Una lunga chiacchierata con Sandro Pochesci: l’ex tecnico e calciatore della Ternana, ai microfoni di TUTTOcalcioPUGLIA.com, ha parlato del futuro del movimento calcistico: in un periodo di emergenza legata alla pandemia del Coronavirus, l’allenatore 56enne, nativo di Roma, ha anche illustrato quelle che potrebbero essere delle possibili modifiche da apportare ai campionati, dalla Serie A alla Serie D.
L’emergenza COVID-19: sussistono le condizioni per terminare i campionati professionistici e dilettantistici?
“Per me sì ma non c’è la volontà dei presidenti: ci sono troppi interessi. Ci rimette chi ha passione e voglia di giocare: queste cose perdono, purtroppo, contro gli interessi. C’è troppa gente che, in questo mondo, non ha nulla a che vedere e ci comanda: si può giocare, è diventata una favola. Non mi si venga a giustificare tutto per i morti. Credo solo una cosa: stiamo andando a commentare una situazione che non è più legata al calcio ma al semplice business”.
Quale sarebbe, secondo lei, la soluzione ideale per concludere la stagione di Serie C e determinare i verdetti finali?
“La soluzione è molto semplice: non bisogna toccare le composizioni dei gironi di Serie A, Serie B e C, tanto le retrocessioni avvengono da sole con un sistema molto semplice. Ci sono squadre che sono piene di debiti: chi ha sbagliato nella gestione deve pagare. Mi viene da ridere quando si parla dei ripescaggi nelle città blasonate: il calcio è meritocrazia. A me fa piacere vedere delle piccole società che sono ai massimi vertici: in A c’è il Sassuolo, in B Cittadella e Pordenone mentre in C il Renate sta facendo molto bene. Perché delle squadre devono essere ripescate quando ci sono società, come il Catania, che sistematicamente falliscono dal punto di vista calcistico? Ogni anno fallisce il proprio obiettivo e non riesce a salire di categoria. Bisognerebbe mantenere nei campionati le squadre che sono in regola, soprattutto sotto il profilo dei bilanci. Ormai il nostro calcio è invaso da interessi politici ed economici: non si deve bloccare nulla. Non si deve assegnare lo scudetto a tavolino in Serie A, ci devono essere le promozioni per le squadre che sono prime in classifica dopo tre quarti di campionato; sono d’accordo, anche, sulle retrocessioni: il mondo del calcio farà una selezione naturale. Sono tre mesi che non percepiamo stipendio, il 70% di noi ha stipendi da operaio e non sappiamo come andrà a finire. Lo Stato non ci tutela e non ci protegge. Chi vuole bene al calcio sarebbe disposto a vivere negli spogliatoi, pur a costo di tornare a giocare…”.
Con quale criterio, invece, si dovrebbero selezionare le squadre promosse dalla D alla C?
“Ognuno guarda il proprio orticello ma è il sistema che è sbagliato: una squadra come Foggia deve pensare al perché sia arrivata nei dilettanti ed a chi l’ha rovinata. Non è nemmeno giusto che, una volta fallito, devi ripartire dalla Serie D, mettendo milioni di euro: lo stesso ragionamento va fatto per il Palermo. Quando una società fallisce, bisognerebbe farsi delle domande: la Covisoc, che è l’organo competente che dovrebbe controllare i conti dei vari club, come fa a permettere ad alcune società di indebitarsi in questa maniera, senza verificare i bilanci? Ci sono club che versano fideiussioni ed hanno dei budget cospicui e che, se a fine anno non riescono ad ottenere la promozione, tendono a fallire. Io ho giocato in Serie B con la Ternana con un budget decisamente inferiore ad altri club; ho disputato un campionato con Cesena e Palermo che poi sono fallite ed io avrei ottenuto tranquillamente la salvezza. Se non verranno imposte delle regole rigide, non si andrà mai avanti: il calcio deve essere una competizione sportiva con i valori dello sport che devono prevalere, non deve vincere chi ha più soldi ma chi merita realmente la vittoria. Bisognerebbe imporre dei tetti massimi sul budget stipendi e sui fondi a disposizione, con il controllo dei bilanci: solo così potrà prevalere la meritocrazia. Ecco, quindi, le piccole realtà come Monopoli e Francavilla che, con delle spese oculate, si sono tolte nel corso del campionato di C, ad esempio, grandissime soddisfazioni. Vi dirò di più: se dovessi premiare una squadra tra Monopoli e Bari, premerei i biancoverdi che, con un budget minore, sono riusciti ad ottenere dei risultati importanti. Capisco il Savoia, il Foggia ed il Prato che si trovano in questa condizione in questo momento: le seconde in classifica, se ci saranno dei posti, dovranno essere riammesse. Gli scienziati dicono che non si possono terminare i campionati? Avrei preferito che i presidenti delle varie leghe si riunissero e proponessero un’idea precisa e concreta al Governo ma ciò non è accaduto: si finirà per annullare tutto, alla fine. Per prendere delle decisioni, basterebbe essere obiettivi e ragionare senza interessi personali”.
Quali riforme apporterebbe ai campionati?
“Partendo dalla Serie A, io metterei un numero massimo di stranieri impiegabili durante una partita, in contemporanea, pari al 30%: le grandi squadre, come il Milan di Sacchi, hanno vinto con soli tre calciatori stranieri. Bisognerebbe, inoltre, dare modo ai giocatori del settore giovanile di poter crescere: almeno due giocatori, sotto i 21 anni, dovrebbero essere titolari fissi in campo. Solo nel massimo campionato, così, giocherebbero già 40 calciatori giovani e ne gioverebbe tutto il movimento: così si esaltano meglio anche le capacità di calciatori e allenatori, valorizzando anche i vari settori giovanili. In Serie C, ad esempio, metterei un numero massimo di giocatori over 30, per dare la possibilità ai cosiddetti giocatori “under” provenienti dalla Serie D, di poter trovare spazio, continuità e crescere professionalmente e calcisticamente, aiutando anche i piccoli centri giovanili alla loro crescita. Ci vorrebbe anche una riforma dal punto di vista degli allenatori: qualora dovessi retrocedere, l’anno successivo non si dovrebbe dare la possibilità, allo stesso tecnico, di poter allenare nella categoria dalla quale è retrocesso. In questa maniera, verrebbero esaltate le capacità e la meritocrazia di allenatori e giocatori”.
Autore: Christian Cesario / Twitter: @otherside1993
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