Salvezza raggiunta e, incredibile ma vero, festeggiamenti. Non per una permanenza in Serie A, ma addirittura in Serie B. Stride tutto ciò, se sei in una piazza come Bari. Stride, soprattutto, con gli obiettivi di inizio stagione e con quelle che erano le aspettative dopo l'11 giugno 2023: rimane ambizioni e vincenti, programmare. E invece no: dopo aver visto i festeggiamenti (di poche centinaia, a dire la verità) in piazza e negli spogliatoi della squadra viene da chiedersi dove sia la verità e quale fosse davvero, a questo punto l'obiettivo stagionale della formazione biancorossa. Quella contro la Ternana era una finale. Non di Champions League (o Europa League, se preferite), ma uno spareggio per difendere la Serie B. Va bene tirare un sospiro di sollievo e parlare di pericolo scampato, ma andare oltre è francamente imbarazzante. Per tutti. A memoria non si ricordano salvezze festeggiate, forse neppure in Serie A. Va bene che la prestazione del gruppo è stata intensa e convincente per tutti i 90 minuti (forse per la prima volta in assoluto in tutta la stagione), ma mettere da parte quanto accaduto dentro e fuori dal campo in questa stagione sarebbe in malafede. Non è possibile archiviare come se niente fosse un campionato pieno di errori, arroganza, sufficienza e mancanza di chiarezza su obiettivi e programmi futuri. 

POLITO PRIMO RESPONSABILE. Il principale responsabile dello sfacelo sfiorato è senza dubbio Ciro Polito, il direttore sportivo. Più dei De Laurentiis? Forse si. Dopo due anni quasi perfetti (per risultati sportivi e per giocatori valorizzati e zavorre in termini di ingaggi annullate), nel corso dell'ultima stagione sportiva è stato sbagliato tutto quello che era possibile sbagliare. In termini di strategie e soprattutto comunicazione. Scelta molto avventurosa quella di liberarsi di Antenucci, Frattali. Cheddira, Caprile, Benedetti, Esposito e Folorunsho senza adeguati sostituti, anche di spessore. I primi due erano uomini spogliatoio ed esperti, i successivi due delle scommesse vinte, gli ex Samp giocatori già dai piedi buoni, cosi come l'attuale centrocampista del Verona (a proposito: auguri per la convocazione in nazionale), Il budget, si dirà. Ok, ma era il nono della Serie B e leggermente superiore a quello dello scorso anno. Ma le scommesse, in assenza di vera programmazione, possono portare a vere fregature: Brenno non ha mai dimostrato di valere mezzo milione di euro per il prestito, cosi come Edjouma. Cosi come Puscas, scomodato dalla Serie A ma offrendo un bottino mediocre. E' davvero questo l'attaccante di cui la Romania potrebbe avere bisogno agli europei. Per non parlare di Aramu: al Genoa risulta promosso in A, ma nei fatti fu ben poco incisivo per il salto di categoria. Quindi Acampora e Koutsoupias, infortunati e poco adeguati alla causa. Idem Menez: il campione di un tempo si è visto solo alla prima giornata col Palermo ed in trasferta contro la Sampdoria. Poi? Diaw perennemente infortunato, pur essendo - se sta bene - un buon attaccante per la categoria. Guiebre? Non pervenuto, Achik pochissime fiammate. Nasti? Qualche colpo lo avrebbe pure, ma deve migliorare sia sul piano tecnico che su quello disciplinare, evitando cartellini evitabili. E che comunque non poteva certamente reggere le responsabilità di un reparto intero. Unica mossa (per fortuna) azzeccata? Sibilli, peraltro in prestito dal Pisa. Ma anche lui, se non messo in condizioni adeguate e senza un valido trasporto anche ambientale, si smarrisce. Anche se dimostra di essere un ottimo elemento per la B. 

COMUNICAZIONE DELETERIA. Non sono solo i risultati del campo, il problema. Ma anche la comunicazione: pessima, irritante. Partiamo dallo stesso Polito, capace di dire tutto e il contrario di tutto: dalla "squadra più forte dello scorso anno" al "campionato di transizione", al Mignani che "non aveva capito la nuova direzione da dare alla squadra" a Marino per cui avrebbe "dato la sua vita in mano". E poi Iachini, e poi Giampaolo. Gli allenatori passano, ma lui no. Nonostante sessioni deficitarie. Ma la perla più famosa resta quella dei "sette attaccanti": quali? Tolti sulla carta Diaw e Nasti, quali sarebbero gli altri? Ancora oggi si fa fatica a capirlo. Cosi come la confusione tattica, una costante: 4-3-3, 4-3-2-1, 4-3-1-2, 3-4-2-1, 3-5-2, 3-4-3. Sono, quelli citati, i moduli che il Bari ha alternato nel corso della stagione. Equivoci che nascono da un mercato ricco di doppioni, dove tutti 'sulla carta' possono fare tutto il contrario di tutto: trequartista, mezz'ala, punta, esterno. Andare in confusione è semplicemente inevitabile. Alla luce di questo, e qui possiamo dare ragione ai tifosi più accaniti, la salvezza sembra un miracolo. Anche qui c'è una comunicazione deleteria. Per non parlare della proprietà e della presidenza: se per Aurelio De Laurentiis il Bari è sfacciatamente la seconda squadra del Napoli, per Luigi invece è giusto dire che 'La B è un vanto". Così un feeling che già camminava sul filo del rasoio si è del tutto spezzato. Tutto covava sotto la cenere da un po' di tempo? Forse. Ma le fiamme non ci hanno messo molto ad apparire in maniera netta ed insistente. 

PROGRAMMI, QUALI? Con quali intenzioni si intende approcciarsi al futuro? E' questo il mistero più grande da sciogliere. Perché le parole di ADL non fanno presagire nulla di buono: cosa vuol dire fino al 2028 non andiamo via? Si resta, se va bene, in Serie B? Si vivacchia? Certe affermazioni non sembrano avere altri significati. Come si può pensare che la città accetti tutto questo passivamente? Senza dimenticare come lo stesso ds Polito aveva parlato, a giugno 2022, di un piano triennale per andare in A. Secondo quel piano - ammesso sia valido - la stagione buona per salire dovrebbe essere la prossima, 2024/25. Ecco: con quali basi si intende puntare al salto di categoria? Senza intenzioni concrete si resta sono nell'ambito delle chiacchiere. E Bari, di queste, non ne ha più bisogno. Se non c'è voglia di investire, meglio passare la mano. O si, ricominciare da capo. 

Sezione: Primo piano / Data: Ven 24 maggio 2024 alle 10:00
Autore: Domenico Brandonisio
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