Giuseppe Mascara analizza fra le pagine del Corriere dello Sport la prossima sfida della sua Sancataldese, impegnata al San Nicola contro il Bari di mister Cornacchini. Un impegno proibitivo, che, però, non deve far tremare le gambe:

"Per noi affrontare il Bari è un qualcosa di molto importante. Sarà una partita molto dura da entrambe le parti. Noi facciamo da più anni questa categoria, i biancorossi non hanno bisogno di presentazioni per i nomi che hanno e si sono subito calati nella mentalità della categoria, che è molto dura. La vittoria ottenuta a Messina su un campo particolarmente ostico lo dimostra. Il San Nicola? Può essere un’arma a doppio taglio. C’è chi vorrebbe giocare ogni domenica queste gare e chi invece soffre la presenza di tanta gente. Personalmente, quando giocavo, era una cosa che mi galvanizzava e mi rendeva più forte. Spero di trasmettere questa mia sensazione ai ragazzi".

La compagine siciliana è pronta ad esordire nel 'calcio che conta':"Siamo una squadra che ha conservato il 70-80% della rosa che ha fatto bene lo scorso anno. Abbiamo cercato di prendere i migliori giovani in circolazione, creando un giusto mix per dare un equilibrio costante al nostro campionato. L’obiettivo è quello di salvarsi il prima possibile per poi prendere tutto quello che viene successivamente. L’idea è quella di entrare in campo, divertendosi. Solo così riesci ad ottenere il sacrificio dai calciatori. Voglio un gruppo che sappia giocare bene la palla, che abbia compattezza fra i reparti. La nostra è una squadra abbastanza giovane; nella prima di campionato, per oltre 60 minuti abbiamo fatto un buon calcio. Poi , complici il caldo e gli avversari, siamo entrati un po’ in difficoltà". 

Poi, un tuffo nel passato e un' analisi sui problemi che affliggono il calcio italiano: "Non sono mai stato vicino al Bari nella mia carriera, ma, quando ci giocavo contro, avevo sempre l’impressione di trovarmi di fronte ad una squadra ostica e ben costruita. Soprattutto con quella che anche oggi rimane la vera presidenza, quella della famiglia Matarrese, che portò in riva all’Adriatico fior fior di giocatori, spesso venduti a squadre più blasonate. I De Laurentiis? Li ho avuti a Napoli. Sono persone che sanno il fatto loro; se prendono a cuore una società e una città, danno tutto per fare bene e ottenere i risultati. Nel calcio ci devono essere prima le persone serie, che ci mettono i soldi. Per fare calcio servono i soldi veri, non quelli legati agli sponsor o alle cessioni. Purtroppo non tutte le società la pensano in questa maniera".

Sezione: Bari / Data: Ven 21 settembre 2018 alle 10:00
Autore: Antonio Bellacicco
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