Il calcio senza pubblico è come mangiare la pasta in bianco. Non so se questa affermazione sia stata già fatta da qualcun'altro, ma credo sia l'immagine più eloquente per fotografare cosa sarà Foggia – Audace Cerignola domenica prossima. Un derby a porte chiuse, per colpa dei soliti pochi che tutti si affrettano ad emarginare a parole (“non sono tifosi”, “non amano il calcio”, “rovinano lo sport”), salvo poi ritrovarseli (sempre quei pochi) sugli spalti di uno stadio. Resta il fatto che per colpa di pochi, in tanti non potranno assistere a questa partita che, almeno dalle parti della città che ha dato i natali a Giuseppe Di Vittorio, era attesa come una festa.
E' vero, c'è stato un precedente in serie D tra Foggia e Cerignola, ma il derby tra i professionisti è una primizia che avrebbe meritato uno stadio colmo di appassionati. Invece tribune, gradinate e curve saranno desolatamente vuote. Il Gos ha deciso: il derby si gioca a porte chiuse per motivi di ordine pubblico. L'ultima volta che il calcio ha dovuto chiudere gli stadi era stato per il covid: la pandemia aveva obbligato a restrizioni che pensavamo esserci lasciati alle spalle adesso che si torna alla normalità. Ma avevamo dimenticato che la normalità del nostro calcio è fatto di divieti e restrizioni, sanzioni e diffide, daspo e petardi (che non capiremo mai fino in fondo come riescano ad essere introdotti negli stadi). Uno stadio vuoto è il segno che lo sport e il calcio hanno perso la loro partita.
E la prossima domenica ci saranno stadi vuoti per motivi di ordine pubblico e stadi vuoti (vedi quello di Bitonto) per scelta societaria. Perché nel caso del “Città degli Ulivi” i problemi strutturali obbligano ad appena duecento presenze e se si sfora quel tetto arriva la diffida (è accaduto dopo la gara contro il Nardò). Il Bitonto ha così deciso di giocare senza pubblico contro il Francavilla, un po' per necessità un po' per provocazione. Chissà che non arriveremo a riempire gli stadi con le comparse, come accadrà per i mondiali in Qatar. Anche se questa è un'altra storia.
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