Tecnicamente Giovanni Stroppa è stato uno dei più grandi talenti del calcio italiano. Centrocampista fantasioso dalle grandi capacità di gioco e tecniche (molte sue reti le ha realizzate su calcio di punizione), dotato di una grande resistenza e velocità. Da allenatore fa ha condotto prima il Foggia ad una storica promozione in Serie B, poi ad un'insperata salvezza. Ma chi è davvero Giovanni Stroppa?

Mulazzano, 24 gennaio 1968: è una mattina fredda nel piccolo paese lodigiano. Quel giorno d'inverno dette i natali a Giovanni Stroppa: "Sono figlio di contadini. Il giorno in cui sono nato mio padre era fuori a governare le mucche o a tagliare l’erba e non riuscì ad accompagnare mia madre in ospedale per partorire. Fu così che nacqui in una cascina". Cresciuto a Paullo, a dieci chilometri dalla grande Milano, Stroppa ha subito un legame con il capoluogo meneghino: sua nonna era sorella di latte del presidente dell'Inter Ivanoe Fraizzoli. Da bambino si appassiona subito al calcio e nonostante abbia solo nove anni, inizia a giocare nelle giovanili del Mulazzano con suo fratello Luigi. Nel 1978, in finale di Coppa Lodi, nessuno si sentiva di tirare il rigore decisivo: Stroppa ha solo dieci anni ma vuole calciarlo lui. Suo padre non vuole, ha paura che sbagli e ci rimanga male: "No, faghel no tira'! Non fateglielo tirare!", ma Giovannino lo calcia lo stesso e segna. Qualche mese dopo Fraizzoli fa fare un provino a Stroppa, ma poi non si fa più sentire. Così il ragazzo vira sui cugini del Milan, anche se in realtà lui simpatizza per la Juventus: "Quando Michel Platini ha smesso di giocare, io ho smesso di essere juventino", racconterà più tardi. Sull'interesse dei meneghini la mamma disse: "Se lo volevano al Milan, dovevano venirlo a prendere in casa e riportarcelo dopo l'allenamento. Non "davanti al negozio", ma "in negozio", nelle nostre mani". Così Stroppa inizia a giocare a calcio nelle giovanili del Milan: nei primi anni gioca da centravanti, con Paolo Maldini ala sinistra. A 12 anni ha un piccolo ripensamento: troppo stress per gli allenamenti. I suoi allenatori Avanzi Trapanelli gli dicono: "Va bene Giovanni, ma la borsa tienila. Se ti tornerà la voglia di giocare, ci trovi qui". Ma Stroppa senza calcio non poteva vivere: fece ritorno al Milan dopo due giorni. A 16 anni arriva la prima convocazione in prima squadra, ma sono momenti bui per Giovanni: suo padre muore proprio quindici giorni prima della sua chiamata.

Gli esordi nel Milan - Con la maglia rossonera Stroppa riesce ad esordire da ragazzino (a soli 16 anni), seppur in un'amichevole nel ritiro precampionato: il 5 agosto 1984 a Brunico, contro la formazione locale, il Milan edizione 1984-1985 scende in campo per la prima volta. Gli occhi sono tutti puntati sul nuovo acquisto dei rossoneri Mark Hateley, che in partita non sembra deludere le aspettative. Sul 6-0 Liedholm, che in carriera di campioni ne ha scoperti tanti, al 50' getta in mischia Stroppa al posto di Incocciati, alle prese con un lieve infortunio. Il giovane centrocampista, nonostante l'emozione di indossare per la prima volta la casacca del Milan, disputa un'ottima ripresa, fin quando, a due minuti dal termine, corona il suo esordio con un gol, quello dell'11-0 finale. Il tecnico svedese lo premia anche il giorno successivo, quando sul campo del Bolzano gli fa disputare gli ultimi minuti. In quell'anno però Stroppa è titolare nella formazione Allievi Nazionali, guidata da Italo Galbiati, con la quale nelle feste pasquali del 1985 vince da capocannoniere e da protagonista assoluto il Torneo di Wasquehal, allora definito come "una specie di campionato d'Europa per i giovani sino a 18 anni". A giugno invece è mattatore nel Trofeo Grossi-Morera di Viterbo, vinto ancora da capocannoniere, con una doppietta alla Lazio in finale (5-0). La stagione seguente Stroppa viene "promosso" nella formazione Primavera, guidata da Fabio Capello. Nel frattempo Liedholm continua a concedergli spazio tra i "grandi", facendolo giocare non solo nel precampionato, ma anche in altre amichevoli invernali, come a Massa Marittima dove sigla un gol, o a Barletta. Con la Primavera disputa da titolare il prestigioso Torneo di Viareggio, dove ottiene un bronzo in finale contro la Fiorentina. Nella stessa stagione vince il Trofeo Caligaris. In quei giorni il Milan vive un cambio societario destinato a cambiare la storia rossonera: Silvio Berlusconi diventa il presidente del club. La stagione 1986-1987 comincia alla grande per Stroppa: nonostante abbia appena 18 anni, inizia ad entrare nel giro della prima squadra. Il centrocampista, oltre alle soliti amichevoli in ritiro in Trentino, disputa una tourneé in Emilia-Romagna. Ma non solo: il 20 agosto 1986 scende in campo al Camp Nou, contro il Tottenham per il Trofeo Gamper. Nella "regular season" è capitano della Primavera nel Torneo di Viareggio, terminato ai quarti di finale.

