«Aegroto dum anima est, spes est», scriveva Cicerone nelle sue Epistulae ad Atticum («Sono malato ma finché c'è respiro, c'è speranza»). Il Foggia non è malato, anzi: ha avuto qualche periodo non felice, qualche stop, ma sta bene e si vede. Tuttavia, qualora dovesse avere ricadute o subire colpi pericolosi, non ci sarebbe nulla da temere: finché c'è Agnelli c'è speranza. C'è la speranza di gioire e urlare al gol del capitano; la speranza di veder lottare la propria squadra fino all'ultimo secondo, nonostante tutto; la speranza di vivere il Calcio, quello vero, quello che fa emozionare e battere i cuori; c'è la speranza di vedere i veri valori in campo: tendere la mano all'avversario caduto, consolare un compagno, abbracciare il proprio figlio dopo un gol, incoraggiare e caricare la squadra ad inizio gara; la speranza di poter tagliare il traguardo storico di una salvezza in B che vale oro; la certezza che, in fondo, l'anima e il respiro vitale di questo Foggia si chiama Cristian Agnelli: un foggiano DOC, leader dei Satanelli, dalla D fino ad oggi, un professionista serio che ha sempre portato in alto i colori rossoneri giungendo a quota 201 presenze, che ci ha sempre messo la faccia nei momenti bui lottando con grinta per riemergere e riaccendere la luce.
Finché ci sarà lui, in campo e nello spogliatoio, finché ci sarà lui a lottare tra le prime linee, il Foggia avrà un'anima, la sua anima, l'anima di tutti i foggiani: Cristian Agnelli. Noi siamo il pubblico, lui è il Foggia. 

Sezione: Focus / Data: Dom 18 marzo 2018 alle 13:31
Autore: Attilio Scarano / Twitter: @AttilioScarano
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