Il ‘Castro’ è tornato a casa: già in campo, ma desideroso di tornare a sorridere, giocare, vincere. Un tifoso in campo per la sua squadra del cuore. Gaetano Castrovilli si rilancia così: “Fisicamente sto molto bene, ciò che manca è solo il ritmo partita. Di Cesare è stato fondamentale: prima che direttore è un amico. Tornare qui è la scelta più giusta, qui posso ritrovarmi anche mentalmente. Addio dalla Lazio per il Monza? Volevo giocare di più. E non c’era spazio per me malgrado l’infortunio”. 

Obiettivo rinascere: “Quello che ho pensato appena arrivato qui è proprio questo. Vorrei rinascere e con me anche il Bari. Quel sorriso che avete visto è spontaneo perché io sono sempre stato così. Ok sono sceso di categoria, ma è come se questo non fosse mai avvenuto. Io mentalmente voglio tornare a star bene perché in questi due anni e mezzo ho avuto soprattutto difficoltà mentali. Sono qui per dare una mano a questa squadra, di cui io sono un gran tifoso. Quando penso al Bari penso a mio nonno e sono in debito con lui”. 

Castrovilli però rimane coi piedi per terra. E non c’è una leadership singola, se non quella dell’allenatore: “Il leader primario è il mister. Caserta non lo conoscevo ma è una brava persona e mi piace come lavora. E’ l’insieme che fa arrivare a grandi traguardi. Senza il collettivo noi si va da nessuna parte. Abbiamo una squadra forte, possiamo creare tanto entusiasmo. Siamo ragazzi giovani e con voglia di dimostrare”. 

Sulla condizione fisica lavoro in corso: “Allenarsi con la squadra è diverso da farlo individuale. Sono al 60-70% della condizione. Questa settimana è decisiva per essere già al 100%”

Nessuno di certo potrà non ricordare l’Europeo vinto nel 2021, anche lui faceva parte della rosa di Mancini con l’Italia: “La cosa che più mi è rimasta impressa è la forza di quel gruppo. Per questo parlavo prima di obiettivo collettivo. Insieme si possono raggiungere risultati impensabili. È stata una grande esperienza per me ed una grande emozione. Ho realizzato di aver vinto l’europeo soltanto una volta tornato a casa. Ho coronato il sogno mio ma anche di tutti gli italiani”. 

Tifosi biancorossi si nasce e lo si resta anche a distanza: “Non ho mai smesso di seguire il Bari. Quando abbiamo preso gol da Pavoletti ho staccato la testa a un peluche (ride, ndr)”. 

Gli infortuni sono stati una costante nella sua carriera. Ma non ha mai smesso per davvero di credere in un ideale: “Ad un certo punto stavo pensando anche di lasciare il calcio. La forza dei figli è inspiegabile. Ed è per loro e per mia moglie, ma anche per i miei genitori, che riesco a tirare fuori il meglio di me stesso. E quindi voglio che mi veda giocare a calcio”. 

Capitolo tattica: “Io mi metto a disposizione del mister. Mezzala, esterno d’attacco o altro ancora non fa assolutamente differenza”. 

Sugli obiettivi le idee sono ambiziose: “Dobbiamo essere prima noi a crederci, per andare in alto. Possiamo andare ai playoff. Ci sono due squadre più forti di noi, come Venezia e Monza. Meritavamo però di più contro queste due squadre, penso abbiamo superato questa prova. Poi si vedrà”.

Sezione: Primo piano / Data: Mer 03 settembre 2025 alle 12:28
Autore: Domenico Brandonisio
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