Il biennio al Monza - Il talentuoso ragazzo deve farsi le ossa ed il Milan nell'agosto del 1987 lo manda in prestito in Serie C1 al Monza, società satellite. Esordisce nel calcio professionistico il 20 settembre 1987, in Monza-Vis Pesaro 0-0. A soli 19 anni Stroppa diventa una pedina fondamentale dei brianzoli, giocando tutte le 34 partite di campionato, culminato con la promozione in Serie B e vincendo la Coppa Italia Serie C. Curiosamente, nelle prime due settimane di febbraio viene brevemente richiamato dal Milan per disputare il suo terzo Torneo di Viareggio, terminato al quarto posto. Anche l'anno seguente, in cadetteria, Stroppa è il più presente tra i biancorossi, giocando ben 37 partite su 38 e dimostrando di essere pronto per esordire in palcoscenici più importanti.

Il ritorno nel Milan stellare - Ed infatti Arrigo Sacchi, tecnico del Milan con il quale ha appena vinto la Coppa dei Campioni, nel giugno del 1989 lo richiama in terra meneghina ed il 22 giugno, proprio a Monza, gli fa giocare il secondo tempo contro la nazionale del Brasile. Il 27 agosto 1989 Sacchi lo schiera titolare contro il Cesena: per Stroppa è il suo esordio in Serie A, che al 7' diventa ancora più felice quando, centrando il sette bianconero con un preciso diagonale da fuori, realizza la sua prima rete in massima serie. "Stavo veramente bene, tutte le cose che avevo in mente di fare mi riuscivano come quel gran gol in diagonale da trenta metri", dirà qualche anno più tardi. Due settimane dopo, il 13 settembre, debutta con gol in Coppa dei Campioni, contro i finlandesi dell'HJK. Le ottime prestazioni convincono Cesare Maldini, CT della nazionale dell'Italia Under-21, a convocarlo in azzurro. Il 25 ottobre debutta nella nazionale giovanile, nel match contro la Svizzera, mentre il 14 novembre segna il suo primo gol con la maglia degli azzurrini, contro l'Inghilterra. Intanto in rossonero vince il suo primo titolo il 7 dicembre, quando nella finale di ritorno della Supercoppa Europea il Milan batte il Barcellona 1-0. Il 17 dicembre i rossoneri continuano a festeggiare vincendo la Coppa Intercontinentale contro l'Atletico Nacional: è solo l'inizio dei successi internazionali di Berlusconi, infatti il 23 maggio il Milan, contro il Benfica, alza nel cielo di Vienna la seconda Coppa dei Campioni di fila, la prima per Stroppa. Anche l'anno seguente i rossoneri continuano a vincere, partendo della Supercoppa Europea vinta contro la Sampdoria. Ma il bello arriva il 9 dicembre 1990, quando a Tokyo il Milan ritorna campione del mondo vincendo 3-0 con l'Olimpia: Stroppa è uno dei protagonisti della finale, segnando il gol del 2-0.

I due anni alla Lazio - Nell'estate del 1991 si trasferisce alla Lazio per 2,8 miliardi di lire, venendo utilizzato da mister Dino Zoff come tornante sulla fascia destra. Con la maglia biancoceleste debutta il 1° settembre, in occasione di Lazio-Parma. Il 5 gennaio 1992 segna il suo primo gol con la maglia laziale, contro il Foggia. A fine stagione risulta uno dei più presenti, scendendo in campo in campionato per ben 30 volte. La stagione dopo viene impiegato meno spesso da Zoff, che gli preferisce il tedesco Thomas Doll.

