Via Mignani, dentro Marino. Il Bari cambia dopo i dieci punti raccolti in nove giornate, frutto di 7 pareggi soprattutto: segno di una squadra che non perde, ma neppure vince. E rimane nel limbo. Squadra che allo stesso tempo ha palesato limiti evidenti nella sua costruzione e nella qualità dei singoli. Per non parlare della condizione fisica che non pare al momento una delle migliori. Fatale il pareggio di Reggio Emilia. Ma addossare tutta la colpa al mister è una teoria che non si può condividere: le responsabilità maggiori di questa situazione sono altrove. 

ESONERO CONTROVERSO. Non basta un ritiro rivelatosi alla prova dei fatti totalmente inutile, l'acquisto di giocatori in ritardo di condizione fisica, fuori ruolo ed in qualche caso già inadeguati, un budget a disposizione decisamente limitato, poco tempo per affinare i meccanismi di una squadra che ha '7 attaccanti' (numeri e carriere alla mano quasi nessuno in grado di incidere come i predecessori), adesso anche questa novità. Mignani ha responsabilità non superiori ad un 10-15%. La decisione si spiegherebbe solo per via dello sfogo post-Reggiana, dove tra le righe ha preso le distanze dalla prestazione della squadra. Anzi, dalla squadra stessa. E forse ad una incapacità di reinventarsi tatticamente, perché le caratteristiche dei giocatori a disposizione suggeriscono la disposizione per moduli diversi dal 4-3-1-2, che rimane applicabile si ma in maniera molto più limitata rispetto allo scorso anno. Ma il vero fallimento, le grosse responsabilità sono di chi questa squadra l'ha messa in piedi e di chi ha messo scarse risorse a disposizione. Squadra, sin qui, palesemente inadeguata anche solo per l'obiettivo playoff. Sopravvalutata e male assortita soprattutto. 
E' solo un tentativo di porre rimedio agli errori commessi in estate. Ma si sa, il calcio è anche questo.

MARINO, OPERAZIONE RILANCIO. Cosi matura l'arrivo di Pasquale Marino. Anche per la panchina stessa strategia utilizzata talvolta sul mercato dei calciatori: profili a caccia di rilancio dopo annate deludenti (gli esoneri più recenti con Crotone e SPAL, ultimo 'quasi exploit' l'annata di Vicenza del 2014/15, quando condusse una squadra ripescata dalla Lega Pro sino al terzo posto con semifinale playoff) ed una inattività che dura da due anni. Tatticamente predilige 4-3-3, 4-2-3-1 e 3-4-3, cercherà di dare una nuova immagine alla squadra e la voglia di mettersi in discussione non mancherà. Dovrà però essere in grado di trasmetterla anche alla squadra e scrivere una nuova pagina in tutti i sensi. Forse è anche l'ultima possibilità per rimanere nel calcio che conta e la piazza di Bari in tal senso le motivazioni le offre. Chi vivrà vedrà.

Sezione: Primo piano / Data: Mar 10 ottobre 2023 alle 09:30
Autore: Domenico Brandonisio
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