Il passato, nel bene e nel male, non si cancella. E Bari non potrà mai dimenticare Jean Francois Gillet...e viceversa. Undici anni di convivenza e d'amore non si possono ignorare. Non quando risulti il giocatore con più presenze in biancorosso e nemmeno dopo che tu, tifoso, lo hai osannato prima di ogni partita e tutte le volte in cui difendeva i pali della porta biancorossa. La squadra del tuo cuore. E poco importano le vicende legate al calcio-scommesse (una brutta storia di partite truccate da cui il 'Gatto di Liegi' è peraltro uscito pulito).

Il portiere belga ieri ha compiuto ufficialmente 40 anni (auguri passati, ovviamente): mica ad invecchiare è il solo Brienza. In Puglia il nostro ci arriva da giovanotto di belle speranze: una delle tante scoperte del DG Regalia, che lo strappa da un Monza allora in Serie B ma lontano anni luce dai milioni a disposizione di Berlusconi. Nel 2000/01 i galletti si avviano verso una mesta retrocessione, tra contestazioni e prestazioni incolori. Ma 'Gil' si fa valere, più di un certo Cassano già promesso alla Roma: il Brescia blasonato dei vari Pirlo, Hubner, Baggio e Turkylmaz espugna il 'San Nicola' ma non umilia i biancorossi perché 'qualcuno' osa parare due rigori in una singola partita: nella storia biancorossa, qualcosa di simile, non era mai successo sino a quel momento. Certamente non in Serie A. Un bel biglietto da visita nel calcio che conta, per lui è una partita chiave. 

A fine anno decide di restare: la squadra, nel corso degli anni, non va oltre mediocri campionati di metà classifica. Non lo ripaga a dovere. Ma lui, a parte una stagione in prestito al Treviso, non abbandona mai la nave: questioni di cuore (qui conosce anche la donna della sua vita, l'attuale moglie) e di pallone. Un'attesa che viene poi premiata con la promozione in A del 2009: arriva anche la soddisfazione di indossare la maglia della nazionale del Belgio e qui, contro la Spagna, conferma la sua fama di para-rigori (almeno una decina quelli parati in biancorosso). Per informazioni chiedere ad un certo David Villa (poi diverrà campione del mondo, ma questa è un'altra storia). Eppure Conte, o almeno così qualche leggenda narra (non ci sono conferme), avrebbe voluto per la Serie A un portiere più alto nonostante il suo 1.81. Poi in panchina arriva Ventura. 

Bari e Gillet, dopo un lungo purgatorio tra i cadetti, sembrano aver definitivamente svoltato. Ma qualcosa si rompe. Esplode un bubbone chiamato calcio-scommesse, prima ancora si materializza sul campo una retrocessione le cui scorie, oggi, sono ancora piuttosto evidenti. Nella rabbia verso Masiello, nella diffidenza verso molti di coloro che in quegli anni avevano indossato la maglia dei galletti. Paradossalmente in uno dei punti più alti della storia del club. Nella frustrazione di ciò che avrebbe potuto essere e che invece non è stato. A farne le spese, in tutto ciò, è anche il Nostro: dopo le lacrime, tante lacrime, versate nella conferenza stampa d'addio, qualcuno gli rimprovera il non aver denunciato fatti, persone e cose col dovuto tempismo. Perchè dal capitano, da uno del popolo biancorosso - sostengono taluni - ci si sarebbe aspettato qualcosa in più. Nel 2016 Gillet viene scagionato completamente da ogni accusa, ma un anno prima l'accoglienza da ex in un Bari-Catania è stata orrenda: fischi, ululati, insulti ad ogni tocco di palla. Nemmeno lui, nel suo piccolo, ha dimenticato. Sembra rimasto traumatizzato. 

Qualche tifoso nostalgico oggi ipotizza (o meglio spera in) un suo ritorno in Serie C. Di nuovo li, a difendere quella porta che per oltre un decennio è stata la sua. Sarebbe un pensiero stupendo, fantastico riannodare i fili di un discorso bruscamente interrotto. Ma i sogni non sempre si realizzano, anche per i 'capitani a vita'. Poi, chi lo sa...

Sezione: Bari / Data: Sab 01 giugno 2019 alle 14:15
Autore: Domenico Brandonisio
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