A Foggia alla corte di Zeman ed il ritorno al Milan - Nella stagione 1993-1994 Stroppa si trasferisce a Foggia, sotto la guida di Zdenek Zeman. In Capitanata, complice il meraviglioso gioco della squadra rossonera, il centrocampista trova la sua miglior stagione della carriera da un punto di vista realizzativo, arrivando a segnare ben otto gol in Serie A e tre in Coppa Italia. Le prestazioni con la maglia del Foggia riescono a far guadagnare a Stroppa la prima convocazione in Nazionale A, con cui debutta il 13 ottobre 1993, a Roma contro la Scozia. In quella stagione il CT Sacchi lo convocherà altre tre volte.

Nell'estate del 1994 Stroppa fa nuovamente ritorno al Milan, rivoluto da Capello, che pochi anni prima lo ha "lanciato" in Primavera. Con i rossoneri vince da subito la Supercoppa Italiana, alla quale qualche mese dopo farà seguito la Supercoppa Europea, la terza nel palmarès personale di Stroppa. Il resto della stagione però, non sarà bellissimo per i colori rossoneri: infatti a dicembre i meneghini perdono la Coppa Intercontinentale contro il Velez ed a maggio Stroppa è a Vienna quando il Milan perde la finale di Champions League contro l'Ajax. Dopo 28 partite e 5 reti in tutta la stagione, Stroppa lascia per l'ultima volta da calciatore Milano: la sua ultima partita con la maglia del Milan, quasi per un segno del destino, la gioca contro il Foggia, il 7 maggio 1995.

L'esperienza all'Udinese - Il centrocampista si trasferisce all'Udinese di Zaccheroni, rinforzatasi durante l'estate: nel primo anno dei "numeri personalizzati", Stroppa indossa la prestigiosa maglia numero 10. La stagione però inizia con un "infortunio": il 25 luglio a bordo di una BMW, Stroppa è protagonista di un grave incidente a Teor. Trenta punti di sutura: "siamo già salvi", commenterà con ironia dopo le dimissioni dall'ospedale. Torna subito in campo: il 27 agosto 1995, contro il Cagliari, serve l'assist della vittoria a Bierhoff. A Udine il centrocampista ritrova Stefano Borgonovo, suo "collega" al Milan nella stagione 1989-1990: i due diventano compagni di merende. Un giorno Stroppa lo va a prendere a casa: "Ste, tieniti forte. Ti porto nello spogliatoio in macchina". I due poi si sono recati in auto all'ufficio di Zaccheroni: "La macchina però passava appena nel corridoio. Mancavano un centimetro a destra e uno a sinistra. Ma ci arrivammo. Ricordo che lui era lì, con Stefano Agresti alle sue spalle che rideva come un matto. Zaccheroni non si è arrabbiato: ebbe la stessa reazione di Agresti. Il problema poi era tornare indietro. Anche lì un successo, nemmeno un graffio!". Stroppa chiude la stagione con 34 presenze totali. Nello stesso anno conosce Alessandra, cognata di Stefano Desideri e che successivamente diventerà la sua futura moglie. Anche la stagione 1996-1997 parte col piede sbagliato: alla prima di campionato con l'Inter, durante un brutto contrasto con Fresi, Stroppa si frattura il perone della gamba sinistra. Quando torna dall'infortunio, a dicembre, comincia a trovare meno spazio, complice la scelta di Zaccheroni di passare al 3-4-3, schema che poi diventerà il suo marchio di fabbrica. Nonostante ciò trova qualche gioia in stagione, come il gol su punizione al "suo" Milan il giorno dell'Immacolata.

Due anni e mezzo al Piacenza - Terminata l'esperienza in Friuli, Stroppa passa al Piacenza, dove gioca da mezza punta, sempre con la maglia numero 10. Il primo anno però, Stroppa viene fermato più volte da diversi infortuni e non riesce ad incidere al massimo: segna solo un gol, in Coppa Italia all'Inter, sua "vittima" preferita. Nonostante ciò contribuisce in maniera fondamentale alla salvezza degli emiliani. Nella stagione 1998-1999 invece, stando alle pagelle, è il miglior centrocampista del campionato: "Gioco bene, sono sereno e aspetto un figlio, Andrea. Sì, è il momento migliore della mia vita. Ho un unico rimpianto: vorrei che ci fosse mio padre a vedermi". E Stroppa, con il suo incredibile stato di forma, non solo trascina il Piacenza ad un'altra salvezza, ma anche a diversi record della storia del club. Il campionato successivo lo comincia bene, con un gol alla Roma alla prima di campionato, ma poi la società va in crisi e Stroppa a gennaio lascia l'Emilia. Gioca il suo ultimo match il 29 gennaio contro l'Udinese, partita che si rivelerà la sua ultima in massima serie.

