In quattro anni di Serie C mai una vittoria così bella fuori casa. Mai. Neanche a Castellammare di Stabia a maggio scorso, quando per la Virtus, nell'unica altra occasione in cui riuscì a battere una capolista in casa propria, il successo ebbe un peso specifico così pesante. I motivi, in ordine sparso, sono molteplici: intanto una vittoria pesantissima nel momento più difficile. La vittoria del Picerno nel pomeriggio contro la Cavese, ha quasi sbloccato mentalmente una squadra che si è vista la zona rossa a un solo punto. E invece di aver paura, ha accelerato in modo mostruoso. Poi c'è un successo che riaccende l'entusiasmo di una città intera, che fin qui aveva sofferto con e per la propria squadra. In modo a volte persino esagerato, perché per Francavilla la C resta un patrimonio da conservare, un patrimonio che non può e non deve venire a noia. Qualche critica di troppo, l'umore in alcuni casi altalenante, di una piazza che aveva bisogno di un'impresa così per riavvicinarsi alla propria squadra, per ritrovare quella spensieratezza che - per fortuna - non può prescindere dal marchio Virtus. Il capolavoro di Trocini, con il trequartista libero di colpire e le ripartenze orchestrate e preparate, servito su un piatto d'argento in casa della capolista. La testa della Reggina vale più di quella del Catanzaro un anno fa, più di quella del Lecce nel primo anno di C. Di più perché l'impresa, per come è arrivata e per le premesse, era ancora più difficile. Magrì la dedica a chi ci ha sempre creduto, alla faccia di chi non ci credeva. Perché la Virtus è così, mai sottovalutarla, mai pensare che non possa fare un'impresa da Virtus. Trocini, adesso, vuole continuità, e quando gli chiediamo se quando gli chiediamo se può essere la svolta, parla già della Paganese, degli squalificati, della continuità. Ecco il segreto della Virtus, Trocini si è rilassato due secondi, per dedicarla ai tifosi. Poi testa alla prossima, anche dopo la vittoria più difficile di sempre in C. Altrimenti non sarebbe il Francavilla. Bentornati.

Sezione: L'editoriale / Data: Sab 25 gennaio 2020 alle 00:00
Autore: Giuseppe Andriani / Twitter: @peppeandriani
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