Un addio, anche il suo, che segna la fine di un ciclo nel Bari dei De Laurentiis. Perché forse soltanto adesso l’era Polito, con tutti i suoi effetti positivi, può dirsi ‘di fatto’ conclusa. La cessione di Mehdi Dorval rappresenta di fatto l’ultima plusvalenza del Bari a livello di prima squadra: un “figlioccio”, il franco-algerino, cui spesso e volentieri l’attuale direttore sportivo del Catanzaro ha rivolto parole di elogio e soprattutto affetto. E che porterà un valore di 2,5 milioni di euro. Destinazione come è noto Rubin Kazan, Russia. E’ stata davvero la scelta giusta? Sul piano economico sicuramente si, per tutti, nella speranza che questa cifra possa essere in qualche modo reinvestita sul mercato, su quello professionale - lo diciamo col massimo rispetto e con la massima stima per il ragazzo - è tutto da vedere. Il motivo è naturalmente legato all’attuale contesto geopolitico: con la Russia isolata dal resto d’Europa, il campionato non sembra al momento particolarmente allenante e doversi confrontare soltanto a livello nazionale non è come avere la possibilità di disputare le coppe europee, ormai non più di casa dal febbraio 2022. La squadra dove approderà lo stesso Dorval, del resto, nella passata stagione si è piazzata al sesto posto in classifica e negli ultimi anni sembra davvero lontana dai fasti del recente passato (in mezzo anche una retrocessione nella categoria inferiore, ndr) con diversi piazzamenti a metà classifica. Ad ogni modo una vita nuova.
Le plusvalenze, dicevano. Dorval si aggiunge a quelle di Caprile, Cheddira, Folorunsho e finanche Scheidler poi ritornato all’estero. Con poco più di dieci milioni di euro incassati. La riprova che nonostante l’ultima discutibile stagione 2023/24, per il resto il lavoro del dirigente campano va considerato ottimo. Ed è da qui che Di Cesare e Magalini, in nome dell’auto gestione, dovranno garantire sostenibilità ma anche competitività: non sarà facile, non è una missione per tutti. Di certo sul mercato c’è una nuova lacuna da colmare in una squadra che al momento è decisamente incompleta. I tanti arrivi delle scorse settimane non bastano e servirebbero almeno dai 7 ai 9 rinforzi in tutti i reparti: un laterale ed un centrale in difesa (a maggior ragione in caso di partenza di Vicari, che è una possibilità), un paio di centrocampisti (regia e mezzali), ed in attacco di certo due prime punte che possano fare da contraltare a Moncini e Gytkjaer. Per aumentare la qualità e giusto per fare qualche esempio.
Squadra incompleta ma che è anche un cantiere aperto. Siamo solo alle prime significative battute del ritiro ma è anche chiaro che il Bari che sta scendendo in campo in queste amichevoli non potrà mai essere quello che si vedrà in campo a San Siro col Milan in Coppa Italia oppure al debutto in campionato. Sia nel primo che nel secondo tempo contro il Bacigalupo si sono viste due squadre molto sperimentali, fatte di possibili titolari ma anche di giovani: dal 4-3-3 al 4-4-2, nel secondo caso finanche una formazione più sbilanciata con quattro terminali offensivi. I carichi di lavoro si fanno sentire e sicuramente - così come nella passata stagione - è un Bari che dovrà migliorare nel cinismo e nella concretezza negli ultimi 15 metri. Tra le note più o meno positive la voglia di proporsi di Pereiro e Pagano che può essere un punto di partenza. Nessuno naturalmente si aspettava di vincere ‘solo’ 2-1 e un pizzico di delusione può starci. E ovviamente, andando oltre il test col Campobasso, ci sarà ugualmente tanto da lavorare ma di tempo naturalmente ce n’è e non è il caso di fare drammi.
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