La Polizia di Stato ha dato esecuzione alla misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria adottata dal Tribunale di Bari, Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti della società sportiva Calcio Foggia 1920, su proposta congiunta del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, del Procuratore Distrettuale di Bari e del Questore di Foggia.
Contestualmente, è stata data esecuzione ad un’ordinanza cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Bari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia barese (cui è stato applicato anche un sostituto della Procura di Foggia), nei riguardi di quattro persone ritenute gravemente indiziate del delitto di tentata estorsione in danno del presidente del Calcio Foggia 1920.
Infine, sono stati notificati cinquantadue provvedimenti di DASPO “fuori contesto”, emessi dal Questore di Foggia nei confronti di altrettanti soggetti residenti nella provincia di Foggia gravati da precedenti condanne per delitti di criminalità organizzata e in materia di stupefacenti.
Le indagini, allo stato, dimostrano come gruppi ultras diretta espressione della criminalità organizzata foggiana abbiano pianificato e realizzato una lunga campagna di intimidazione e di azioni violente diretta a costringere il titolare della società sportiva Foggia Calcio 1920 a dimettersi e a cedere il controllo della società, in conseguenza del suo rifiuto di affidare di fatto a quei medesimi gruppi i servizi di gestione del sistema delle sponsorizzazioni e degli accrediti per l’ingresso allo stadio, oltre che il controllo di assunzioni e rapporti professionali all’interno della società sportiva.
Tale campagna estorsiva, in definitiva finalizzata a determinare una cessione forzata della società per un valore di gran lunga inferiore a quello di mercato, si realizzava attraverso una sconcertante serie di gravissimi atti intimidatori, commessi ai danni dei giocatori della società, oltre che della governanceaziendale e del presidente della società, anche con l’utilizzo di armi e materiale esplosivo e con metodi tipicamente mafiosi, facendo leva sulla notoria influenza criminale della cd. “Società Foggiana”.
Tale strategia criminale risulta sottesa alla serie di atti criminali iniziati il 18 giugno 2023, con l’esplosione di colpi di fucile indirizzati all’autovettura dell’allora capitano del Calcio Foggia 1920, e culminati con la collocazione di un rudimentale, quanto pericoloso ordigno esplosivo immediatamente vicino l’automobile di Emanuele Canonico, allora vice presidente della società Foggia Calcio 1920, parcheggiata all’interno della sede dell’impresa edile “CN Costruzioni Generali s.p.a.” a Modugno. Nel medesimo contesto, venivano sventati due attentati incendiari in danno delle autovetture in uso ai vertici del Foggia Calcio 1920 (in un caso, era individuato nella flagranza del reato un minorenne quale uno degli esecutori del progetto delittuoso).
Intercettazioni e perquisizioni nel tempo disposte dall’Autorità Giudiziaria hanno consentito, anche attraverso il sequestro di materiale informatico e documenti (fra i quali finanche un foglio manoscritto, rinvenuto in possesso di uno degli indagati, sul quale erano stati cripticamente riportati gli obiettivi criminali delle azioni delittuose), di acquisire importanti elementi indiziari di conferma della fondatezza delle contestazioni formulate a fini cautelari, riconducendosi quelli e altri episodi delittuosi ad un’unica regìa, diretta a destabilizzare l’assetto gestionale societario e a condizionare negativamente le stesse attività sportive, imperniata sul ricorso alla forza intimidatrice di una delle “batterie” nelle quali, come noto, si articola il sodalizio mafioso della “Società Foggiana”, evidente in atti criminali compiuti sia verso il management societario sia nei confronti dei calciatori.
Su tali presupposti, il Tribunale di Bari ha accolto la proposta, formulata congiuntamente dal Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, dal Procuratore della Repubblica di Bari e dal Questore di Foggia, di adozione di provvedimento di amministrazione giudiziaria della società Calcio Foggia 1920, necessaria per sottrarre le relative attività al pesante condizionamento criminale su di essa esercitato, anche ricorrendo a forme violente tipicamente espressive di metodi e interessi mafiosi.
Come noto, la misura in questione ha proprio la funzione di sostenere e tutelare le imprese sottoposte al rischio di condizionamento mafioso, mirando l’intervento giudiziario a liberare l’impresa da vincoli, interessi e presenze espressione della concreta presenza di quei gravi fattori di pericolo di trascinamento nell’orbita di influenza di un’organizzazione criminale, attraverso il ricorso ad un’amministrazione giudiziaria temporanea, destinata a restituire al più presto l’impresa ad una gestione lontana dalle logiche criminali che ne minacciavano l’integrità e la stessa esistenza.
Si tratta del primo caso di applicazione dello strumento del controllo giudiziario previsto dall’art. 34 del codice antimafia nei riguardi di una società calcistica, in fatto ostacolata nella pianificazione e nella efficace conduzione delle sue progettualità sportive, attraverso intimidazioni e violenze che hanno a lungo pesato su scelte e comportamenti anche di atleti costretti ad assistere a quelle pressioni criminali e a temere di esserne vittime.
Alle misure giudiziarie volte a ripristinare le condizioni di libero esercizio dell’attività d’impresa sono state opportunamente affiancate le misure di prevenzione personali necessarie ad impedire il verificarsi di gravi delitti contro l’ordine pubblico purtroppo ormai tipici nel contesto di eventi calcistici. In particolare, il Questore di Foggia, in coerente attuazione delle nuove direttive del vertice della Polizia di Stato, ha contestualmente adottato la misura del cd. DASPO “fuori contesto” nei riguardi di cinquantadue soggetti, residenti in Foggia e nella provincia, che, negli ultimi cinque anni, sono stati denunciati o condannati per alcune categorie di reati specifici, quali reati contro il patrimonio e contro la persona, reati contro l’ordine pubblico o reati in materia di armi o stupefacenti. A costoro, in conseguenza della misura adottata, è stato inibito l’ingresso negli impianti sportivi in occasione delle relative manifestazioni.
Autore: Giovanni Scialpi
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