Era il 4 agosto 2016 quando la città di Taranto, nel primo pomeriggio, si riempiva di tifosi che esultavano e gioivano per il ripescaggio della propria squadra in Lega Pro, quel giorno non esistevano altri colori tra i due mari: solo il rosso e il blu. Una festa che mancava da tanto, troppo tempo, non sembrava vero, finalmente la gente poteva popolare nuovamente Piazza Ebalia ed emozionarsi per la propria città. Da quel giorno sono passati nove mesi, eppure sembra un'infinità. Sembrava la svolta per la città, per il calcio rossoblù, doveva essere così, ma alla fine il sogno si è trasformato in un incubo e il ritorno nel dilettantismo è diventato realtà. Sono sicuramente tante le cause che hanno portato a questo fallimento, bisognava gestire meglio certe situazioni e magari senza la famosa aggressione del 21 marzo la stagione sarebbe finita diversamente. Ma oggi non vogliamo pensare a tutto ciò che è stato fatto di negativo, vogliamo ripartire: il Taranto è condannato a un altro campionato di Serie D e bisogna cominciare da subito a pensare al futuro, perché probabilmente la svolta in riva allo ionio non è giunta in quel 4 agosto, come si pensava, ma deve ancora arrivare. Bisogna lavorare per far sì che il calcio tarantino dia una sterzata decisiva, sono troppe le delusioni che si vivono al termine di ogni stagione e questo non deve più accadere: serve un progetto serio e all'altezza della tifoseria. E' inutile pensare agli errori commessi in questi mesi, o meglio: è bene conoscerli ma in questo momento hanno meno importanza, perché ora la priorità è quella di non farsi più trovare impreparati. Non c'è tempo da perdere, bisogna pensare al futuro da subito, le prossime settimane saranno cruciali, il Taranto deve risorgere e lo deve fare per sempre.

Sezione: Focus / Data: Mar 02 maggio 2017 alle 12:28
Autore: Manuel Panza / Twitter: @manuel_panza
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