Un'intervista a 360 gradi quella rilasciata da mister Panarelli, tecnico del Taranto, ai colleghi de La Gazzetta del Mezzogiorno. Uno dei temi è l'emergenza coronavirus: "Oggi la priorità è la salute. Tutto il resto è secondario. Ma ognuno di noi ha disegnato la propria esistenza inseguendo un sogno, un ideale, una passione. Io vivo di calcio. Pensare al calcio, per me, è naturale. Inevitabile. Mi conforta l’idea che questa fermata generale ci stia fornendo la possibilità di una presa di coscienza individuale. Ripartire sarà come rinascere. Viverla come un’occasione: non ci resta altro".

Rendimento in questa stagione: "Facile far parlare i numeri. Ho lavorato su un progetto che non era il mio. Ma avevo lasciato delle tracce e da lì sono ripartito, cercando la complicità di tutti. Sono rientrato nel gruppo, portando concetti e valori in cui credo. Quattro vittorie di fila? Abbiamo intrapreso un percorso, lavorando sul fisico e sulla tattica. Non solo quattro vittorie. Anche 13 gol fatti e 1 subìto. E soprattutto l’attenzione di tutti verso ciò che proponevo".

Il crollo: "Col Gravina potevamo fare gol subito: non uno ma quattro. Poi siamo andati sotto su una palla inattiva. Non fu sbagliato l’approccio. A Fasano prima frazione dignitosa. Nella ripresa la squadra è venuta clamorosamente meno e abbiamo perso con merito. Con la Nocerina, prima di soccombere, ci sono i due gol ingiustamente annullati, un palo e diversi salvataggi sulla linea di porta. Insomma, se proprio vogliamo trovare una matrice comune, io la rintraccerei nella mole, davvero considerevole, di episodi negativi".

Addio di Croce, Favetta e D'Agostino: "Sull’attacco erano comunque in corso delle valutazioni. Stavamo cercando qualcosa di diverso. Croce, per esempio, chiedeva maggiore minutaggio e io non potevo garantirglielo. Favetta, dopo quell’errore dal dischetto, non era più lui: mi confessò che voleva cambiare aria, non sopportando le pressioni della piazza. L’esclusione di D’Agostino l’ho invece subìta. Ero contrario e l’ho detto".

Sulle dimissioni: "A Coverciano ci hanno insegnato che le dimissioni non si danno mai. Questione di etica professionale più che di calcolo economico. Se credi in quello che fai, non lasci le cose a metà".
 

Sezione: Taranto / Data: Mer 01 aprile 2020 alle 14:30
Autore: Davide Abrescia
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