“A volte ritornano” o “Scusate il ritardo”: il titolo lo scegliete voi. La trama del match, invece, la sceglieranno loro: i giocatori in campo, rossoblù e giallorossi pronti a darsi battaglia per un derby tra Taranto e Lecce che ritorna allo Iacovone dopo un quarto di secolo. Fari puntati a domenica sera per un posticipo che ha già qualcosa di storico. A guardare la classifica del girone C di Lega Pro, però, sembra più un testa-coda: giallorossi primi in coabitazione con Foggia e Juve Stabia mentre i rossoblù sono terzultimi a braccetto con la Reggina. È pur sempre un derby, pugliese (e quest’anno ne vedremo tanti), meno inedito ma con tanto fascino.
Riavvolgiamo il nastro delle emozioni e per riacciuffare un Taranto-Lecce bisogna tornare indietro di ventiquattro anni. Era il 22 novembre 1992 e si giocava la dodicesima giornata di andata del campionato di Serie B. La macchina del tempo ci porta nell’ultima stagione del Taranto nel campionato cadetto mentre quel Lecce, allenato da Bolchi, conquistò la promozione in Serie A, annoverando in rosa gente come Maini, Scarchilli, Orlandini e Olive che testeranno, poi, i campi della massima serie. L’ex centrocampista di Putignano, però, non fece parte del match a differenza dell’ex Inter, ora attuale allenatore degli Allievi della Virtus Francavilla. Dal biondo Orlandini al Biondo compagno di squadra che al 19° del primo tempo atterra Pistella in area di rigore: per l’arbitro Luci non ci sono gli estremi per il calcio di rigore e, dunque, ammonisce per simulazione l’ala sinistra ionica. È un Taranto tambureggiante in campo e sugli spalti con Lorenzo che sfiora il vantaggio in due occasioni. Per aspettare il primo sussulto di marca giallorossa bisogna aspettare la mezz’ora con un bel triangolo sull’asse Grossi-Baldieri-Scarchilli ma Mazzaferro (uno dei tanti ex Barletta) è abile a mettere una pezza e ad evitare guai peggiori alla difesa rossoblù. Nella seconda frazione spazio a gol e spettacolo: al sedicesimo ad aprire le danze è Soncin che da fuori area infila la sfera all’incrocio dei pali. Una rete che porta in vantaggio la squadra guidata da Vitali. Il tripudio di fede rossoblù dura solo due minuti perché da una punizione calciata da Notaristefano nasce il pareggio giallorosso siglato da Melchiori. La partita finì così, in perfetta parità. Il tabellino lo firmarono loro: Soncin e Melchiori. La pagina del match la scrissero tutti loro: allenatori, giocatori e soprattutto i tifosi. Perché una partita del genere e di questo blasone, che sia a “rischio” o no, in ogni categoria, non può fare a meno dei “tifosi” che amano il calcio e “maledettamente” queste sfide. Che lo spettacolo abbia inizio, in campo e sugli spalti.
Bentornato Taranto-Lecce
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