Ci eravamo lasciati con lo sconforto post Hellas Verona, con la sensazione che il Lecce avesse perso un’occasione, soprattutto alla luce del calendario che lo avrebbe atteso. In queste due settimane, molti tifosi salentini si saranno interrogati su quanto questa squadra avesse le caratteristiche per reggersi sulle proprie gambe nel campionato di massima categoria. La speranza era quella di vedere alla ripresa del campionato un Lecce diverso.
Mister Liverani, alla vigilia della partita con il Torino, aveva parlato di migliorare l’approccio alla partita, alzando il livello di attenzione,e di accorciare notevolmente la distanza tra i reparti, in modo da evitare buchi in fase difensiva, fatali nella massima serie. Di fronte c’era un Torino in grande condizione, con diverse partite ufficiali già nelle gambe. La squadra di Mazzarri fa della fisicità la sua caratteristica migliore: molto incentrata sul pressing in avanti(è la squadra che ha pressato di più nel corso del campionato 2018-2019) e sui duelli individuali corpo a corpo (da cui scaturisce il dato impressionante sui duelli aerei nel campionato scorso: circa 45 ogni 90’).
La partita che sarebbe potuta valere il primato al Toro, insieme all’Inter, ha vissuto diverse fasi. Mazzarri ha scelto di affidarsi a un prudente 352, con un centrocampo piuttosto fisico composto da Rincon, Meitè e Basellie Berenguer a fungere da raccordo con il terminale offensivo Belotti. La scelta di puntare su un centrocampo di quantità ha portato i granata a un fraseggio prolungato e a volte impreciso, che ha coinvolto anche i difensori, con l’obiettivo di trovare sbocco sulle fasce. L’ottima prova della linea difensiva giallorossa, aiutata da un centrocampo attento, ha reso piuttosto vana questa tattica.
Dopo un inizio incoraggiante del Lecce, aiutato dal pressing dei tre giocatori offensivi, il Torino ha comunque preso le redini del gioco, creando i pericoli maggiori nella ricerca degli attaccanti in profondità alle spalle della difesa. In questa fase il Lecce ha faticato a superare la metà campo e a trovare i suoi soliti punti di riferimento, affidandosi spesso a lanci lunghi preda dei difensori avversari. Nonostante le ammonizioni di entrambi i difensori centrali lasciassero presagire il peggio, la svolta del match è arrivata quando la qualità e le scelte di Falco e Farias sulle fasce hanno consentito al Lecce di uscire dalla morsa granata e di trovare certezze nel suo classico modo di giocare. Il gol infatti nasce da un recupero palla dell’ottimo Tachtsidis, su cui il talento di Majer e Falco e la rapacità di Farias fanno il resto.
Quando all’inizio del secondo tempo Mazzarri prova a dare peso all’attacco con Zaza, al posto dell’evanescente Berenguer, il Toro alza il baricentro e mantiene alta l’intensità. Bastano infatti pochi minuti per vedere Zaza ricevere alle spalle dei centrocampisti leccesi, causando il rimpallo da cui scaturisce la rete annullata di Belotti. La rete del Torino comunque non tarda ad arrivare e nella testa dei tifosi leccesi si riaffacciano i fantasmi di San Siro e il timore di subire un fatale uno-due, in grado di compromettere la partita.
Ma è qui che si vede la mano di mister Liverani: rispetto alle prime partite, le coperture difensive sono ben fatte e la squadra è in grado di tenere il campo con grande attenzione. Inoltre la mossa di mandare in campo Babacar e Mancosu, facendo ritrovare il classico punto di riferimento sulla trequarti, apre la partita. Nel momento in cui la distanza tra i centrocampisti del Toro aumentava, a causa di un calo di tutti gli interpreti e all’ingresso del più offensivo Verdi, il Lecce ha trovato nei suoi uomini di centrocampo la possibilità di alzare il livello e la qualità dei passaggi, sia nello stretto sia variando la fascia con cambi di gioco precisi. Proprio da uno di questi lanci, effettuato a memoria da Calderoni, nasce la lunga azione offensiva che ha portato al tap-in di Mancosu.
Il Lecce ha poi rischiato poco anche nella fase finale della partita. Nonostante l’ingresso in campo di Verdi, i granata non sono mai riusciti veramente a cambiare marcia. Sul risultato finale che scaturisce, pesa una buona quota di demeriti del Torino.
Tuttavia la capacità del Lecce è stata quella di reggere, senza troppi affanni, l’urto di una squadra forte nel momento di sua massima pressione. I ragazzi di Liverani hanno avuto la pazienza di sopportare il possesso palla orizzontale della squadra avversaria, confrontarsi sul terreno proprio dei calciatori granata, e vincendo la battaglia (come suggeriscono i dati sui duelli aereivinti: 22 a 19 a favore del Lecce).
Alla prova collettiva di alto livello e grande concentrazione, si sono poi unite prestazioni eccellenti dei singoli. In particolare, Farias e Falco sono stati essenziali nel primo tempo. Il trequartista tarantino ha impreziosito la sua prestazione con giocate da vero fuoriclasse, che si sono rivelate, oltre che esteticamente belle, anche molto funzionali a creare superiorità numerica nella metà campo granata.
Il Lecce esce dall’Olimpico con alcune certezze in più: mantenendo un livello di attenzione sempre massimo, è capace digiocare il pallone e avere un indice di pericolosità offensiva sulla falsa riga di quanto visto lo scorso anno. Dalla capacità di Liverani di leggere e mettere mano a quei 25 minuti in cui il Torino è stato padrone del campo e molte squadre di serie A avrebbero segnato, passa una buona fetta di stagione del Lecce. In questo senso, i margini di miglioramento sono ampi, considerando anche la graduale integrazione dei nuovi arrivati, tra cui Babacar, il cui apporto è stato fondamentale nell’ultima mezz’ora.
Autore: Stefano Sozzo / Twitter: @stesozzo
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