Angelo Conte, ex match analyst del Fasano, ha parlato ai microfoni di TUTTOcalcioPUGLIA.com per rivivere alcuni momenti della passata stagione ed esprimere la sua opinione riguardo il difficile momento che si sta vivendo nel mondo del calcio a causa dell'emergenza coronavirus. Di seguito sono riportate le sue dichiarazioni.

Innanzitutto che ruolo è quello del match analyst e quanto può rivelarsi importante per le sorti di un campionato?
"La match analysis, e di qui il match analyst, nasce in Inghilterra, il paese del calcio per eccellenza e ormai da una trentina d'anni ha messo piede negli altri paesi. Non è quindi una nuova figura come molti pensano e la sua importanza per una squadra vincente è basilare. È di grande aiuto per l'allenatore che si avvale di questa figura per analizzare la propria squadra, gli avversari e gli allenamenti utilizzando anche strumenti che consentono di lavorare al meglio. Io in realtà mi definisco più un tattico perché oltre a studiare le squadre propongo schemi di gioco e schemi su palla inattiva. Io stesso ho bisogno di una mano e in questo mi supporta mio fratello Francesco, più esperto in riprese video che possono essere di partite ma anche riprese tattiche e montaggi video da fare vedere alla squadra. Il nostro lavoro ha bisogno di continui aggiornamenti ed è molto importante anche la visione di partite dal vivo per studiare gli avversari o più in generale per vedere dal vivo anche squadre diverse del campionato che affronti per prendere spunti".

Come commenta l'annata vissuta a Fasano nel 2018/2019?
"L'anno scorso abbiamo fatto un grande lavoro, mi sarebbe piaciuto rimanere ma per vari motivi non è stato possibile. È stata una stagione molto positiva considerando che si era al ritorno in Serie D dopo tanti anni. L'obiettivo era quello di centrare una salvezza tranquilla e direi che a conti fatti è andata molto meglio centrando il settimo posto in classifica risultando uno dei migliori attacchi e la squadra con più gol da palla inattiva di tutto il campionato, una prerogativa importante per una squadra vincente. All'inizio abbiamo pagato un po' lo scotto del salto di categoria, poi giornata dopo giornata abbiamo preso consapevolezza dei nostri mezzi e penso che il punto di svolta sia stato il successo contro il Cerignola, una vera corazzata per la categoria formata da tanti calciatori importanti ed un allenatore navigato. Da quel momento in poi, nonostante delle cessioni importanti nel calciomercato invernale come Nadarevic, abbiamo proseguito senza sosta il nostro lavoro che ci ha portato a raggiungere l'obiettivo prefissato. Personalmente alla prima esperienza posso dire di essere molto soddisfatto".

Com'è andata questa stagione a livello personale prima dello stop legato al coronavirus?
"In estate, a proposito di aggiornamenti, ho frequentato alcuni corsi come il master a Coverciano, il più importante a livello nazionale, e attraverso alcune conoscenze dirette di allenatori, ho avuto modo di condividere delle idee e confrontarmi con Modesto al Cesena e Zironelli al Modena in Serie C con cui ho collaborato fino al suo esonero nonostante l'ottavo posto in classifica. Finita questa esperienza, mi sono rimboccato di nuovo le maniche e ho contattato mister Pagana dell'Acireale. Lo avevo seguito già da calciatore a Bari in Serie B e da allenatore in questi ultimi anni. Da lì è nata una bella collaborazione interrotta purtroppo da questa emergenza. Esperienze comunque di crescita seppur in una stagione a dir poco travagliata".

Avendo lavorato sia in Serie D che in Serie C, ci sono delle differenze sostanziali che lei ha notato tra queste due categorie?
"Posso affermare che tra questi due campionati non ci sono differenze così marcate. Sicuramente c'è più qualità in alcuni giocatori, più attenzione e lavoro nell'organizzazione tattica ma a livello di gioco poche squadre mi hanno colpito".