I sei mesi al Brescia - Viene acquistato dal Brescia in Serie B, con il quale esordisce l'11 febbraio a Salerno: maglia numero 29 dietro le spalle. In Lombardia trova campioni come GalliHubnerBonazzoli ed il compianto Vittorio Mero. Con la maglia delle rondinelle ritorna a giocare con continuità, venendo schierato quasi sempre titolare da mister Nedo Sonetti. A marzo addirittura trova tre gol consecutivi, il primo contro la Pistoiese è una vera prodezza: un tiro al volo da oltre venti metri. Poi di fila un gol al Monza (dove è cresciuto) ed uno alla Ternana. Ne segnerà un altro al ChievoVerona, che ai fatti si rivelerà fondamentale per la promozione in Serie A giunta all'ultima giornata.

Il biennio genovese - A giugno Stroppa rifà le valigie per accasarsi al Genoa, con il quale disputa un precampionato stellare: contro il Dimaro realizza un gol e cinque assist in soli 45 minuti. Gioca da fantasista e si riprende la casacca numero 10: Stroppa disputa una buona stagione e nonostante i cinque allenatori cambiati dalla società gioca sempre in campionato (37 partite su 38). I genovesi riescono a salvarsi e Stroppa troverà una soddisfazione personale segnando nel derby della Lanterna contro la Sampdoria. La stagione 2001-2002 va meno bene per Stroppa, che trova meno spazio. Al termine del campionato si svincola dal club.

Gli ultimi anni da calciatore - Cercato dal Cagliari di Sonetti, dalla Salernitana di Zeman e dal Pescara, dopo un periodo di prova Stroppa si accasa ad ottobre all'Alzano Virescit, a pochi chilometri da casa sua. Il 13 ottobre esordisce in Serie C1 contro il Cittadella, segnando un gol: è l'ennesimo esordio con rete per Stroppa. Tuttavia il campionato non si conclude nel migliore dei modi: i bergamaschi finiscono al penultimo posto in classifica ed ai play-out vengono eliminati dalla Lucchese. Dopodiché l'Alzano fallisce.

Così nell'estate del 2003 Stroppa torna in cadetteria, passando all'Avellino, richiamato dal suo mentore Zeman. In Campania segna solo un gol, meraviglioso: da centrocampo contro il Palermo. Gioca tanto (33 presenze in campionato) ed è autore di buone prestazioni, che però non sono necessarie a far salvare i biancoverdi, che a fine stagione retrocederanno in Serie C1.

Nel 2004 torna al Foggia, fallito da pochi mesi ed acquistato dall'imprenditore Giuseppe Coccimiglio. In Capitanata Stroppa viene fermato dagli infortuni e gioca solo 9 partite, segnando un gol. Al termine della stagione Coccimiglio si rivelerà un bluff: molti stipendi non vengono pagati e dopo una situazione di instabilità il club passa ad una cordata di imprenditori foggiani.

A 37 anni Stroppa cerca un'ultima esperienza, accasandosi al Chiari, in Serie D. Con lui c'è anche il suo ex compagno di squadra Dario Hubner e vengono migliorate le strutture e le risorse: i lombardi, guidati da mister Giuseppe D'Innocenzi, hanno le carte in regola per essere promossi. In maglia nerazzurra debutta l'11 settembre 2005, contro il Saluzzo, ovviamente segnando un gol. La settimana dopo bissa con un gol al Vado e segna anche al Bergamo Cenate in Coppa Italia Serie D. Sembra tutto andare bene, ogni cosa lascia presagire ad un campionato di altissimo livello: dopo poche giornate il Chiari è in testa alla classifica. Ma a settembre c'è il crack: il patron Franco Berardi viene condannato per riciclaggio e si notano gli effetti sulla squadra, che comincia un'interminabile serie di sconfitte. Il 23 ottobre 2005 in Chiari-Giaveno 2-3, Giovanni Stroppa gioca la sua ultima partita nel mondo del calcio. Dopodiché rescinde con il Chiari ed appende le scarpe al chiodo. In tutta la sua carriera ha giocato 543 partite (243 in A, 147 in B, 70 in C1 e 7 in D) ed ha segnato 58 gol.

