È l'inferno. Una retrocessione così, è una ferita, non solo una sconfitta. Una ferita per una città che nella propria squadra di calcio, da sempre, si identifica. Che, da sempre, ha nella maglia con la V una ragione di vita. Vita, però, che diventa grama, almeno così. Non è solo una retrocessione, ma una ferita: una serie di coltellate inflitte, l'una dopo l'altra. Fa male la retrocessione, una squadra che era partita bene ed è stata, di fatto, rivoluzionata almeno due volte. Fa male la penalizzazione di due punti, che lascia l'amaro, al gusto cicuta, in bocca a una città intera. La classifica parla così: senza quei due punti, sarebbe stata salvezza. La realtà, però, dice un'altra cosa, perché il Portici domenica avrebbe giocato in modo diverso, probabilmente. Fa male per come è arrivata, col crollo verticale nelle ultime settimane. Fa male l'addio di Faccini, quando forse sarebbe servito uno con le sue caratteristiche. Fanno male le lacrime di Pizzolato, che la D se l'era ripresa sul campo e riporta tutto a una dimensione diversa: un calciatore può sbagliare, ma è tutto qui? No. La risposta, triste e desolante e nel desolato spettacolo del Fanuzzi, di una squadra lasciata quasi sola nell'ultima giornata, senza più della metà dei soci allo stadio. Resta il solo Daniele Arigliano, che alla fine ci mette la faccia e parla. Ma parla solo lui. Fa male quel grido lanciato da Ciullo oltre un anno fa, rimasto inascoltato. Fa male perché qualcuno nel frattempo ha anche parlato, per far suonare un campanello d'allarme, ma quando non serviva più, quando aveva un eco e una risonanza diversa, minore. Quasi inutile, tristemente. Fa male quel restare appesi agli altri campi, in 90' che sarebbero dovuti essere emozionanti e si dimostrano la fiera della banalità, dopo un anno di fiera della vanità, quella vuota, vacua, delle 800 pagine di Thackeray. 
Non è una retrocessione, è una ferita. Per rimarginarla non basterà disinfettarla alla meno peggio, perché resterà purulenta. L'immagine è disgustosa, ma voluta. Nel post partita Arigliano ha detto: "Così il rischio è di non poter affrontare neppure un campionato di Eccellenza". Si riparta da qui, da questo assioma, che sembra certezza triste e inevitabile. Brindisi ferita, colpita. Sarà pur vero che non tutto il male viene per nuocere, ma è vero anche che il tempo non sistema tutto. Banale, no? Come la retrocessione.

Sezione: L'editoriale / Data: Mar 15 giugno 2021 alle 08:15
Autore: Giuseppe Andriani / Twitter: @peppeandriani
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