Per commentare ed analizzare il momento non felicissimo che sta vivendo il Foggia Calcio, la redazione di TuttoCalcioPuglia.com ha contattato in esclusiva il tecnico Silvano Fiorucci, negli ultimi due anni impegnato con il Città di Castello. Nel suo palmares da allenatore tante panchine tra D e C1 tra cui, tra le tante, due salvezze importanti raggiunte con la maglia dei satanelli (stagione 2005-2006) e alla guida del Benevento. Ma non solo passato: recentemente, infatti, il tecnico umbro è stato vicinissimo alla panchina del San Severo, poi la società pugliese ha virato verso un altro allenatore.
Mister partiamo proprio da San Severo. Era vicinissimo alla panchina: cosa è successo?
“In questi giorni mi sono sentito telefonicamente con il ds Marino, un ragazzo molto competente e serio, c’è stato molto feeling, avevamo tantissimi punti in comune e abbiamo avviato un discorso. Poi ieri sera mi ha comunicato che la società avrebbe puntato su un altro profilo (Giacomarro, ndr). C’era identità di vedute, mi ha fatto piacere, ma poi ogni società è libera di decidere come meglio crede”.
Ora lei cosa sta facendo?
“Negli ultimi due anni ho allenato a Città di Castello, sempre subentrando, purtroppo c’è chi nasce con la camicia e chi la camicia ha dovuto comprarla. Attualmente mi piace definirmi allenatore “in ferie non pagate”.
Della sua carriera da allenatore che ricordi si porta?
“La mia è stata una carriera dove i risultati sono sempre arrivati, anche oltre le aspettative delle società, nonostante non avessi mai avuto a disposizione organici fortissimi. Anche a Foggia, ho ricordi bellissimi, solo ripensare a salire gli scalini dello “Zaccheria” per entrare in campo è un’emozione unica. Si era creato un feeling spettacolare con la tifoseria e la città di Foggia. Fu una salvezza difficile, svoltammo completamente nonostante a gennaio perdemmo pedine importanti come Scarpa e Moro. Nel mercato furono fatti tanti proclami poi non arrivò chi avevo chiesto io, e avevo chiesto pochissimi calciatori, funzionali al progetto, che sarebbero venuti a piedi da noi. Fui tentato anche di andar via. Poi però, nonostante tutto, ci salvammo in anticipo e fu una grande gioia, ma non fui riconfermato. Qualcosa si ruppe, ma non per colpa mia. Questo il mio grande rimpianto: il Foggia poteva andare in B prima e a me avrebbe cambiato la carriera. Purtroppo sono nato in tempi sbagliati: in quegli anni era richiesto l’allenatore esperto e navigato, nonostante io avessi avuto esperienze precedenti con Benevento e Arezzo in C, recentemente, invece, ora che ho maturato anni e anni di carriera, va di moda l’allenatore giovane ed emergente".
Passiamo al Foggia attuale, che lei segue. Quali sono i problemi di questo Foggia e come se ne esce?
“Il Foggia il suo lo sta facendo anche se ha buttato un po’ di punti per strada, con quei punti ora poteva essere in alto e soprattutto poteva essere molto più sereno. Tre sono state le gare negative: Pescara, Avellino e Parma. Poi il Foggia se l’è sempre giocata. La cosa da correggere tantissimo è la fase difensiva. Sono i numeri che parlano: 27 gol subiti. Nessuna squadra al mondo può avere il pallino del gioco in mano per 90 minuti, ci sarà sempre un momento in cui gli avversari ti attaccano e ti mettono in difficoltà. Lì devi essere bravo a reggere, il Foggia non regge. Subisce molto sulle palle inattive, serve più concentrazione. Il Foggia deve imparare a difendere, a sacrificarsi per mantenere il risultato. Anche perché in B gli avversari, se molli, ti puniscono”.
Secondo lei è giusto dare fiducia a Stroppa?
“Partiamo dal presupposto che l’allenatore in una squadra incide tanto, sotto l’aspetto tecnico, gestionale e mentale. L’organico per una salvezza c’è: secondo me prima di mandare via un allenatore bisogna riflettere bene, non di pancia, e solo se l’allenatore ha dato il massimo con quel gruppo e non si è raggiunto il risultato, allora sì. Ad esempio a Benevento hanno fatto bene, dopo 9 partite, ad esonerare Baroni. Stroppa in C è stato bravo a tenere duro alle critiche iniziali, poi ha riportato in B il Foggia dopo 19 anni. Non mi sento di condannare l’allenatore, gli va dato tempo, in virtù anche di quello che ha fatto l’anno scorso. Non bisogna avere fretta, il campionato è lungo, è il Foggia ha dimostrato di saper giocare bene a calcio”.
Autore: Attilio Scarano / Twitter: @AttilioScarano
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