La Deghi non sarà ai nastri di partenza del prossimo campionato di Eccellenza: è questa la decisione assunta, nel corso delle ultime ore, dal patron Alberto Paglialunga che, ai nostri microfoni, ha rilasciato una lunga intervista nella quale spiega le ragioni che lo hanno indotto ad accantonare uno dei progetti calcistici più solidi della massima divisione regionale pugliese.
Patron Paglialunga, la Deghi saluta l’Eccellenza: quali sono i motivi di tale decisione?
“Il calcio, soprattutto in queste categorie, va inteso esclusivamente in termini di passione: le regole andrebbero riviste, così come ne andrebbe introdotta una in merito al contenimento dei costi, purtroppo totalmente assente nei campionati dilettantistici. A un certo punto bisogna compiere un passo indietro: la politica di austerità intesa secondo un’accezione positiva non è di casa e considerando che questo calcio non mi rappresenta, preferisco defilarmi. Non è una questione di risultati o di investimenti: sono stato parte attiva di questo sport senza alcuni fini di natura finanziaria, ma solo per passione, perciò è ora di defilarsi”.
Si tratta di una decisione definitiva o è possibile aspettarsi un ripensamento?
“Decisione assolutamente definitiva: già nel periodo pandemico avevamo lanciato un appello per stravolgere in positivo la mentalità di questo mondo. Mi sarebbe piaciuto che tutti quanti, anziché investire nella ripartenza, avessero compiuto sforzi importanti in termini strutturali: noi lo abbiamo sempre fatto, il nostro impianto è un gioiellino apprezzato, di recente, anche dalle avversarie del Lecce che venivano ad alloggiarci nei ritiri prepartita, ma poi bisogna confrontarsi con società che costruiscono corazzate a luglio e che dopo un paio di mesi non hanno più la possibilità di proseguire. Nessuno si chiede perché gli imprenditori seri non abbiano mai interesse concreto nell’investire in questo mondo: qualche risposta, forse, ce l’avrei…”.
La scelta dei due gironi può aver influito, anche in minima parte, in questa sua decisione?
“Il presidente Tisci è stato fortemente criticato, ma d’altronde c’era da aspettarselo: criticare chi è operativo è un must purtroppo particolarmente diffuso, anche se poi tutti coloro che muovono feroci critiche sono gli stessi che non propongono mai soluzioni percorribili. I due gironi hanno abbassato notevolmente i valori e il fascino dell’Eccellenza unica si è perduto, ma in tempi di pandemia era di certo l’opzione migliore per ridurre i costi”.
Potrebbe, nel breve, decidere di vendere il suo titolo?
“Assolutamente no: il titolo è di mia proprietà e non lo venderò mai. La meritocrazia è tutto: l’Eccellenza va raggiunta scalando le varie categorie e non sulla base dei meriti altrui. Investiremo le nostre risorse sull’impianto e sulla sistemazione di alcuni campi di periferia, o forse faremo anche qualcosa a livello giovanile, ma il titolo non è assolutamente in vendita”.
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