È stato il direttore sportivo del Brindisi per oltre due anni prima di rassegnare le dimissioni nel corso della prima parte di stagione da poco conclusasi: Nicola Dionisio torna a parlare e lo fa ai microfoni di TUTTOcalcioPUGLIA.com.
Direttore, il Brindisi è retrocesso: si aspettava una fine così ingloriosa?
“La retrocessione del Brindisi, per me, è stata una mazzata, un colpo difficile da mandar giù: perdere la categoria dopo averla riconquistata due anni fa con immensi sacrifici non è l’epilogo che una piazza così calorosa merita. Purtroppo, però, la società ha lavorato male e il risultato non poteva che essere questo: il girone H, poi, è quello più difficile d’Italia, perciò anche il minimo errore può essere fatale”.
Le colpe della retrocessione, perciò, le attribuisce principalmente alla società?
“Purtroppo sì: fattori come disorganizzazione, carenze e promesse non mantenute hanno contribuito in maniera netta affinché questo triste scenario si concretizzasse. Dispiace perché eravamo partiti bene…”.
Le sue dimissioni furono un fulmine a ciel sereno: quando ha ritenuto che fossero venuti meno i presupposti per far bene?
“Sin dalle prime giornate. La premessa è d’obbligo: noi quest’anno abbiamo allestito una squadra con un budget di gran lunga contenuto che avrebbe potuto tranquillamente salvarsi, potevamo contare sul giusto mix tra gente esperta, soprattutto in avanti, e giovani di talento. Qualche avvisaglia c’era già stata dopo poche partite, tant’è che il rischio che i calciatori di maggior qualità potessero andar via, come poi è avvenuto, era elevato: ho sentito aria di smobilitazione e ho preferito dimettermi perché mi ritengo una persona seria. Poi vorrei fare un piccolo appunto in merito a Claudio De Luca…”.
Prego.
“Lo scorso anno ho insistito particolarmente per convincerlo a guidare il Brindisi: il mister ha talento, è un emergente che merita le giuste soddisfazioni in questo mondo e sono contento che il Bitonto gli stia dando la possibilità di poter dimostrare tutte le sue qualità”.
Con l’avvicendamento societario, il suo nome è tornato alla ribalta: le piacerebbe tornare a Brindisi?
“Ho letto qualcosa in merito anch’io, ma per il momento non ho avuto contatti con nessuno. Semmai dovesse giungere una chiamata, bisognerebbe valutare diversi aspetti: anzitutto tornerei con il Brindisi in Serie D, perché l’Eccellenza l’ho già fatta e sinceramente si tratta di un campionato fin troppo particolare. Poi, aspetto ancor più importante, c’è bisogno di una società seria e organizzata, degna del nome di Brindisi: gli obiettivi contano poco, qui ognuno di noi ci mette la faccia e non è corretto assumersi responsabilità altrui…”.
Per concludere: l’ha sorpresa la vittoria del Taranto?
“In realtà no, anzi, fui uno dei pochi a dire che il Taranto fosse una squadra quadrata, la classica squadra di Serie D che alla lunga avrebbe trionfato. Sono contento per loro: si tratta di una piazza alla quale anche la C sta stretta”.
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