Come si riparte dopo una beffa atroce come quella di domenica scorsa contro il Cagliari? Con la A ad un passo e svanita negli ultimi centoventi secondi di partita? Riprendersi, per l'ambiente Bari, sarà difficilissimo. Ma è necessario. Per sessantamila del San Nicola che ancora una volta hanno mostrato presente e dato più di quanto - forse - hanno ricevuto dal 2011 ad oggi. Nulla toglie alla comunque ottima stagione disputata dalla formazione biancorossa ma adesso non ci si può fermare sul più bello.
SERVE MENTALITA' VINCENTE - "Uomini forti, destini forti" diceva spesso Luciano Spalletti: uno che i De Laurentiis li conosce bene, portandoli nella storia a Napoli vincendo uno scudetto che mancava da trentatré anni. Crediamo che questa massima debba valere anche in riva all'Adriatico: resilienza, ripartenza e poi rabbia, da convertire in energie positive. Presto o tardi. Per questo l'ideale - o se volete il necessario - è dichiarare apertamente il proprio obiettivo. La promozione in Serie A deve essere l'obiettivo dichiarato del prossimo campionato dei biancorossi. Solo così può esserci la possibilità che l'11 giugno diventi presto o tardi un brutto ricordo, un incidente di percorso. La società ha la forza economica per allestire una squadra importante e, certamente, bisognerà andare oltre il tredicesimo monte ingaggi della stagione appena conclusa. Perché non sempre i miracoli possono riuscire (il Pisa, ad esempio, è passato dal terzo posto ai mancati playoff in soli 12 mesi) e ad elementi esperti - tra campo e panchina - a volte può bastare uno schiocco di dita per decidere le sorti di una gara o addirittura di una stagione. Giovani di prospettiva e 'scommesse' non guastano mai, ma deve esserci il giusto compromesso, bilanciato rispetto all'obiettivo. Il Cagliari, nel suo piccolo, lo ha dimostrato al San Nicola. Quello coi sardi - nell'arco dell'intera stagione - è stato un confronto equilibrato ma ha prevalso il 'mestiere' (e Pavoletti ha rischiato di indossare proprio la maglia del Bari...). Cosi come in stagione regolare ha sorriso al Genoa ed anche al Frosinone. Quanto al club ciociaro, non ci riferiamo in senso stretto all'organico allestito (anche se, Angelozzi, in B, è un'eccellenza), ma alla capacità di aver avviato non solo un ciclo a livello di calciatori, ma anche a livello di strutture: lo Stirpe, per esempio, è piccolo. Ma anche un gioiellino prezioso.
DA CHI RIPARTIRE? - Con la mancata promozione in A è successo (potrebbe succedere) quello che in tanti temevano: il rischio di compiere una mezza rivoluzione. Rischio altissimo tra giocatori più in là con gli anni, elementi già richiesti da tempo sul mercato, rientri alla base per fine prestiti o contratti di fatto esauriti. Alcune pedine come Caprile Cheddira, Folorunsho, Benedetti, Di Cesare ed Antenucci rientrano in queste categorie e costituiscono la spina dorsale della squadra, che partita dopo partita ha dimostrato di valere ben più di una semplice salvezza. In massima serie il lavoro sarebbe stato altrettanto importante, ma forse con qualche certezza in più. E' un ciclo finito? Il rischio c'è anche in questo, dopo un biennio partito dalla C esaltante e quasi perfetto. L'unica certezza sembra al momento la permanenza di Luigi De Laurentiis. Polito resterà? Se si, questo sarebbe una garanzia per l'ambiente, perché spesso il dirigente napoletano ha sbandierato le sue ambizioni e la voglia di migliorarsi. E Mignani? Checchesenedica, il tecnico genovese ha fatto un lavoro enorme col materiale a disposizione ed è stato molto più frequente che le sue scelte abbiano portato tanti punti in dote piuttosto che sottrarne. Potrebbe incidere, su questo, anche l'aspetto motivazionale: c'è voglia di continuare a costruire un percorso o meglio voltare pagina? Interrogativo anche questo che dovrà essere ben presto sciolto. Il mistero però, anche in Serie C, ha dimostrato che se ha in mano un organico forte per la categoria ha le carte in regola per giungere dritto all'obiettivo. Si fanno i nomi, secondo La Gazzetta dello Sport, di Caserta e D'Angelo: il secondo, che già benissimo aveva fatto in C con la Fidelis Andria e poi anche a Pisa, ha un curriculum notevole. Cosi come l'ex Perugia e Benevento (promozione in B coi primi, playoff coi secondi).
UN 'BRAND' CHE VALE - Di aspetto positivo, a prescindere dai risultati del campo, è la valorizzazione del brand Bari. I biancorossi, in questa stagione calcistica, hanno fatto parlare bene di sé, riuscendosi anche a guadagnare una ribalta mondiale in Qatar. Motivo d'orgoglio, una medaglia a mettere sul petto. Così come il caloroso pubblico del San Nicola: oltre 25mila spettatori di media a partita. inedito nella storia del club in Serie B. Per ritrovare dati del genere bisogna tornare al penultimo campionato di Serie A con Ventura, il che la dice lunga. Ottimo anche il marketing. Non sappiamo se tutto questo, anche in B, valga effettivamente cento milioni, ma deve certamente costituire uno stimolo in più ad alzare l'asticella delle ambizioni e dei budget. Una volta passata lentamente l'amarezza, Bari saprà rispondere ancora presente.
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