Qual è il suo parere sul girone H di Serie D di questa stagione?
"All'inizio sulla carta sembrava un girone molto competitivo con squadre blasonate che si sono sfidate a colpi di acquisti, ma poi in realtà fin da subito ha visto le stesse ridimensionarsi e ne è venuto fuori un campionato equilibrato senza che nessuna squadra ha dimostrato superiorità come fecero Picerno e Cerignola l'anno scorso. Penso che il Cerignola sia quest'anno la squadra più forte ma paga un avvio stentato e una rincorsa forsennata. Fino a prima dello stop diverse squadre avrebbero potuto ambire alla vittoria finale e non sono d'accordo sul fatto che debbano salire le prima in classifica solo perché a quel punto erano in testa, specie se sono divise da pochissimi punti o che si decretino le retrocessioni d'ufficio. Chi ha memoria lunga non può certo dimenticare che un Lecce già retrocessi tanti anni fa fece perdere uno scudetto "ormai vinto" alla Roma all'ultima giornata così come il Perugia alla Juventus, la Lazio all'Inter e via dicendo".

Ha raccontato di essersi trasferito nel girone I dopo aver lavorato nell'H. Cosa ci può dire di questa esperienza?
"Il girone I mi ha impressionato molto, ci sono grandi realtà, grandi città, squadre blasonate come Palermo, Savoia, Acireale e Messina che hanno mantenuto i pronostici della vigilia. Sono composte da grandi giocatori e giocano piuttosto bene. Per quanto mi riguarda l'Acireale è una squadra che mi piace molto, mister Pagana pratica un gioco offensivo come piace a me, applicando vari moduli di gioco durante il corso della stagione senza che i risultati vengano meno. Nonostante i tanti punti di penalizzazione per la precedente gestione in classifica siamo sempre in alto ed è un peccato essersi fermati per colpa dell'emergenza. Rimangono tante vittorie ottenute sul campo tra cui quella storia a Palermo per 3-1".

Le emozioni di questi mesi potrebbero essere cancellate da uno stop definitivo del campionato. È favorevole a una ripresa della stagione o sarebbe meglio chiudere tutto in anticipo?
"Io penso che riprendere il campionato a questo punto è del tutto utopistico. I motivi li conosciamo ed in primis c'è quello della salute, nessuno può garantirla e infatti nell'ultimo decreto del Governo non è stata prevista neanche la ripresa degli allenamenti per i dilettanti. Qualora si dovesse decidere di riprendere, nella migliore delle ipotesi si giocherebbe in piena estate quando sarebbe improponibile scendere in campo ad orari pomeridiano con una stagione calcistica che di solito si prepara proprio in quel periodo e chi fa calcio seriamente sa che una stagione intera va poi preparata con un riposo fisico e soprattutto mentale. C'è chi pensa che "tanto adesso si è a riposo" quindi si possono unire con un piccolo stacco le due stagioni, ma questo lo si può dire fino a un certo punto perché le restrizioni attuate hanno sicuramente messo a dura prova tutti coloro che sono stati costretti a casa e non si può dire di certo che è stata una vacanza.  
Un altro aspetto da valutare è quello economico, perché molte società contano sulle sponsorizzazioni e le aziende vogliono salvaguardare i propri interessi non potendo onorare gli impegni fino alla fine. Nonostante questi grandi problemi si sta pensando a chi deve essere promosso, chi deve retrocedere, si parla della riforma dei campionati o di campionati allargati, ma chi tutela tutte le persone che lavorano? E non mi riferisco solo ai calciatori e allo staff tecnico ma anche a quelle persone di cui non si parla mai. Si potrebbe andare avanti a parlare per non so quanto tempo ma è ora che il calcio, anche a livello culturale e giuridico, venga considerato non solo come uno sport ma anche un lavoro come gli altri perché è fatto di rinunce, sacrifici, impegno dalla mattina alla sera, non ci sono sabato o domenica liberi e alla fine in molti casi si prendono solo dei rimborsi con cui far vivere una famiglia intera. 
Più che una ripresa dei campionati, bisogna pensare a come ripartire seriamente una volta per tutte e questo spetta senza dubbio alle istutizioni".

Sezione: Serie D / Data: Mer 29 aprile 2020 alle 18:15
Autore: Manuel Panza / Twitter: @manuel_panza
vedi letture
Print