Doveva essere una stagione da Coldplay, dagli scantinati al grande pubblico, dalle difficoltà iniziali alla Serie A. È diventata una stagione da Francesco De Gregori, chiusa con quell'aria da cantautore triste e ahinoi neppur sempre compreso fino in fondo. È l'epoca della techno, e bisognerà farsene una ragione. Corini saluta così, in un sabato mattina che anticipa l'estate, dopo esser stato al Via del Mare alle 10 e mezzo per un colloquio con la società. Poi è arrivata tutta la squadra, ha parlato per 20' con il presidente e il direttore generale, saluti di rito: ci rivediamo presto. Per riprovarci.
Corini va via con l'aria di chi ha fatto cose buone e qualche errore ma anche con l'aria di chi non è mai stato troppo amato. Dalla piazza, in realtà, perché la società lo ha difeso per tutta la stagione senza risparmiare neppure colpi di sciabola. Paga il rendimento interno e il calo finale. E saluta, presto, per trovare magari un'altra panchina in Serie B. "Ho solo un grande dolore", aveva detto giovedì sera. L'empatia con la città, con la gente, è stata relativa, ma da signore, Corini, non è mai stato scortese né con i tifosi né con la stampa, anzi. Non è bastato. Non è un Viva la Vida, oggi sullo sfondo c'è La Leva Calcistica del '68, con Mancosu che sbaglia un rigore che non ha paura di tirare. Ma risuona Rimmel: "E qualcosa rimane, fra le pagine chiare, fra le pagine scure, e cancello il tuo nome dalla mia facciata e confondo i miei alibi e le tue ragioni. I miei alibi e le tue ragioni".

Sezione: L'editoriale / Data: Sab 22 maggio 2021 alle 13:53
Autore: Giuseppe Andriani / Twitter: @peppeandriani
vedi letture
Print