E' l'artefice della (quasi) promozione in Serie C: Domenico Giacomarro, espertissimo tecnico del Picerno, sta per compiere un vero e proprio miracolo, portando i lucani nel calcio professionistico. L'allenatore, ai microfoni di TUTTOcalcioPUGLIA.com, ha parlato della cavalcata trionfale dei suoi ragazzi edella sfida del "Curcio" contro il Taranto di Panarelli.
La vittoria col Sorrento ha avvicinato, ancora di più, la sua squadra alla Serie C: manca ormai un solo punto per festeggiare la promozione...
“Abbiamo estromesso, con questi tre punti, un’altra diretta concorrente come il Taranto: sappiamo che la contesa è tra noi ed il Cerignola. Abbiamo due partite in casa e le dobbiamo giocare con grande determinazione e voglia per ottenere, al più presto, questo punto che manca alla matematica certezza per andare in Serie C”.
Si appresta a festeggiare, per la sua seconda volta in carriera, una promozione diretta dalla D alla C: ci era già riuscito, nel 2005/2006, con la Paganese e sta per raggiungere questo traguardo col Picerno. Qual è il segreto per affermarsi nel campionato dilettantistico?
“Non esiste un vero e proprio segreto: allora erano tempi e modalità diverse, avevo una squadra forte e tosta in tutti i reparti con la società che aveva fatto degli investimenti importanti per salire di categoria. La Paganese mancava dai professionisti da ben vent’anni. Inoltre, ho ottenuto altre due promozioni, tramite la vittoria dei playoff, con Vittoria e Potenza: dopo il fallimento di qualche società di Lega Pro, le vincitrici dei playoff, all’epoca, venivano ripescate in Lega Pro. Questa squadra, rispetto a Taranto e Cerignola, costa un terzo degli importi che hanno speso i due club: è una piazza diversa, con 5000 abitanti e con 500 spettatori la domenica. Sono sensazioni ed emozioni particolari: sono diversi anni che non vincono un campionato e riuscirci ora sarebbe fantastico. E’ una vittoria che sta giungendo con una squadra che non si era assolutamente prefissata un campionato così importante”.
24 vittorie, 5 pareggi e solo 2 sconfitte: 77 punti conquistati e tre giornate ancora da disputare. Il suo Picerno sta portando a termine un cammino meraviglioso e, forse, ineguagliabile: quanto avrebbe scommesso, alla vigilia del campionato, su questo trend straordinario dei lucani?
“Non avrei scommesso un centesimo: non erano gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Magari, scherzando, si parlava della promozione in C ma ci sono squadre che sono più attrezzate di noi, sia a livello di blasone che come qualità tecniche dei giocatori. Noi siamo stati migliori perché, a prescindere dal modulo e dall’allenatore, i ragazzi hanno seguito dal 21 luglio, giorno in cui abbiamo disputato la sfida di Coppa Italia contro la Casertana, tutti i miei consigli ed i miei suggerimenti. Da quella partita si è vista poi la voglia e la determinazione di una squadra che, durante il campionato, ha acquisito consapevolezza dei propri mezzi e si ritrova ad un passo dalla promozione”.
Dal punto di vista psicologico, pensa che il cammino della sua squadra sia stato facilitato rispetto a Taranto e Cerignola dove, magari, i vari giocatori potrebbero aver sofferto le pressioni della piazza?
“A me piacevano le piazze importanti, dove c’è il calore del pubblico, sia da calciatore, sia da allenatore. Anche Pagani è stata entusiasmante: riportare 12.000 persone allo stadio è stato davvero bello. Qui si provano emozioni diverse: portare il 10% della popolazione al campo, la domenica, non era facile. Il Picerno era abituato a fare campionati di Eccellenza, Promozione e Prima Categoria: ritrovarsi in testa al girone H non era una cosa facile, auspicabile e programmabile. Sinceramente, con la squadra che ci ritroviamo, probabilmente abbiamo avuto meno pressioni: siamo riusciti a trovare quel mix giusto tra giovani ragazzi e calciatori d’esperienza che hanno fatto la differenza perché sono andati tutti quanti a 120 all’ora”.
La promozione potrebbe giungere proprio contro il Taranto, una delle vostre dirette concorrenti al salto di categoria: che tipo di partita si aspetta?
“Una sfida di grande intensità e di determinazione: le motivazioni sono diverse, noi abbiamo un obiettivo molto importante rispetto a quelli prefissati inizialmente dal Taranto. Affronteremo, comunque, una squadra molto blasonata: hanno giocatori che possono fare la differenza in qualsiasi momento dell’incontro”.
Taranto e Cerignola sono le due squadre che hanno dato filo da torcere al Picerno: come giudica il lavoro di Panarelli e Bitetto, suoi colleghi?
“Non li conosco personalmente. Posso dire però che, a volte, bisogna essere bravi a gestire una rosa così ampia ed importante per saper trarre il massimo da ognuno dei componenti. Personalmente, posso dire che, nella la mia squadra, i ragazzi sono andati tutti oltre le loro possibilità: insieme alla società, siamo stati bravi a mettere i ragazzi nella posizione giusta per dare il massimo ed adesso daremo loro la gioia di una promozione in Lega Pro”.
Si aspettava qualcosa in più dagli ionici e dagli ofantini?
“Sicuramente sì, mi attendevo qualcosa di più perché Taranto e Cerignola sono due piazze importanti: anche a livello dirigenziale, credo che ci si aspettasse un campionato da prime della classe. Quest’anno hanno trovato una realtà come il Picerno che ha dato fastidio dalla prima giornata ed ha realizzato un trend in campionato che, magari, nessuno si aspettava: da noi ci si aspettava sempre il passo falso ma quando vengono fatti 24 risultati utili consecutivi significa che si è sulla strada giusta ed il merito è solo del Picerno”.
Qual è stata la chiave di svolta del Picerno nella stagione corrente?
“Quando abbiamo subito gli infortuni di Esposito e Santaniello, due attaccanti importanti, abbiamo giocato con Tedesco, attaccante under, in attacco. Ciò è accaduto anche nella sfida d’andata col Taranto: sobbarcarsi il peso di un’intera squadra non era semplice. Con questa situazione, si faceva fatica a pensare di poter mantenere la testa della classifica ma i ragazzi si sono fatti carico delle difficoltà, riuscendo a mantenere alto il livello di gioco ed a migliorare ulteriormente le prestazioni della squadra. Ricordo che, a Taranto, fui costretto a giocare con Kosovan, centrocampista del 1998, in attacco: rispetto a Croce, Favetta, Roberti e D’Agostino, sono giocatori diversi. Erano dei rincalzi per sopperire alle assenze principali di Santaniello ed Esposito e si sono rivelati giocatori importanti per il nostro cammino”.
Autore: Christian Cesario / Twitter: @otherside1993
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