La stagione del Taranto, nonostante debba ancora essere ufficialmente conclusa, non è stata esaltante. Ai microfoni di TUTTOcalcioPUGLIA.com, l’esperto difensore Luigi Manzo ha tracciato il bilancio della sua esperienza in riva allo Ionio, parlando anche delle diverse difficoltà riscontrare nella sua esperienza.
Dopo due mesi si può, finalmente, tornare ad allenarsi sul rettangolo di gioco, seppur in maniera ridotta: quanto è mancato respirare il profumo dell’erbetta?
“È stato un periodo inusuale: non ci era mai capitato prima di stare lontano per così tanto tempo dai campi. Tornare gradualmente alla normalità è un passo in avanti, poter svolgere attività fisica per un giocatore è ancora più importante”.
Crede che la sospensione della stagione, con la cristallizzazione delle classifiche, sia la soluzione migliore da adottare?
“Ora diventa un periodo particolare: la Lega Pro sta già prendendo le sue decisioni, in Serie D bisogna trovare l’accordo tra le parti. Credo che i campionati vadano finiti sul rettangolo di gioco perché ci sono ancora 24 punti a disposizione per poter, poi, emanare i verdetti: il campo è il miglior giudice”.
Negli ultimi giorni, si è parlato anche di alcune riforme da adottare per i campionati delle serie minori: qual è il suo pensiero in merito?
“Ho sempre pensato che, società e calciatori, vanno tutelati: noi giochiamo in Serie D ma di dilettantismo, realmente, c’è veramente poco. Abbiamo anche noi trasferte molto lunghe, siamo impegnati durante tutta la settimana nella preparazione delle partite e anche le società hanno dei costi di gestione dispendiosi. Bisogna trovare una soluzione per il bene di tutti e, soprattutto in questo momento, ci vorrebbe del buon senso in entrambe le parti, società e calciatori: se qualcuno, poi, vuole approfittare di questo momento per venire meno agli impegni presi, è un altro discorso”.
Una stagione che, tranne clamorosi cambiamenti, può considerarsi conclusa: che bilancio traccia della sua prima esperienza in riva allo Ionio?
“Dopo due mesi, tornare a giocare a calcio, è altamente improbabile: sarebbe difficile anche intraprendere un percorso di preparazione. Sulla mia stagione, sono consapevole di non aver disputato un grandissimo campionato: purtroppo, l’andamento del Taranto non è stato costante ed importante. Ci siamo trovati impelagati in questa situazione e non siamo riusciti ad uscirne fuori”.
È stato tra i giocatori più utilizzati sia da mister Ragno, sia da Panarelli: che differenze ha trovato nella gestione dei due tecnici?
“Ho un buon ricordo di entrambi gli allenatori: sono molto preparati. Con Ragno, all’inizio, la partenza falsata e lo spogliatoio troppo numeroso ha, in qualche modo, intralciato il nostro percorso. Quando poi, nelle prime partite, non fai risultato, a Taranto diventa tutto più difficile: se poi il cambio di allenatore è stato prematuro, non lo possiamo sapere. Panarelli invece, secondo me, è un allenatore giovane e preparato: ci ha imposto delle regole e siamo partiti forti con lui. Il rammarico più grande è quello di esserci sciolti, di nuovo, alle prime difficoltà: a dicembre ci sono stati tanti tagli, chi doveva arrivare si doveva inserire nel gruppo e ciò non ha facilitato il nostro cammino”.
L’annata dei rossoblù non è stata esaltante: cosa non è andato nel verso giusto?
“Non siamo stati un gruppo importante: alle prime difficoltà siamo venuti meno. All’inizio eravamo in tanti e qualche mugugno c’era. Eravamo partiti con i favori del pronostico, sembrava come se dovessimo vincere questo campionato a mani basse ed è stato un errore grossolano: quando i risultati non arrivavano, ci siamo trovati tutti contro”.
Crede che mister Panarelli meritasse un’altra chance alla guida del Taranto, magari dall’inizio della stagione?
“In due anni, è sempre subentrato sulla panchina degli ionici. L’anno scorso, sono onesto, ha dovuto affrontare tantissime difficoltà, tra cui alcune cose nella gestione dello spogliatoio. L’allenatore va giudicato per quello che è il suo lavoro sul campo. Panarelli si è ritrovato a dicembre, poi, con una rosa ‘indebolita’, dove i neo arrivati non erano nelle condizioni ottimali per essere schierati. Io gli avrei concesso un’altra possibilità, dall’inizio della stagione, dando la possibilità al mister di costruire una squadra in base anche alle sue idee di gioco”.
Nella sua lunga carriera, ha calcato diversi campi di Serie D, indossando maglie di piazze molto importanti come Savoia, Cavese, Vibonese e Nocerina: che differenze ha riscontrato rispetto alle altre?
“Devo essere sincero: l’esperienza tarantina si è dimostrata la più difficile. L’ambiente è totalmente differente dalle altre realtà: Taranto ha un fascino e delle responsabilità in più, c’è una pressione maggiore. Qui si vive solo di calcio”.
Trentaquattro primavere sulle spalle: quali sono i suoi progetti a breve e lungo termine?
“Ho sempre ribadito la mia volontà di voler rimanere al Taranto ma, ora, è tutto prematuro: col presidente ho un ottimo rapporto ma bisogna vedere se il sottoscritto potrà rientrare nel nuovo progetto tecnico”.
Autore: Christian Cesario / Twitter: @otherside1993
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