Che fosse il profilo giusto, in questo momento l’unico, a guidare il Monopoli era chiaro già dalla scorsa stagione. Il divorzio estivo, arrivato un po’ a sorpresa, è risultato quasi traumatico. Per la piazza, per la squadra e probabilmente anche per la società che, a differenza delle scorse sessioni di mercato, ha cambiato un bel po’: sono andati via Mangni, Sounas, Scoppa e mettiamoci anche Paolucci, che tanto bene ha fatto dal suo approdo al “Veneziani”. E non è un caso se, lontani dal proprio condottiero, non stanno rendendo come quando sul petto c'era lo stemma del Gabbiano: un gol in sei presenze per Sounas, appena 113' in campo per Mangni e zero gol in campionato, una mezz'oretta di partita per Paolucci. Un maestro nel valorizzare i giocatori, chiedere conferma anche a Rota e Donnarumma su tutti. E ora si sta confermando, con un gruppo più ampio (e forse più forte) delle precedenti annate.

Tra Monopoli e Scienza c’è un rapporto che va oltre. Del resto lo disse anche lo stesso allenatore nel giorno della sua presentazione 2.0: “È come se non fossi mai andato via”. Quel filo che legava le due parti non si è mai rotto del tutto. Perché Beppe di Domodossola è riuscito sempre a mettere d’accordo tutti, a creare quell’alchimia difficilmente visibile in altre piazze di Serie C, costrette ogni anno a cambiare allenatore. Dal suo arrivo, una sconfitta (preventivabile) contro il Catanzaro, poi cinque vittorie in sei partite divise in due tronconi dal convincente pareggio contro il Bari al “San Nicola”. E sorge spontaneo a questo punto chiedersi, non tanto dove sarebbe in questo momento il Monopoli con Scienza in panchina dall’inizio, dove possa arrivare questa squadra che agli ottimi risultati alterna anche prestazioni di alto livello.

Sezione: L'editoriale / Data: Ven 11 ottobre 2019 alle 00:01
Autore: Dennis Magrì
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