La bellezza del calcio, spesso non si limita soltanto al rettangolo verde, dove ventidue calciatori si danno battaglia (calcisticamente parlando) alla ricerca del gol. La bellezza del calcio la si trova nelle piccole cose e, spesso, in tutto ciò che circonda questo fantastico mondo: i tifosi. Senza di essi il calcio probabilmente non avrebbe senso di esistere: il vero motore di questo sport sono, infatti, le centinaia di persone che ogni domenica affollano gli spalti di tutti gli stadi d'Italia e non solo. Ci sono tifosi, poi, che non si limitano a seguire la propria squadra nei 90' domenicali, ma ne fanno quasi una "questione di vita", con un hobby che diventa fede, con lo stadio che diventa la propria Chiesa. Oggi vogliamo parlavi di Mimino. Un tifoso storico, un simbolo sugli spalti del Nardò Calcio. Semplicemente un uomo che non conosce età per l'amore che prova per la propria squadra, sempre sostenuta al di là del risultato.

L'OMAGGIO DELLA SOCIETÀ. Ad omaggiarlo è la stessa società neretina tramite un comunicato: "Ci sono storie che emozionano, ci sono passioni senza tempo, ci sono amori infiniti, ci sono abitudini che nessuno può scalfire. L’età e gli acciacchi sono indubbiamente degli avversari pericolosi, ma quando è il cuore a “spingere” il cervello “deve” obbedire. Sugli spalti le testimonianze di questi eroi senza tempo sono tante e non possono sfuggire, è giusto pertanto che anche loro abbiano il meritato momento di attenzione.  Sono storie avvincenti, uniche, sono insegnamenti taciti dal valore inestimabile. La passione della loro profonda e silenziosa partecipazione ha un rumore assordante. Passioni che hanno radici lontane, anzi lontanissime, che partono dagli albori del calcio a Nardò. Loro c’erano, ci sono stati e, se Dio vuole, ci saranno. C’è una figura dolcissima, fra le tante, che merita attenzione, che merita uno spazio di riflessione: Mimino! Chi non lo conosce alzi la mano, chi non prova ammirazione è un bugiardo. Mimino è un’icona degli spalti del Giovanni Paolo II e prima ancora del Vecchio comunale. Una vita consumata sui gradoni a urlare “Forza Rossi”;  una figura “di famiglia” consacrata dal connubio indissolubile alla maglia granata. Lui c’è sempre, fra i primi ad arrivare, nel suo incedere lento accompagnato dall’amico bastone. Raggiunge il suo posto e aspetta la sua squadra del cuore, il suo Nardò. E noi abbiamo voluto abbracciarlo e omaggiarlo con una foto ed un pensiero di affetto. Lui ha risposto in silenzio, con una lacrima, ma per noi quell’emozione vale più di mille parole".

Sezione: NARDÒ / Data: Mar 24 dicembre 2019 alle 11:30
Autore: Stefano Di Bella / Twitter: @Dibella97
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