Luglio 2018: "L'obiettivo è portare il Bari in A nel minor tempo possibile". E poi febbraio 2024: "Molti ci hanno accusato di non aver investito sui giovani, il vivaio, ma avere una seconda squadra, portarla dal fallimento alle soglie della Serie A e tirare fuori i vari Cheddira, Folorunsho ecc, giovani di proprietà Napoli, denota che sul pezzo ci stiamo". Parole, queste ultime prounciate da Aurelio De Laurentiis, in riferimento al club partenopeo e che, comprensibilmente, hanno fatto andare tutte le furie la piazza pugliese. Non poteva essere altrimenti: apostrofare e ridurre la sesta tifoseria d'Italia (lo dicono i numeri, non noi) ad un ripiego è parso un paradosso, un cazzotto nello stomaco ai tanti appassionati che - nonostante una stagione negativa - non fanno mancare il proprio supporto alla squadra in Serie B. Un pubblico che ha fame di grande calcio e che dopo i sogni di gloria sfumati a giugno avrebbe meritato ben altro. Come un progetto serio per salire e non una stagione ricca di patemi e senza un reale straccio di programmazione. Un totale controsenso rispetto ai buoni propositi iniziali.
Quello di Aurelio De Laurentiis è stato più di un semplice autogol comunicativo. Ha allo stesso tempo sancito una frattura netta e forse definitiva con la tifoseria biancorossa, che da tempo non si riconosce più nel suo progetto. E se prima essa tendeva a dividersi su alcune questioni tecniche ed economiche, adesso il dissenso è unico e forte. Sul piano morale è l'umiliazione più grande dal 2011 ad oggi: seconda forse al calcioscommesse ed al fallimento societario. Ma sicuramente un punto basso nella storia recente del club. Il Bari, è bene ricordarlo, non avrà alle sue spalle coppe e scudetti, ma ha comunque 30 campionati di Serie A ed una buona tradizione calcistica (nella classifica perpetua è la 17^ formazione italiana) nonostante gli ultimi 12 anni e mezzo di puro oblio ed amarezze. Ed al sud, Sardegna esclusa, è la seconda formazione per partecipazioni alla massima serie proprio alle spalle del Napoli. Se qualcuno dovesse tendere a dimenticarlo commetterebbe un grosso errore. La dignità, ai tifosi biancorossi, non la toglierà mai nessuno. Hanno poi fatto seguito le reazioni piccate di Decaro e Petruzzelli. sindaco ed assessore allo sport del Comune di Bari hanno preteso le scuse. Che sono 'arrivate' (prendendo le distanze il figlio, ritrattando parzialmente il padre con un 'mi dispiace'), ma non possono bastare per placare gli animi. Di questo spettacolo ce n'era ben poco bisogno. Aggiungiamo inoltre che avere due squadre in mano a uno stesso proprietario di vantaggi ne porta soltanto da una parte ed è quella del più forte. E non ad entrambe. Per il futuro la Bari sportiva tragga, ad ogni modo, importanti insegnamenti.
LE RISPOSTE DI LUIGI E AURELIO DE LAURENTIIS ALLE CRITICHE
LUIGI DE LAURENTIIS - “È inutile che io ci giri intorno: devo dissociarmi dalle dichiarazioni rilasciate da mio padre, presidente dell’altra squadra della FilmAuro. Così come non sempre un figlio la pensa come il proprio padre, può accadere che due soci non condividano la stessa visione aziendale. Voglio credere che le parole di mio padre siano state mal interpretate o che lui stesso non si sia espresso con chiarezza, perché ovviamente non è possibile parlare di Bari e del Bari derubricandole a seconda squadra del gruppo non solo perché non è vero ma, inoltre, non rende giustizia alla storia di questa piazza. In ogni caso che ci sia stato un malinteso o meno, quanto accaduto è la dimostrazione nei fatti della totale autonomia che esiste fra le due realtà aziendali. Perché se il presidente dell’altra squadra del gruppo avesse gestito l’organizzazione del Bari, se sapesse come funziona il nostro settore giovanile, se avesse seguito in prima persona la creazione di questa struttura aziendale vocata a progetti ambiziosi, sicuramente non avrebbe parlato di “seconda squadra”. Dall’inizio della mia avventura ho agito autonomamente, con la mia impronta, i miei valori, il mio metodo aziendale: abbiamo strutturato un gruppo di lavoro che ogni giorno si occupa di gestire ogni aspetto della vita del Bari, assumendoci enormi responsabilità verso la città e i tifosi. Una volta avviata la macchina, ho rispettato ogni delega data e ogni ruolo affidato ai professionisti che ho scelto, senza mai abbandonare il Bari, ma costruendo una struttura solida abbastanza da poter essere indipendente e autonoma. Siamo arrivati a 90 secondi dalla Serie A, il nostro paradiso, ma siamo caduti e ci siamo fatti male. Io ci sono sempre stato e con fermezza ma senza alzare la voce ho motivato, sostenuto, investito ma, soprattutto, rispettato. E gli investimenti degli ultimi giorni ne sono una ulteriore prova. La mia prima squadra è il Bari e fino a quando sarò qui ne difenderò gli interessi, l’onore e i colori, con onestà intellettuale e morale e con impegno di fronte a chiunque”.
AURELIO DE LAURENTIIS - ”In riferimento alle dichiarazioni critiche nei miei confronti del sindaco di Bari Decaro, persona che stimo e apprezzo, in merito alla conferenza stampa di oggi, voglio precisare che le mie parole sul Bari sono state fraintese. Io penso che avere come proprietà due squadre, in due diverse categorie, sia semplicemente un valore aggiunto, per entrambe. Era questo il senso del mio ragionamento. Il Bari è guidato da mio figlio Luigi De Laurentiis in totale autonomia ed è stato a un passo dalla serie A solo sette mesi fa. L’obiettivo della proprietà è quello di portarlo più in alto possibile. Se le mie parole hanno offeso i tifosi mi dispiace”.
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