Walter Chiarella non è più l'allenatore del Manfredonia: dopo solo un mese il tecnico foggiano si è dimesso dalla guida del club biancazzurro. Una decisione irrevocabile. Chiarella, contattato in esclusiva dalla redazione di TuttoCalcioPuglia, al telefono è affranto e deluso.
Con il presidente del Manfredonia Antonio Sdanga si erano compromessi i rapporti da giorni. Tra l'altro non è stato nemmeno lui a portarlo in riva all'Adriatico: "Io sono stato coinvolto da Rotice ed altri, quelli che in passato avevano salvato il Manfredonia. Non è stato Sdanga a portarmi a Manfredonia".
Partiamo dall'annuncio delle tue dimissioni. Come mai hai deciso di andartene da Manfredonia?
"Si è incrinato questo nostro rapporto con il presidente Sdanga ed è andata male. Tuttavia i collaboratori sono rimasti. Quello che mi chiedo è: perché il mio staff, quello che ho portato io, è rimasto, mentre l’allenatore no? Evidentemente si è creato involontariamente un attrito con me e si è interrotto il rapporto. Abbiamo pagato solo io ed il mio secondo, Franco Sante, che oltre ad essere laureato è un ottimo collaboratore. Stimato da Delio Rossi, andava in curva e mi faceva tutte le relazioni: un vero e proprio tecnico".
Quindi i tuoi collaboratori sono rimasti, mentre l'allenatore, ovvero il capo dello staff, no.
"Sono rimasti e si stanno allenando senza portieri. È la cosa che mi fa più rabbia. Ripeto: io, allenatore, ho portato i due collaboratori. Come mai loro vanno bene e l'allenatore, che sta al di sopra di tutti, no?".
Ma in realtà le dimissioni risalgono a prima.
"Infatti, io mi ero dimesso prima, perché nessuno può permettersi di bloccare gli allenamenti per cinque giorni. L’allenatore che deve pensare? Che le cose sono messe male e se ne deve andare, è inutile perdere tempo. In tutto il tempo che ci siamo allenati, il presidente Sdanga si è visto un paio di volte. Ho portato il fisioterapista Fabio Episcopo e il presidente si è risentito, perché non dovevo farlo. Come si fa a lavorare per venti giorni senza un fisioterapista e un medico? Se fosse successo qualcosa in campo di chi era la responsabilità?".
Ma per quale motivo il presidente Sdanga ha deciso di bloccare gli allenamenti del Manfredonia?
"Non si sa. Non so perché ha deciso di fare questa manovra, forse per dare un segnale".
E quale sarà il futuro del Manfredonia?
"Un gruppo di Foggia, veramente importante, sarebbe potuto entrare in società, ma hanno deciso di no. Magari se io avessi portato uno sponsor a Manfredonia, sarei ancora l’allenatore. Adesso se il sindaco ha preso in mano la situazione e porterà un altro allenatore, gli faranno la squadra. In squadra c’erano due/tre calciatori bravi, chissà se rimarranno. Intanto noi siamo i fessi: abbiamo lavorato per venti giorni sotto il caldo atroce e magari gli altri prendono in mano tutto quello che c’è da prendere".
Purtroppo il club sipontino era in crisi da tempo.
"Abbiamo avuto anche delle spese, non ci hanno dato nemmeno un rimborso. Sembrava che fosse tutto scontato. Magari le cose si sarebbero potute mettere in un’altra maniera, prendendo quei cinque/sei over che avevo detto di comprare, ma nessuno voleva venire, forse proprio per motivi economici".
Sei un bravissimo allenatore, oltre ad essere stato un ottimo calciatore. Adesso quale sarà il tuo futuro?
"Non lo so, se mi chiameranno sarò contento. Magari si chiude una porta e si apre un portone".
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Autore: Francesco Ippolito / Twitter: @fraccio
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