La festa del Bitonto passa anche dai gol di Cosimo Patierno, che nel corso di questa stagione ha sfondato il muro dei venti gol. Cifra tonda, due in meno di tutto lo scorso campionato. Quest'anno, però, ci ha pensato il virus ad arginare lo straripante centravanti dei neroverdi, pronto finalmente a giocarsi le proprie carte in Serie C dopo averla guadagnata sul campo. TUTTOcalcioPUGLIA.com lo ha intervistato in esclusiva per farsi raccontare le emozioni.
Patierno, un nome una garanzia.
"Così dice la città (sorride, ndr). Ce l'abbiamo fatta, questo è quello che conta".
Cos'è successo nelle scorse ore?
"Già ieri i tifosi hanno organizzato una festa simbolica, andando contro qualsiasi legge. Però bisogna capirli, abbiamo scritto la storia. È stata un'emozione che non si vive tutti i giorni. Anche oggi, quando sono uscito da casa, ho visto tanta gente con l'entusiasmo a mille, altra incredula".
Andiamo subito al sodo: finalmente in Serie C, dopo un anno in cui si sono susseguite voci di mercato.
"Lo scorso anno ho rifiutato tante proposte provenienti dalla Serie C perché tre anni fa ho sposato in maniera convinta il progetto del presidente Rossiello, con cui avevamo l'obiettivo di arrivare insieme tra i professionisti. Per il futuro non so ancora, di sicuro ci sono buoni propositi: sono capitano e l'uomo-simbolo della città. Sicuramente saprà accontentarmi, vedremo nei prossimi giorni".
A Foggia sostenevano che se il campionato fosse continuato vi avrebbero sorpassato.
"Purtroppo guardano solo adesso la classifica, quando erano a -5 nessuno parlava. La cosa che mi fa sorridere è quando dicono che ci sarebbe stato lo scontro diretto allo Zaccheria, come se lì nessuno avesse mai fatto punti. Quante squadre sono andati da loro e hanno vinto? Noi non siamo una squadra come le altre".
Quarantadue gol in una stagione e mezza. È l'aria di casa?
"E se contiamo anche l'anno di Eccellenza... Per i tifosi ormai sono un idolo. L'emozione di vincere un campionato, anche in queste condizioni, è grande. Stando a casa non sento più la pressione che si può avvertire in un'altra piazza, qui conosco tutto e vivo anche con la mia famiglia. Ha inciso molto essere qui".
Lo snodo principale di questa stagione?
"Metto la gara contro il Taranto nel giorno della festa patronale, secondo me lì abbiamo acquisito autostima e capito che siamo una squadra forte. E poi abbiamo un allenatore tra i migliori in categoria".
Centravanti, ma anche un portiere super. E Biason...
"Mi ricollego al discorso prima. Taurino studia ogni minimo particolare, essendo un ex difensore cura molto la retroguardia. Siamo un gruppo eccezionale: chi giocava ha dato il massimo, chi non giocava non rompeva le scatole. È stata questa la nostra forza".
Il gol più bello? E quello più importante?
"Speravo in un gol-promozione. Anche se un semplice rigore, dico che il gol nel giorno del mio compleanno, contro il Brindisi, è stato quello più importante: ci ha permesso di pareggiare e con quel punto oggi siamo in C".
Cosa vuol dire per lei indossare la maglia del Bitonto?
"A Bitonto, nel mio piccolo, mi sono tolto tante soddisfazioni: superare cento gol, superare chi in passato aveva fatto meglio di me in termini realizzativi. Ha un sapore diverso, indossare la maglia della propria città ha pro e contro: hai una grande carica, ma anche i riflettori addosso. Ho raggiunto un'autostima tale che mi ha permesso di superare ogni difficoltà".
Si aspetta una statua?
"In città me lo dicono (sorride, ndr)... Ma io ho fatto il mio lavoro".
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