Un pareggio che alla fine è un buon punto, sei lunghezze dalla Reggina capolista che in questo momento pare comunque viaggiare a un’altra velocità. È questo il bilancio dell’oggi del Bari, che con Vincenzo Vivarini ha ritrovato soprattutto l’entusiasmo. Prima di tutto, prima di ogni differenza tecnica e di qualsiasi punto in più portato in dote dal nuovo allenatore, c’è soprattutto la voglia di una squadra di mangiarsi il proprio avversario, di provarci anche quando non è facile. Il Catania non era da sottovalutare, anche perché l’effetto shock aiuta. Certo, restano una domanda e qualche rimpianto.

La domanda: quanto durerà la luna di miele? Perché l’approccio di Vivarini alla squadra è stato estremamente diverso dal proprio precedessore, che però alcune cose le aveva capite. Il modulo, per esempio: il Bari che va in campo ora non è molto diverso, nella sua impostazione tattica, da quello visto a inizio stagione. Cambiano tante altre cose, dall’atteggiamento all’attenzione di ognuno, alla preparazione delle partite (questa sconosciuta?). C’è da chiedersi se è ancora la scia lunga di uno spogliatoio che evidentemente voleva cambiare condottiero, oppure se è uno stravolgimento destinato a durare. Per arrivare lì davanti, l’unica possibilità è la seconda.

I rimpianti sono quelli legati al tardivo esonero di Giovanni Cornacchini. Il quale, non per colpe sue, ha iniziato una stagione che non doveva iniziare, se consideriamo che già in estate gli scricchiolii si sentivano a centinaia di chilometri di distanza. Dove sarebbe il Bari di oggi con un nuovo allenatore sin dalla prima giornata? È una domanda che inevitabilmente viene in testa, ma è anche una domanda a cui non è utile cercare una risposta. Da quel che è successo si può solo imparare, ed evitare alibi è una priorità assoluta per una squadra che forse se n’è dato qualcuno.


In breve, il Bisceglie in autogestione. Qui sul campo i risultati del nuovo allenatore non si sono visti, e ne abbiamo già scritto (anche) su TuttoC. Neanche il fumo, per ora. Poi c’è il presidente Canonico che si dimette, ed è un po’ una storia già vista. Perché in Serie C di presidenti che si dimettono sono piene le cronache, e poi alla fine molto spesso rientra. I disastri avvengono in sordina, non con i proclami. Per questo siamo convinti che il numero uno nerazzurrostellato rientrerà sui suoi passi, a patto (aggiungiamo) che ci si renda conto della realtà di Bisceglie, della realtà in cui ci si trova adesso, delle difficoltà che ogni anno vanno sostenute per mandare avanti la baracca. Se l’autogestione (cioè una cosa normalissima) diventa una minaccia, beh il problema è piuttosto evidente.

Sezione: L'editoriale / Data: Gio 31 ottobre 2019 alle 00:00
Autore: Ivan Cardia
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