Climi tesi in casa Fidelis Andria. Nelle ultime settimane, infatti, i tifosi federiciani hanno contestato l'operato del presidente Giuseppe Dibenedetto, il quale ha provato a rispondere alle critiche nella conferenza stampa odierna di seguito riportata:
Debito: "La differenza tra il bilancio prima del mio arrivo e l'ultimo depositato il 30 giungo 2024 è di 80mila euro, generata in due anni. Nonostante tutte le ingiurie, ho provato a dare vita al club. Mi dispiace che sembra che abbia fatto del male a qualcuno. Quando sono venuto ad Andria c’è stato un patto: quello di risanare la situazione debitoria tramite sponsor che non sono quasi mai arrivati. Da una settimana, tutto è cambiato. Sono stati pagati più di 300mila euro di rateizzazioni vecchie. Nel milione e quattrocentodue, c'è un versamento effettuato dal vecchio presidente per pagare gli stipendi arretrati, facendosi firmare un documento con cui lui vanta un credito. Lo sbaglio potrebbe essere stato quello di non essermi fermato nel dicembre 2023. L'unico motivo per cui non l'ho fatto è perché sono mosso dall'entusiasmo. Non ho interessi diversi rispetto allo sport nella sua purezza".
Gli striscioni?: "La stragrande maggioranza dei presidenti, quando inizia il campionato, dicono di volersi salvare. Sarei stato ipocrita a dirlo anche io. Ho preso quei giocatori perché il mio obiettivo era quello di vincere. Ho sbagliato? Sono stato spontaneo e sincero. Stiamo facendo chiarezza. Al mio esordio, nel 2023, tutti i giocatori furono pagati anticipatamente fino a dicembre. Mi è stata fatta pressione per fare gli abbonamenti. Negli ultimi sei anni l’Andria ha sempre giocato per salvarsi. In questa circostanza, non me la sento di scaricare le responsabilità sugli altri e cerco di ricucire il tutto. Se invece di due sconfitte e un pareggio avessimo ottenuto risultati diversi sarebbe venuto fuori il dato del debito? Addirittura, ho letto anche che i giocatori si sarebbero venduti le partite perché non sarebbero stati pagati. Queste cose le leggono anche i miei figli".
Le critiche: "Essere gommisti o benzinai è un reato? Quando sono arrivato, il debito esistente c'era e il vecchio amministratore ha bussato alla porta di tutti gli imprenditori. Ci ho messo i soldi e la passione, il motivo per cui sono stato massacrato è perché le persone hanno sentito del debito di un milione e quattro come se lo avessi fatto io. Sono mancato per tre partite dallo stadio, nelle altre due ho detto a Kragl che avrebbero dovuto trovarsi un lavoro in caso di non vittoria. Ogni mattina mi sveglio presto perché devo andare a lavorare. Se dovessi venire allo stadio domenica e qualcuno dovesse continuare ad offendere, come dovrei reagire?"
Il futuro: "Dopo essere stato massacrato, una persona normale se ne sarebbe andata. Tutto questo a cosa è servito? Andrò dalla sindaca lunedì. Si cerca di scaricare le responsabilità altrui su di me. Ci deve essere un atto distensivo da ambo le parti. Non me la sento di finire in queste condizioni. La copertura finanziaria promessa non è mai arrivata. Se l'unico obbiettivo è arrivare alla prima domenica di maggio devono esserci le condizioni, non solo economiche. Mi interfaccerò con la sindaca per capire le prospettive future".
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