L’Ideale Bari calcio incarna un progetto fondato sulla passione e sulla cultura sportiva, troppo spesso offuscate dal business del calcio milionario che – sempre più frequentemente - risulta fallimentare, come dimostrato dall’estate da un lato di Cristiano Ronaldo e dall’altro dal suo emblematico contraltare rappresentato dai fallimenti di società storiche, molte delle quali pugliesi. Il progetto di questa società è fondato sull’azionariato popolare, un modello virtuoso già presente a livello nazionale in diverse categorie dei campionati dilettantistici. L’Ideale Bari, dopo aver conquistato la promozione in prima categoria, ha bisogno del sostegno di tutti. Per questo la società nata in risposta al “calcio moderno” sta chiamando a raccolta tifosi e appassionati per superare quest’ennesima sfida. La redazione di TUTTOcalcioPUGLIA.com ha voluto appoggiare a suo modo l’iniziativa, pubblicando l’intervista a Gianluca De Cesare, uno dei maggiori sostenitori dell’azionariato del club.
La storia dell’Ideale Bari: “Nasciamo il 28 maggio 2012, all’indomani di un momento molto delicato per il mondo calcistico di Bari. Mi riferisco alle combine relative alle partite tra Bari-Lecce e alle altre partite sotto indagine del Bari di quel periodo. Abbiamo sviluppato una forma di reazione rispetto a quella pagina oscura del nostro calcio, fondando questa squadra e gestendola autonomamente”.
Cos’ è l’azionariato popolare?
“Le società di calcio normalmente sono organizzate su base verticistica, l’azionariato popolare parte da un’idea di gestione orizzontale. Formalmente, da statuto, abbiamo delle cariche, però per noi rappresentano un pro forma. La nostra gestione orizzontale prevede una unione di più persone, con il contributo di tutti. Allo stesso modo, nelle decisioni che riguardano il club, ognuno dà il proprio parere, che è uguale all’altro”.
Ci sono proventi esterni per far fronte alle spese del club?
“Svolgiamo diverse iniziative per contribuire a finanziare il club: cineforum, dibattiti, presentazione di libri, serate musicali, feste di autofinanziamento. Ci teniamo che venga evidenziato il nostro radicamento sul territorio. Lo facciamo non solo con la squadra sul rettangolo verde, ma anche attraverso queste iniziative”.
L’azionariato popolare forma una rete tra diverse realtà, anche fuori dal territorio barese, che stanno crescendo sostenendosi a vicenda. In che modo avviene tutto questo?
“Ci sono una serie di realtà che vivono e lavorano come noi. Nonostante la nostra attività si svolga principalmente sul territorio, Bari e provincia, si crea una connessione con altre realtà, con cui collaboriamo e condividiamo esperienze. Siamo sempre in contatto ad esempio con il Brutium Cosenza, il Quartograd, l’Ovidiana Sulmona, con cui ci sentiamo e creiamo una connessione”.
Il calcio moderno e il business sono sempre più lontani dal mondo ultras?
“Il calcio moderno a livello professionistico impone condizioni sempre più difficili per la partecipazione dei tifosi alla vita dello stadio. E’ tangibile questa dicotomia. La forbice tra mondo professionistico e mondo dilettantistico si sta allargando. Nello specifico, quella parte di mondo dilettantistisco gestito dai tifosi. Elevati costi dei prezzi dei biglietti, limitazioni relative alla libertà di partecipazione alla vita dello stadio tifosi, i quali, ad esempio, devono chiedere l’autorizzazione per introdurre negli stadi gli striscioni, tessera del tifoso, rappresentano delle barriere tra quello che è il calcio popolare e il calcio professionistico legato al business”.
Il calcio popolare, relegato alla dimensione dilettantistica, può far rivivere quelle emozioni che il calcio moderno professionistico ha dimenticato?
“Sì, certo. Cerchiamo di far fronte con le nostre forze alle problematiche della nostra categoria. I progetti come i nostri al momento dimostrano che un altro calcio è possibile. C’è una implosione del sistema calcio moderno: tassazione esagerata, repressione esagerata. E’ un mondo che è diventato difficile da gestire. In questo senso la nostra proposta di calcio è guidata dalla passione e dal senso etico che sentiamo di dover dare a questo sport”.
Quali sono i costi che dovrete affrontare in prima categoria?
“Migliaia di euro. Solo di iscrizione dobbiamo affrontare una spesa di 4000/5000 euro, per non parlare dei costi di gestione. Parliamo di cifre complessive sicuramente a quattro zeri. I nostri giocatori, il nostro staff, fanno tutto per passione. Non percepiscono alcun ingaggio, hanno a disposizione solo e quando necessario un piccolo rimborso spese”.
Infine uno dei progetti più interessanti con il quale l’Ideale si è confrontato, il “fan project”:
“E’ una fattispecie propria della Germania, in Italia non esiste. E’ una figura terza, non collocata né all’interno della società, né tra le forze dell’ordine, e funge da filtro tra le tifoserie e le società. Creando un dialogo, tutelando i tifosi, da un punto di vista della giurisdizione e da un punto di vista organizzativo. E’ un istituto sui generis, da noi non esiste. Come idea è valida: potrebbe essere una base per creare un tavolo di incontro tra tifosi, società di calcio e società civile. Bisogna capire quanto possa essere realizzabile come progetto anche in Italia”.
Articolo riproducibile previa fonte TUTTOcalcioPUGLIA.com
Autore: Michele Mitarotondo / Twitter: @MitasDay
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