Cinque anni dopo l’ultima volta, Luigi Panarelli torna sulla panchina del Taranto. Dopo le esperienze vissute tra il 2018 e il 2020, il tecnico ha risposto nuovamente presente alla chiamata del club ionico. Una scelta spiegata così dalla vigilia del match contro il Novoli, il primo atto del triangolare valido per l’accesso alla finale: “Quando chiama il Taranto si sceglie anche con il cuore. Sono stato molto lusingato dalla chiamata di una proprietà importantissima. Ho accettato perché ci sono tante motivazioni e l’occasione per cercare di centrare l’obiettivo. Le sensazioni sono sempre positive. Ogni volta ci sono stimoli nuovi e sono contento”.
Mercato: “Quando si subentra bisogna fare di necessità virtù. Non penso al mercato ma a ciò che ho a disposizione. Dovremo lavorare su ciò che abbiamo. Ci sono delle defezioni, ho trovato un gruppo predisposto ma qualcuno ha dei risentimenti come Souare, Monetti, Konate e Vukoja, oltre allo squalificato Russo. Ci sono altri giocatori e dovrò cucire un vestito su misura su di loro. Abbiamo preparato il match in un giorno e mezzo, siamo consapevoli ma abbiamo lavorato bene e sono fiducioso. È una competizione importante che permette il salto di categoria. Sarà una partita importante ma non decisiva. La città e la proprietà ci sono vicini, dovremo dare il massimo per essere sempre competitivi”.
Su cosa lavorare: “Il mio incarico è partito ieri. Abbiamo parlato con i ragazzi perché dobbiamo trasmettere una mentalità vincente. Il Taranto è obbligato a vincere ma dobbiamo essere consapevoli che questo è il nostro campionato e restare con i piedi per terra. Per ogni avversario è la partita di cartello e ho detto ai ragazzi che servono personalità e spavalderia, senza sfociare nella presunzione”.
Cosa ha detto alla squadra: “Ho detto ai ragazzi che giocare a calcio è il mestiere più bello. Non deve essere un peso, la pressione non deve farci consumare energie nervose. Possiamo sfruttare un’occasione che non può capitare sempre e i giocatori devono essere consapevoli della maglia che indossano. Spetta a me trasferire questo senso di appartenenza. Dobbiamo essere tutti uniti, siamo condannati a vincere perché abbiamo un obiettivo da centrare”.
Un aspetto tecnico da sottolineare: “Vogliamo avere il dominio del gioco, non solo in fase di possesso ma anche cercando di mettere in difficoltà l’avversario. Abbiamo lavorato su questo nelle due sedute di allenamento svolte. I risultati si ottengono attraverso l’organizzazione. Rispettiamo il Novoli, è una squadra di palleggio e che non molla mai. Affronteremo un avversario ostico ma abbiamo delle ferite che ci fanno ancora male e vogliamo riscattarci. Devo inculcare fiducia, mentalità e lavoro”.
Lo spirito: “Prima di allenare il Taranto ho vinto un campionato di Eccellenza da tecnico con l’Altamura. Questo, però, non è un campionato di Eccellenza, ci sono tanti giocatori scesi di categoria. Il progetto Taranto è importante, ho avuto anche altre richieste da squadre di vertice del Girone H di Serie D ma non ci ho pensato due volte. Il progetto è più importante delle categorie. Il campionato è difficile, è composto da gente di categorie superiori. Dobbiamo essere realisti, il Taranto non è mai stato in Eccellenza ma ci siamo e dobbiamo essere umili. In questo campionato contano i punti, a me piace giocare ma inculcare la mia mentalità con il tempo. Non bisogna mai mollare, contano i risultati”
Lo staff: “Ci stiamo lavorando, preferisco aspettare le ufficialità ma lo stiamo organizzando. Cerchiamo dei professionisti”.
Il match con il Novoli: “Sarà una gara sicuramente difficile ma diversa. Sarà particolare, ci giochiamo tanto. Non ci sono i tre punti in palio ma una doppia sfida per il passaggio del turno. Per andare in Serie D si passa da qui, sarà una partita più importante rispetto ad una sfida di campionato”.
Il portiere under o over: “Quando si prende gol non è sempre per il portiere. Bisogna contestualizzarli, è un ruolo maledetto perché non ha nessuno alle spalle. Ne stiamo parlando con il direttore e con la proprietà. Ci stiamo lavorando ma preferisco dare la formazione poco prima della gara per tenere tutti sulla corda”.
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