La carriera da allenatore: il Milan dei giovani - Appese le scarpe al chiodo, viene richiamato dal suo Milan. Nel luglio del 2006 comincia la sua avventura da allenatore sulla panchina dei Giovanissimi Regionali: Stroppa sistema ed aggiusta la squadra, ed alla prima stagione centra un terzo posto nella classifica finale, dietro Inter ed Atalanta. La stagione 2007-2008 invece va un po' male: solo un ottavo posto nel Campionato Primaverile, al quale si aggiunge la delusione della finale del Memorial Rossano Giampaglia persa contro il Metz. L'anno seguente conduce i Giovanissimi alla vittoria del Campionato Invernale, che consente alla squadra di accedere al Campionato Primaverile, poi finito al terzo posto. Il buon gioco e le buone prestazioni della squadra di Stroppa, convincono Filippo Galli (responsabile del settore giovanile) a nominarlo allenatore della Primavera, il 10 giugno 2009. L'ex centrocampista porta una ventata di aria fresca, allenando promesse come De SciglioDonnarumma (il fratello di Gigio), VerdiZigoni. Il 14 aprile 2010 batte il Palermo e vince la Coppa Italia Primavera, la prima dopo 25 anni, che all'epoca il Milan vinse proprio con Stroppa in campo. Conduce la squadra alla final eight del Campionato Primavera, dove è costretto ad arrendersi ai quarti, contro la Sampdoria. Anche nella stagione 2010-2011 Stroppa riesce a qualificarsi alla fase finale del torneo, ma viene eliminato dalla Roma, ancora una volta ai quarti. Per Galli "Giovanni ha fatto un ottimo lavoro", ma inspiegabilmente dopo pochi giorni da quella dichiarazione, l'11 giugno 2011 lo sostituisce con Aldo Dolcetti. Stroppa ha dato il massimo, ha portato dopo nove anni un trofeo al Milan Primavera (l'ultimo era il Torneo di Viareggio nel 2001) e infatti si ritrova sorpreso dalla decisione di Galli.

Le esperienze in prima squadra - Il 13 luglio 2011 firma con il Südtirol, alla sua seconda stagione in Lega Pro Prima Divisione. L'obiettivo, vista la salvezza arrivata ai play-out l'anno precedente, è quello di salvarsi tranquillamente. Ma Stroppa, con il suo gioco ed il suo 4-3-3 in stile zemaniano, porta gli altoatesini ad un passo dai play-off, a soli tre punti. Per lui sono fatali le ultime due partite finite in parità, contro Trapani Cremonese. Nonostante ciò a fine stagione, d'accordo con la società, decide di non rinnovare il suo contratto in scadenza.

Il suo stile e la scelta di giocare con il 4-3-3 convince il Pescara, neopromosso in Serie A ed orfano di Zeman (passato nel frattempo alla Roma): l'8 giugno firma un contratto annuale con gli abruzzesi. Nelle prime partite di campionato si nota subito che i biancazzurri, complice il basso livello in cui si è evoluto il campionato, da un punto di vista tecnico hanno un divario enorme nei confronti delle altre squadre. Eppure Stroppa riesce a ottenere qualche vittoria, posizionandosi in zona salvezza. Ma il 18 novembre, dopo una sconfitta con il Siena, annuncia le dimissioni. A fine stagione i delfini retrocederanno, riuscendo a totalizzare solamente due punti nel girone di ritorno.

Il 20 giugno 2013 viene ingaggiato dallo Spezia, in Serie B. In campionato comincia bene, piazzandosi a ridosso della zona promozione. Ma il 14 dicembre, dopo una sconfitta per 4-0 contro il Varese, nonostante la squadra sia a soli due punti dai play-off, viene sollevato dall'incarico.

Il 20 aprile 2015, dopo oltre un anno di inattività, torna sulla panchina del Südtirol, per guidarlo nelle ultime tre giornate di campionato, contro PaviaGiana Erminio ed Arezzo."Si è inserito nella nostra dimensione con semplicità ed umiltà", dirà di lui il direttore sportivo Luca Piazzi. Nonostante le tante proposte arrivate in estate, decide di rimanere in Trentino anche per la stagione 2015-2016, dove raggiunge l'obiettivo della salvezza con largo anticipo, piazzandosi al decimo posto.

