tutto bisogno di questo. E poi di tutto il resto. 

Sezione: Bari / Data: Lun 26 agosto 2019 alle 09:15
Autore: Domenico Brandonisio
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