Se Sparta piange, Atene…ride. E anche di gusto. Con un dislivello di prestigio ed umorale senza precedenti. Come mai, forse, nella gestione della multiproprietà dal 2018 ad oggi: più che la categoria ed il prestigio di differenza il nócciolo della questione è la reputazione. Da un lato la gioia, la festa, il tripudio. Dall’altra la delusione, la rabbia, le tante incertezze. Con la scadenza del 2028 che incombe e l’assenza più totale di progettualità. Mentre su sponda Tirreno i 150 milioni tirati fuori per vincere e competere non saranno certamente gli ultimi. Così il Napoli, così il Bari.
Una premessa è doverosa: chi vince ha sempre ragione e lo scudetto è meritato. Quindi giusto riconoscere la qualità del lavoro svolto. L’impresa è targata principalmente Antonio Conte. Perché ha reso una squadra competitiva - ma non la più forte in senso assoluto - costante, capace di approfittare dei passi falsi delle dirette concorrenti e imporsi in sfide importanti. Al netto del fatto che, ben presto, la formazione partenopea si sia ritrovata a giocare soltanto in campionato, risalire dal decimo posto della passata stagione non era un compito facile. Atalanta prima e Inter poi non sono riuscite a tenere il passo, anche se i nerazzurri di Inzaghi lottano per qualcosa di grande come la Champions League. Antonio Conte, del resto, è anche un simbolo per la società biancorossa: l’ultimo in grado di portare il Bari in A e di farlo con una delle formazioni più forti di sempre. Un tecnico che prende club in crisi e li rigenera, come è stato quasi dovunque. E vince al primo colpo o quasi. Tranne al Tottenham. C’è dunque un importante pezzo di Lecce in questa nuova pagina del calcio italiano.
Ma analizzati i giusti meriti, viene difficile per un tifoso del Bari o per chi sente i colori biancorossi fortemente, essere così contenti per questo risultato. Perché se da un lato i De Laurentiis eguagliano Ferlaino in termini di scudetti vinti, dall’altro continuano a trattare nel modo peggiore la terza piazza più grande del sud Italia ed il secondo club del Mezzogiorno col maggior numero di partecipazioni al campionato di Serie A: ad oggi il Bari non sa cosa farà da grande, né si intravede alcun tipo di ambizione. Con una piazza letteralmente sul piede di guerra e con un’aria quasi irrespirabile. "Vogliamo far vincere il sud Italia con continuità", ha detto Aurelio De Laurentiis - proprietario anche del club biancorosso - ma allo stato attuale questa rappresenta una grande bugia. Ammesso che nell'area geografica la Puglia sia davvero compresa.
“Ci dispiace, ma è uno scandalo”, aveva titolato nel 2000 il Corriere dello Sport in riferimento ai veleni della lotta scudetto tra Lazio e Juventus. Un’espressione che facciamo anche nostra. Ma si badi bene: lo scandalo non è lo scudetto del Napoli, ma il dislivello sotto ogni punto di vista con Bari, trattata ancora una volta come la peggiore delle provinciali. Un abisso tecnico, organizzativo, gestionale, passionale. Per cui la B dovrebbe essere un lusso e il nono posto un piazzamento da non disprezzare. Con la Serie A che manca da 15 anni e col record negativo di assenza che ha buone possibilità di essere centrato. E si: ci dispiace, ma è uno scandalo. Ci dispiace, ma così…no.
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