E' calato il silenzio intorno all'FC Bari 1908. Un silenzio assordante, un silenzio che rimbomba, un silenzio che -ahinoi- ha sempre più il sapore della mediocrità. Difficile aggiungere altro a questo glaciale concetto. Complicato esprimersi in termini più leggeri di questi, dopo quanto andato in scena negli ultimi mesi. Ma procediamo con ordine, cercando di analizzare, step by step, i principali passaggi che hanno condotto a questo inevitabile finale di stagione fallimentare. 

Chi tace non ha mai ragione. Sorprende che a non comprenderlo sia stata una società professionistica, con già un anno di esperienza alle spalle. Quando scegli di non parlare o di apparire una tantum più per dovere o per obblighi contrattuali che per altro, chiudendoti a riccio in un mondo tutto tuo, non fai un danno soltanto a giornalisti e tifosi della squadra che rappresenti, ma anche e soprattutto a te stesso. Fare scena muta equivale a non concedersi la sacrosanta possibilità di un diritto di replica e a lasciare che chiunque si senta libero di esprimere giudizi (spesso inesatti) sul tuo conto. Senza una comunicazione vincente, di questi tempi, diventa complesso andare lontano. 

La mancanza di chiarezza ti si ritorce sempre contro. Il riferimento, neanche troppo velato, è al rapporto instauratosi in queste battute conclusive di stagione fra il patron Giancaspro, i tifosi e i componenti della squadra. Gli striscioni apparsi numerosi in città a seguito della penalizzazione e le parole di capitan Basha al termine della partita di Cittadella sono il perfetto manifesto di ciò. Non sarebbe stato meglio arrendersi alla verità o quantomeno mostrare meno presunzione, ammettendo che qualcosa fosse andato storto nel pagamento dei contributi INPS e IRPEF relativi ai mesi di gennaio e febbraio? A quel punto, quantomeno, nessuno si sarebbe sentito tradito. 

Adattarsi al contesto circostante è sintomo di intelligenza. E in questo caso, le orecchie vanno tirate soprattutto al direttore sportivo e all'allenatore. Perchè potrai pure portare a termine una stagione soddisfacente, ottenendo risultati positivi, ma se non fai un piccolo sforzo per comprendere l'indole di una città o per far comprendere la tua, di indole, alla piazza, difficilmente verrai ricordato con il sorriso. Empatizzare con l'ambiente, creando così un'identità unica e coesa tra tutte le componenti in causa, avrebbe facilitato i compiti di tutti. Di ottimi allenatori, di buoni direttori sportivi ne son passati tanti da queste parti: bastasse semplicemente questo, la Serie A sarebbe stata conquistata da un pezzo. 

Sezione: In primo piano / Data: Mar 05 giugno 2018 alle 09:00
Autore: Antonio Bellacicco
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