Francesco Montervino, dirigente del Nola ed ex Taranto, ha parlato ai microfoni di TUTTOcalcioPUGLIA.com per dire la sua in merito a questo difficile momento che si sta vivendo a causa dell'emergenza coronavirus e per rivivere la stagione vissuta con i rossoblù. Di seguito sono riportate le sue dichiarazioni.

Come giudica i suoi primi anni da direttore sportivo e come sta vivendo questo periodo di quarantena?
"È sicuramente un momento di grande sofferenza perché siamo costretti a restare a casa e non abbiamo la possibilità di operare in totale libertà. C'è un'emergenza troppo importante e non prevede di tutelare i nostri interessi lavorativi. Questi primi anni da direttore possono definirli super positivi, a Taranto il primo anno abbiamo chiuso con il bilancio in attico e nel secondo siamo saliti in Serie C tramite ripescaggio. Con il Nola, invece, è arrivata una salvezza che è quasi clamorosa vedendo il budget e l'età media della rosa. Eravamo quasi a ridosso dei playoff, ci mancavano solo quattro punti per la salvezza matematica".

Nel calcio in generale c'è una sorta di battaglia tra chi vuole ripartire e chi preferirebbe fermare tutto. Qual è il suo parere?
"Io credo che si debbano assumere la responsabilità di farlo riprendere il calcio, perché chi dice oggi che non è giusto ripartire per il numero di contagi lo fa solo per non prendersi le responsabilità. Il modo di poter riprendere mettendo a rischio il minor numero possibile di persone c'è, io non capisco perché i campionati non debbano ripartire e mi riferisco soprattutto alla Serie A dove c'è maggiore potenziale economico, poi magari in Serie C o Serie D ci possono essere delle difficoltà in più. Io credo che la soluzione non si troverà neanche a settembre, quindi la partenza del calcio potrebbe essere solo rinviata ma i problemi potrebbero essere sempre gli stessi. Mi auguro che a questo punto il Governo si prenda la responsabilità e prenda una decisione, e spero che i campionati non vengano fermati totalmente ma finiti con il massimo della prevenzione. Io sono per continuare con le garanzie nel rispetto della salute e il Governo deve mettere in sicurezza tutti".

Il Taranto cerca di vincere la Serie D ormai dal 2012, mentre ci sono altre società che riescono a fare il salto di categoria in pochi tentativi. È più difficile vincere in questa piazza?
"Sicuramente è più difficile, ma quelle che salgono sono sempre squadre che programmano da tanti anni e non vincono il campionato all'improvviso. Francavilla e Andria venivano dalla promozione in Eccellenza, erano già abituate a vincere e non hanno smantellato. A Taranto quando non si vince poi si smantella tutto, paradossalmente è successo anche negli anni miei. Nella prima stagione arrivammo secondi e io diedi le dimissioni a fine marzo, a luglio quando fui richiamato riuscimmo a mantenere la stessa ossatura e facemmo un campionato di vertice. Poi non vincemmo il campionato per due punti per qual passo falso con il Serpentara, però programmando sono stati fatti due campionati di alto livello e il secondo anno c'è stata la possibilità di salire in Serie C grazie anche alla media spettatori che è stata registrata tramite i risultati positivi avuti sul campo. Taranto deve capire che bisogna far lavorare la gente, in città ci sono dei ragazzi competenti e preparati e bisogna solo farli lavorare".

La stagione 2014/2015 ha creato entusiasmo e la squadra ha vissuto un grande cammino fino alla semifinale playoff nazionale. Secondo lei, essendoci tutti gli elementi per far bene, come mai c'è stata la falsa partenza che ha compromesso la stagione?
"Il Taranto quell'anno si è iscritto all'ultimo, siamo partiti con un ritiro un po' abbozzato nel periodo di ferragosto e con un mese di ritardo rispetto alle altre squadre. C'erano delle corazzate come Andria e Potenza e tante altre società importanti. Ho portato dieci calciatori che nessuno conosceva, quei punti persi all'inizio poi non siamo riusciti a recuperarli. I campionati si vincono prima di tutto con la programmazione, noi quell'anno avevamo un'organizzazione importante che non aveva nulla a che vedere con Serie C o Serie D e solo per questo abbiamo guadagnato 4 o 5 punti. Secondo me con la stessa società e le stesse idee avremmo stravinto il campionato successivo ma poi ci siamo ritrovati a cambiare tutto. Ogni figura presente in società lavorava 24 ore al giorno per la causa rossoblù".

C'è stata qualche trattativa di mercato che non è andata in porto e che avrebbe potuto cambiare la storia di quei due anni a Taranto?
"Io non sono un tipo che si piange addosso, sicuramente avrei potuto prendere qualche under bravo da subito e non solo a novembre o dicembre. Però avevamo giovani di grandissimo livello, oggi Porcino gioca titolare in Serie B o Gabrielloni fa 15 gol in Serie C, questo fa capire tante cose. Forse sarebbe potuto arrivare qualche big diverso, dopo la mia seconda avventura a Taranto ho portato Nzola alla Virtus Francavilla e probabilmente se fossi rimasto avrebbe fatto le fortune dei rossoblù. Un altro giocatore che avrei potuto prendere era Chiaretti, ma poi saltò tutto per un po' di problemi sia ambientali che fisici perché veniva da un infortunio e non me la sono sentita di far spendere dei soldi e rischiare".

Tornando ai campionati di Serie D e Serie C, in caso di stop definitivo della stagione attuale come potrebbe cambiare il prossimo calciomercato?
"Sarà uguale, ci saranno talmente tanti giocatori disoccupati che ci sarà l'imbarazzo della scelta e si potranno acquistare anche a costi inferiori. Mi auguro che se dovesse essere fatta una riforma venga fatta come si deve per eliminare quelle società che esistono solo per vivacchiare nei campionati dilettantistici o di Lega Pro. Le leghe dovrebbero mettere delle figure professionali a capo di ogni società, nel senso che spero che non esisteranno più squadre che non hanno direttori sportivi, direttori generali e team manager regolarmente abilitati. Mi auguro che ci sia una professionalizzazione di quello che è il settore sia professionistico che dilettantistico. Ognuno dovrebbe fare ciò che li compete, non è giusto che il presidente abbia il doppio ruolo e faccia tutto lui, questo non è fare calcio. Alcuni devono capire che hanno le sorti di una città tra le proprie mani, per questo mi auguro vengano eliminate le società che esistono solo per divertirsi e non perché l'azienda calcio è di lavoro".

Vuole lasciare un messaggio finale per Taranto?
"Mi auguro che a Taranto continuino a lavorare e fare sacrifici, perché ne vengono fatti tanti, per raggiungere quello che è l'obiettivo che vogliono sia il presidente che i tifosi".

Sezione: Taranto / Data: Sab 02 maggio 2020 alle 12:15
Autore: Manuel Panza / Twitter: @manuel_panza
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