L'impresa con il Foggia - Scaduto il contratto con gli altoatesini, Stroppa rimane senza squadra fino al 14 agosto. Infatti un "terremoto" a Foggia provoca l'esonero di Roberto De Zerbi, che l'anno precedente ha vinto la Coppa Italia Lega Pro ed ha sfiorato la promozione in cadetteria, perdendo la finale play-off con il Pisa. La società rossonera non ha dubbi e chiama come tecnico Giovanni Stroppa, che torna in terra dauna dopo le due esperienze da calciatore. A Foggia è accolto con un po' di scetticismo, dovuto al clamoroso annuncio della società, arrivato in Capitanata come un fulmine a ciel sereno: molti tifosi comunque lo ripagano immediatamente con la loro fiducia. I satanelli in Lega Pro partono a razzo, collezionando sei vittorie consecutive, adornate da un gioco superlativo. Dopodiché il Foggia accusa una breve flessione: un calo fisiologico che porta molti pareggi alla squadra. Foggia è una piazza impaziente: la Capitanata è nel calcio minore dal 1998 e qualche tifoso comincia a storcere il naso. Il 6 dicembre al Pino Zaccheria il Foggia va di scena contro il Fondi. I rossoneri disputano un primo tempo spettacolare, sono in vantaggio per 2-0. Ma nella ripresa si spengono ed inspiegabilmente vengono rimontati: il match finisce 2-3. Stroppa va in conferenza stampa con una sicurezza unica ed annuncia: "ve lo dico adesso, noi andremo in Serie B". Una profezia. Da quel momento il Foggia demolisce tutti, macinando punti su punti. Una sola sconfitta, con il Taranto, che per Stroppa "è solo un episodio". E così è stato: da allora sono arrivate dieci vittorie consecutive, record storico per il club rossonero. Ed il 23 aprile proprio a Fondi, pareggiando per 2-2, il Foggia conquista la tanto agognata Serie B. Nel capoluogo dauno è festa grande: oltre cinquantamila persone si riversano in piazza per festeggiare un'impresa storica che mancava da tanto, troppo tempo. E che Stroppa è riuscito a conquistare, anche se con umiltà lui sostiene "il merito è tutto dei ragazzi": quell'umiltà che lo ha contraddistinto da calciatore e da allenatore e che nel mondo del calcio è una dote rara da trovare. Nei giorni seguenti Stroppa guida i satanelli alla conquista della prima Supercoppa di Lega Pro della loro storia, battendo il Cittadella ed il Venezia del suo amico Filippo Inzaghi. Qualche mese dopo a Stroppa verrà assegnata la Panchina d'Oro come miglior allenatore della categoria.

Il Foggia così si ritrova in Serie B diciannove anni dopo. Però i rossoneri fanno fatica ad abituarsi al cambio di categoria: nelle prime partite, nonostante le ottime prestazioni sul campo, il Foggia fatica a vincere, rimediando un 5-1 a Pescara all'esordio ed un altro due settimane dopo ad Avellino. La squadra si impegna ma non riesce ad emergere dalla zona retrocessione. La svolta avviene il 15 dicembre allo Zaccheria: i rossoneri sono sotto di due reti e la partita sta per terminare. Molti tifosi cominciano ad abbandonare lo stadio, alcuni invece fischiano la squadra e mister Stroppa. Così il Foggia ha una reazione di orgoglio, all'88' accorcia con Beretta ed al 95' (sempre sotto i fischi) pareggia i conti con Deli. A fine partita Stroppa poi dichiara: "Se è questa la reazione che ha portato ad avere una risposta da parte della squadra, ci sta". Il resto è storia: nel mercato invernale, complice l'arrivo del nuovo ds Luca Nember, la squadra si rinforza notevolmente con degli innesti fondamentali. Il Foggia disputa un girone di ritorno straordinario, tanto da classificarsi al  nono posto: un risultato che nessuno, qualche mese prima, avrebbe predetto.

Giovanni Stroppa ha dato tanto al calcio italiano. Ma ha ancora tanto, tantissimo da dare.

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Sezione: In primo piano / Data: Mar 15 maggio 2018 alle 16:00
Autore: Francesco Ippolito / Twitter: @fraccio
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