Scenario grigio, futuro incerto. Nel mezzo un presente fatto di pochissime luci e tante ombre: dopo nove giornate il Bari è un lontanissimo parente di quello della passata stagione. Nella qualità, nella capacità di risolvere le partite più complicate. E che sul piano tecnico-tattico è ancora privo di un'identità (il 4-3-1-2 ha convissuto e convive con 4-3-2-1, 4-3-3 e ultimo 3-5-2). Si è cambiato tanto a livello di uomini e pedine, forse anche troppo. Nel mezzo anche un mercato che si sin qui si sta rivelando ricco di scelte sbagliate e con logiche discutibili. La classifica del resto non mente perché dieci punti sono troppo pochi e la media è quella di chi conduce un campionato da medio-bassa classifica, con il serio rischio di guardarsi alle spalle. Altro che sogni di gloria: anche solo pensare ai playoff, senza un'inversione di marcia, diventa difficile.
Il giudizio non è naturalmente limitato alla sola partita di Reggio Emilia, ma guarda un po' tutto l'insieme. E' una squadra che evidenzia troppe lacune: sul piano psicologico, in fase difensiva e maggiormente nella capacità di finalizzazione. E' un Bari che qualche volta ha palleggiato anche più dell'avversario (in quelle gare dove è parso più convincente) ma che a conti fatti crea pochissimo concretamente, che spesso reagisce soltanto dopo aver incassato una rete e soprattutto privo di punti di riferimento in avanti. Chi segna, poi, in questo Bari? Ci ripetiamo: degli spesso citati sette attaccanti quanti realmente possono incidere sulla carta sotto porta? Le punte vere e proprio sono soltanto due, gli esterni non hanno mai avuto fame da goleador. Diaw è stato condizionato dai problemi fisici e sembra non esserseli messi del tutto alle spalle, Nasti ha delle qualità ma è troppo isolato: arduo chiedergli di addossarsi tutte le responsabilità del caso. Ma non convincono neppure quasi tutti gli altri arrivati, tra scommesse provenienti dall'estero e calciatori semplicemente a caccia di un rilancio personale. Brenno ha alternato buone parate ad uscite a vuoto pericolose e che potevano costare caro, confermando anche dei limiti nella gestione del pallone coi piedi. Frabotta, in questo momento, fa concorrenza a Ricci ma rispetto alla passata stagione non si registrano miglioramenti se pensiamo al contributo offerto da Mazzotta. A centrocampo il problema è principalmente nella condizione fisica: Acampora deve ancora recuperare la forma migliore, ha avuto un impatto buono Koutsoupias. Edjouma è privo di una collocazione precisa in campo. In avanti per Aramu va fatto un discorso analogo ad Acampora: i colpi sembrano esserci, ma deve crescere a livello di condizione. E ritornare il calciatore che è stato a Venezia in termini di gol ed assist per essere veramente utile ed incisivo. Sibilli alterna momenti di grande ispirazione ad altri di buio, ma rimane comunque tra le note tutto sommato positive. Alcuni dei giocatori citati provengono da club che nella passata stagione sono stati promossi in A, ma non sono stati protagonisti di rilievo all'interno degli stessi. Per tutti gli altri c'è da attendere, anche se Achik col Como si è mosso bene. Ma il punto è un altro: per tenere viva la fiammella dell'entusiasmo e dei sogni serviva un altro tipo di mercato (operazioni troppo tardive) e ben altra gestione dell'organico. Il Bari ad ora non ha trovato sostituti all'altezza dei partenti. Le certezze sono ancora una volta i senatori, Di Cesare e Maiello su tutti.
E poi c'è Mignani. Proprio la trasferta di Reggio Emilia offre uno spunto di riflessione: per la prima volta, o forse in maniera più evidente che in passato, ha mostrato insoddisfazione per la gara condotta dalla sua squadra. "Non è questo il Bari che voglio" la sintesi del suo pensiero. Ribadiamo: l'impegno, a linee generali, la squadra lo fornisce e non manca mai. Ma a mancare è la qualità, quegli spunti che facevano la differenza fino a pochi mesi fa. Ed il rischio - ed è qui che bisognerà essere compatti - è che il morale del gruppo possa risentirne. Per questo evitare un effetto domino è quantomai necessario. Le fatiche del tecnico genovese, cosi come i suoi eventuali demeriti, sono strettamente collegati al tipo di materiale su cui può lavorare (e al come esso è assemblato) e mai diversamente. In questo caso le responsabilità più grandi sono sempre altrove. In chi ha condotto il mercato e in chi ha messo il budget a disposizione. Il lavoro non è stato agevole.
Sette pareggi in nove gare, molti dei quali sanno di sconfitta: per ritrovare un inizio così balbettante in B bisogna tornare ai tempi cupi dell'era Matarrese. E' davvero questo il Bari? Una cosa è certa: al termine di questa nuova sosta, gli alibi rimasti sulla condizione fisica e sulla preparazione cesseranno. E sarà necessario un cambio di passo per non perdere ulteriore e prezioso terreno rispetto alle altre formazioni cadette. Tempi e modi per invertire la rotta ci sono ma è fondamentale individuare i problemi esistenti e trovare il modo più corretto per risolverli. Solo cosi le parole di Matino ('se i pareggi sono accompagnati da vittorie, tornano utili') avranno riscontri reali.
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