Salvatore Lanna dice che sia mancata solo la cattiveria. A vederla bene, dal punto di vista tattico, forse al Lecce di ieri sera è mancato anche qualcosa in più negli ultimi sedici metri. Coda e Pettinari hanno girato a vuoto, Stepinski non ha dato la scossa, Falco ha avuto troppo poco tempo. Per essere didascalici, senza processi. Eppure il Lecce di ieri sera, che voleva vincere per dare un segnale a tutta la B (mentre l'Empoli si prende la vetta e il Monza inizia a correre, forse definitivamente), ha dato un segnale soprattutto a se stesso. Ventire tiri in porta in casa di quella Salernitana che fino a ieri sera era la capolista, una partita dominata dal punto di vista del possesso palla, con il 64% contro il 36% dei campani. Il giorno dopo aver scoperto la positività di Corini, "condottiero", per usare le parole del suo vice Lanna. Una prova di carattere che non può entrare in discussione, al di là del valore da attribuire al punto dell'Arechi e al solito dilemma sul bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. L'allenatore in seconda riferisce di una squadra arrabbiata perché avrebbe voluto vincere. Un altro segnale a se stessi: questo Lecce è forte e sa di esserlo. Ecco perché ha la forza di reagire in quel modo. Per la disamina tecnica, per capire perché con 23 tiri si segni una volta sola - e sistemare un reparto che fin qui ha brillato di luce propria tanto da battere ogni record - ci sarà tempo e modo, sempre che sia necessario. Da Salerno, però, il Lecce ne esce più forte: è già squadra, il resto si può sempre sistemare. Si può trovare il modo di andare in rete, ma il carattere non si compra. Corvino aveva parlato di "branco", aveva ragione.

Sezione: Focus / Data: Mer 16 dicembre 2020 alle 11:00
Autore: Giuseppe Andriani / Twitter: @peppeandriani
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