“Grosso, siamo al quinto rigore. Parte Grosso, gooool! Siamo campioni del mondo!!” , questo è l’ultimo fotogramma impresso nella mente degli sportivi italiani se si parla di Fabio Grosso. L’ex terzino della Nazionale, però, torna alla ribalta della cronaca sportiva per una nuova avventura: è il nuovo allenatore del Bari. Una scelta che lascia tutti a bocca aperta perché negli ultimi anni la società biancorossa aveva puntato su uomini dal curriculum assicurato, che poi, però, non hanno rispettato le attese: da Mangia a Colantuono, passando per Nicola, Stellone e Camplone. Il duo Sogliano-Giancaspro quest’anno ha optato per una scelta diversa: la strada Grosso è un sentiero che il Bari percorre in punta di piedi, scegliendo di puntare sui giovani e su un allenatore esordiente. 

Una scelta più che condivisibile dopo gli ultimi anni in cui i giocatori che avrebbero dovuto far la differenza hanno puntualmente fallito. Si riparte dalla fame, dalla grinta e dalla voglia di chi vuole emergere, magari anche con un pizzico di inesperienza nell’affrontare le situazioni, ma con la caparbietà di chi vuole alzare la testa e mettere piede nel calcio che conta.

Grosso supporto. Sembra un gioco di parole ma è il leit motiv che deve accompagnare la piazza biancorossa o meglio l’ambiente biancorosso: spesso si è parlato di un ambiente negativo o dalle troppe pressioni. La verità è soltanto una: il supporto incondizionato nel progetto, nel mister e nella squadra deve arrivare in primis dalla società, solamente così si potranno convincere i tifosi, nonostante qualche passo falso che sicuramente ci sarà, che il progetto è valido e merita di essere supportato. Deve crederci Sogliano, che ha scelto Grosso per le sue qualità da allenatore e per quel rapporto che li legava in quel Perugia di Cosmi, e deve crederci la città, che deve essere compatta e permette alla squadra ed al mister di crescere.

L’ultimo anno è stato la dimostrazione che se non si crea quella sinergia tra tecnico ed allenatore, qualsiasi minima crepa può diventare una voragine irrecuperabile. Una piccola crepa, la sconfitta di Trapani, ha rappresentato una voragine in cui sono caduti tutti i protagonisti: e questo non può succedere per una squadra che punta ad arrivare in alto.

Allenatore, società, direttore sportivo e tifosi devono remare tutti dallo stesso lato: sembra una frase fatta ma è la ricetta per andare in Serie A. Probabilmente in una piazza in cui le componenti sono tante, forti e numerose non è facile come sembra ma, dopo anni di anonimato e di false promesse, la scelta di ripartire da un giovane allenatore e da una giovane squadra sembra sia la volontà di mettere qualche piccolo mattoncino per il futuro.

Quindi, ora, tocca alla società dimostrare di credere veramente nel progetto e non di aver fatto una scelta low- cost ed alla tifoseria di aver fatto quel salto di maturità che serve per diventare non solo una piazza grande ma una grande piazza. Sono i piccoli dettagli a far la differenza nella ricetta vincente.

Sezione: Focus / Data: Mer 14 giugno 2017 alle 17:30
Autore: Davide Abrescia
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