Domani sarà una giornata speciale per Giovanni Manzari, figura storica del calcio pugliese, che ha scritto pagine importanti con il Monopoli e con il Casarano. Due piazze che per lui rappresentano un pezzo di vita e di carriera, due tappe che hanno segnato la sua storia professionale e umana. Alla vigilia del derby tra biancoverdi e rossazzurri, il direttore sportivo — oggi 78enne — si racconta, in esclusiva, ai nostri microfoni con il consueto entusiasmo, tra ricordi, aneddoti e riflessioni su un calcio che ha imparato a conoscere in tutte le sue sfumature.
"Sono stato quattordici anni direttore sportivo del Monopoli e quasi cinque al Casarano. Sono le società in cui ho fatto le più grandi plusvalenze e ho venduto giocatori in Serie A e B. Ci sono grandi ricordi e grandi successi. Domani sarà una grande emozione rivederle giocare una contro l’altra. Io sono nato nel Monopoli, ma anche dopo nel Casarano. Ho anche lavorato a Taranto, nei momenti difficili, e a Fasano, dove ho fatto i playoff. Ma Monopoli e Casarano sono stati il top. Ho fatto scouting con Marotta a Venezia e con la Sampdoria, con Sartori e Pastorello a Verona. Ho fatto un grande lavoro. Domani tiferò per entrambe: sono sempre stato accolto benissimo".
La carriera di Manzari nel calcio è nata quasi per caso, spinta dalla passione e dalla curiosità più che da un vero progetto.
"Il direttore sportivo è diventato un lavoro dopo. Inizialmente era come un gioco. Lavoravo in ospedale a Monopoli e un mio collega, che era il vicepresidente del club biancoverde, mi mise in contatto con l’allora presidente. Quest’ultimo mi fece una tessera da osservatore e mi mandò un po’ in giro. Feci diverse operazioni importanti, come quella di Cassano, che fece quel gol contro il Milan quando giocava al Taranto.Quando ero a Casarano ci andavo due volte a settimana. Andare fuori, per me, significava lasciare il mio lavoro principale da capotecnico di laboratorio al laboratorio di analisi di Monopoli, e lasciare la mia famiglia: mia moglie e i miei tre figli".
Dietro una carriera lunga e piena di soddisfazioni, c’è anche un piccolo rimorso:
"Dopo aver lavorato per quattro anni con Marotta a Venezia e due alla Sampdoria, dovevo andare in quest’ultimo club a fare il direttore sportivo. Nel 2006 però mia moglie si ammalò seriamente e dovetti rinunciare. Fu quel treno che passa ogni tanto, ma non potevo accettare: dovevo e volevo stare vicino a mia moglie. Per questo ho continuato a lavorare nei dintorni. Sono comunque contento del percorso che ho fatto. Oggi faccio scouting un po’ in giro con il Cittadella, perché sono amico del direttore sportivo, ma senza troppo impegno. Viaggio, ma per i miei 78 anni".
Il suo nome resta sinonimo di competenza e intuizione. A Monopoli come a Casarano, Manzari ha lasciato un segno profondo.
"A Monopoli Giovanni Manzari è un’istituzione. A Casarano lo stesso, anzi, forse ancora di più. A un certo punto sembrava come se arrivasse chissà chi. In quei quattro anni non so se abbiamo fatto al massimo dieci sconfitte. Le cose andavano davvero bene. Ogni anno c’erano grandi plusvalenze e ottimi posizionamenti. A Casarano lo spogliatoio era eccezionale, anche se io ci andavo solo due volte a settimana. Avevo due grandi collaboratori, Franco Bellante e Schiavano".
Un uomo di campo, più che di scrivania. Uno scout nel senso più puro del termine, che ancora oggi rivendica l’importanza di “sentire” il calcio dal vivo.
"A Verona ho portato Iunco, che giocava a Brindisi. Ce ne sono stati tanti di giocatori che ho trovato tra Serie C e Serie B e che poi sono arrivati in Serie A. Andavo a vedere i giocatori sul campo. Con la tv o i dischetti potevi avere solo una bozza, ma i giocatori bisogna vederli dal vivo. Io sono stato capo scouting voluto da Marotta, che quando voleva definire un giocatore chiamava me. Sono stato molto amico e ben voluto da tutto il calcio italiano. In quegli anni avrò sbagliato non più di quattro o cinque giocatori: lo dico senza presunzione. Siccome però facevo sempre plusvalenze, non ho mai fatto danni. Sono rimasto molto amico con tanti calciatori che ho avuto".
Nel suo racconto c’è spazio anche per una riflessione sulle due piazze che domani si affronteranno.
"Il Casarano le cose più grandi le ha fatte con la famiglia Filograna, sia prima che adesso. Il Monopoli ha cambiato molte volte gestione. Quando sono entrato io c’era un gruppo di persone di Monopoli con cui si è fatto calcio, poi è arrivato anche un gruppo esterno e si è continuato a fare bene. Anche ora, con Rossiello, sta facendo un ottimo lavoro".
E sul match che si giocherà domani, Manzari analizza con lucidità da uomo di calcio, ma con il cuore diviso a metà.
"Domani mi aspetto una partita molto aperta. Sono entrambe a 18 punti. Il Casarano l’ho visto domenica: viene da tre sconfitte, bisogna vedere se reagisce. È una squadra che fino a poche settimane fa stava facendo molto bene. È messa bene in campo e ha Chiricò, che è davvero forte. Il Monopoli stava arrancando, ma si è sbloccato e sta andando bene, si è ripreso. È una partita da tripla. Nessuno vuole perdere, è un derby molto sentito. Sarà, secondo me, una gara bloccata che verrà risolta dagli episodi: un rigore, una punizione o la giocata di un singolo. Un uomo derby potrebbe essere proprio Chiricò, ma anche nel Monopoli ci sono calciatori che possono fare la differenza. Tutte e due devono essere aggressive e attente. Speriamo venga fuori una bella partita".
Poi, un pensiero.
"Mi piacerebbe ricevere un invito dalla nuova dirigenza del Monopoli. Sarebbe un gesto che apprezzerei molto".
Parole di un uomo che ha dato tanto al calcio pugliese - e non solo - che continua a viverlo con lo stesso sguardo appassionato di chi lo considera non solo un lavoro, ma una parte essenziale della propria vita.
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