Nella stagione di Serie D più anomala di sempre, succede anche che atleti di spessore, con esperienze pregresse sui palcoscenici professionistici, decidano di ripartire dalla quarta serie italiana allo scopo di diventare dei simboli delle compagini che hanno deciso loro di accordare fiducia.
A Cerignola, ad esempio, è Malcore-mania. L’avvicendamento in seno alla società ofantina, come ampiamente sottolineato a più riprese anche dai diretti interessati, ha comportato un parziale ridimensionamento degli obiettivi, ma l’Audace ha deciso, in ogni caso, di affidarsi lì in avanti a Giancarlo Malcore, classe ’93, ex promessa del settore giovanile del Lecce e che in D, con le casacche di Nardò e Manfredonia, a suon di reti si era guadagnato il salto in cadetteria con il Carpi. Qualche difficoltà nell’ultimo periodo, ma con la maglia dell’Audace Cerignola si è rivisto il Malcore dei tempi migliori: undici reti in 14 apparizioni, quattro doppiette in stagione e indiscutibilmente simbolo della risalita della truppa di Pazienza che ora sogna addirittura i playoff.
Il Molfetta, invece, si è assicurato l’estro di Nicola Strambelli: il suo arrivo ha comportato alcuni addii in rosa, ma la proprietà biancorossa ha compreso l’importanza di poter contare su un atleta che ben conosce la categoria e che, nella stessa, può fare ancora la differenza. L’ex fantasista, tra le altre, di Andria e Matera, classe ’88, è già a dieci reti segnate in 16 uscite, unico modo possibile per rispondere a coloro che insinuavano che il suo arrivo alla corte di Bartoli fosse semplicemente un’operazione di marketing, ma che sul campo lo stesso Strambelli avrebbe reso poco.
Le due squadre erano state allestite al solo scopo di conquistare la salvezza: l’obiettivo, in linea di massima, è già stato raggiunto. Non soltanto grazie a Malcore e Strambelli, ma una buona parte del merito è da attribuire a loro.
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