Premessa: una rondine (ma anche tre, a partire dal Monopoli) non fa primavera. Ma qualcosa, in casa Bari, sembra stia cambiando o possa cambiare. Quantomeno nell'approccio alle partite, nella voglia di aggredire l'avversario, nel mantenere i nervi saldi quando la situazione può sfuggire di mano, ma anche nella capacità tattica di rischiare. E avere ragione. Col Foggia è stato possibile riconciliare molti di questi aspetti. E ne è venuta fuori una gara completamente diversa da quella dello 'Zaccheria': biancorossi protagonisti, al contrario dei satanelli (comunque in serie negativa e si vede) e non solo per il risultato. Esito dell'andata ribaltato, impressioni anche. Vedremo se ci saranno ulteriori controprove.
FATTORE C&C - E' la vittoria di Carrera, che di lavoro ne ha ancora tanto da fare. Ma sta cercando di trasmettere qualcosa alla squadra (selfie post -gara a parte) e si vede: la voglia di restare uniti e di non scomporsi davanti alle avversità, in primis. E poi un bel messaggio dal punto di vista tattico: lasciare quattro punte anche dopo l'ingenua (per certi versi esagerata) espulsione di Maita. Un segnale forte quello lanciato, da parte di chi intende giocarsela con l'avversario di turno a viso aperto, senza rimpianti. Il bel gioco non conta adesso, ma non era indispensabile neppure prima: in C serve concretezza, anche se a detta dell'ex difensore biancorosso il calcio, in fondo, è uguale un po' dappertutto. Che sia Russia, Grecia o Italia poco importa. Lo score momentaneo è di 7 punti in 3 giornate: un girone fa ne erano stati racimolati appena 4, con un organico più ricco di alternative e senza convincere. Ma questa è anche la vittoria di Cianci: terzo gol in altrettante gare disputate. Non era ancora successo prima di questa stagione. E se col Monopoli la dea bendata ci aveva messo parecchio del suo, quello col Catania è stato da rapace d'area. E con il Foggia si è andati oltre: una punizione davvero di ottima fattura, da specialista. Oltre ogni previsione, nemmeno nel migliore degli auspici: che venga smentito una volta tanto il detto 'nemo propheta in patria?' E' una bella speranza. Ma il Bari adesso è soprattutto lui, uno di Barivecchia, uno col biancorosso dichiaratamente ed orgogliosamente nel sangue. I sogni, talvolta, si avverano e lui ce la sta mettendo tutta. E' bello immedesimarvisi.
BIVIO? - Proprio contro il Foggia, un girone fa, il Bari ha imboccato la spirale negativa che ha portato - progressivamente - al declino della gestione Auteri, sublimato al termine dell'ultima sessione invernale di mercato. E se adesso accadesse il contrario? E' una bella speranza: rievocare il Lecce ed i fatti del 1997 sarebbe troppo facile, ma anche inutile. Anche se talvolta, vincere un derby, può davvero far scoccare quella scintilla che può indirizzare la stagione in un certo modo. Marchionni ed i suoi, in fondo, proprio nella gara dello Zaccheria - e per loro stessa ammissione - trovarono quel quid necessario per arrivare al punto dove comunque ora sono, ossia a pochi punti dalla quota salvezza. Intanto è già qualcosa sapere che l'encefalogramma della squadra potrebbe non essere più piatto, ma dare confortanti segnali di risveglio.
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