365 giorni dopo la disfatta di Foggia, nelle dimensioni e nel significato che quella sconfitta ebbe per il campionato, il Lecce si gioca un'altra stagione. Tutto in una notte, questa volta a Cosenza. Lo spirito da "sono tutte una finale" è entrato nel dna di questa squadra ormai da qualche settimana, e l'assalto nel finale contro il Matera ne è la dimostrazione tangibile. Adesso, però, non sono ammessi ulteriori passi falsi: la notte del Marulla rischia di fare da spartiacque, in un senso o nell'altro. Vincere vorrebbe dire rimanere a +7 sul Catania, vanificare, anche dal punto di vista psicologico, il successo degli etnei sulla Reggina e conservare un vantaggio virtuale di almeno 4 punti. Perdere, calcoli numerici a parte, vorrebbe dire riaprire tutti i discorsi e tornare a giocare punto su punto, contro una squadra che ritroverebbe entusiasmo e verve. 

Liverani va in casa dell'ex giallorosso Braglia, accusato di optare per la designazione dell'arbitro. Lui, Braglia, la promozione in B l'ha sfiorata, con i giallorossi, salvo poi vederla capitolare a Benevento, proprio in favore dello stregone. Il tutto per qualche pareggio di troppo qua e là (Akragas su tutti). Liverani sembra uno che ha studiato nel recente passato del Lecce, indagando a fondo errori e no-sense: li ha evitati, tutti. Il calo di risultato è fisiologico, soprattutto se pareggio contro Matera e sconfitta contro Juve Stabia vengono letti a parte. 

Un anno dopo Foggia, e lo psicodramma con tutte le conseguenze che il ko (tecnico) dello Zaccheria portò con sé, il Lecce ha l'occasione di riscrivere il proprio destino. Contro il proprio passato, Braglia e Trinchera su tutti. E lo sguardo aperto sul futuro, che un po', poi, si decide stasera. 

Sezione: In primo piano / Data: Lun 19 marzo 2018 alle 09:14
Autore: Giuseppe Andriani / Twitter: @peppeandriani
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