La speranza è che questo articolo - magari a partire dalle prossime sfide - invecchi male. Perché vorrebbe dire che una svolta, sia pur minima, nelle prossime partite ci sarà stata. Svolta di cui, in casa Bari, non si riesce ad intravedere neppure l’ombra. L'umore della piazza è dei peggiori, la classifica piange. Ma soprattutto la squadra non riesce ad ingranare, malgrado il successo col Padova ma soprattutto le due settimane di pausa che avrebbero dovuto migliorare un gruppo ricco di limiti tecnici, tattici, caratteriali.
La scelta di andare avanti ancora con Caserta, la difesa a spada tratta nel post partita del Mapei del ds Magalini e la volontà di andare, a partire da oggi, in ritiro a Castel di Sangro (ieri allenamento in zona industriale a porte chiuse con tanto di presenza di forze dell'ordine) sanno più di mossa della disperazione da giocarsi che di scelta ponderata. Insomma un'extrema ratio. Perché si, l’allenatore ha molte colpe e la squadra - come ampiamente rimarcato - potrebbe fare a nostro avviso meglio di così. Ma addossare tutte le colpe a questa figura ed ai giocatori senza tenere conto dell’operato di Magalini e Di Cesare sarebbe uno sciocco errore di valutazione. Perché questa squadra è stata costruita da loro, per loro, attraverso le loro referenze e le loro valutazioni. Dirigenti che hanno persino girato tanti campi, anche in C. Ma ad oggi con risultati nettamente mediocri. Come gioca il Bari? Male, e non è chiaro con quale spartito. Come dovrebbe giocare? Non si sa. Di certo c'è una difesa troppo fragile e che subisce almeno un gol a partita (per distrazione, infortuni, letture sbagliate di varie situazioni di gioco), un centrocampo che tolto Castrovilli fa poco filtro, un attacco che - escluso Moncini - è semplicemente sterile. Altri elementi sono arrivati in condizione fisica non ottimale e malgrado l'impegno non forniscono la qualità auspicata: Partipilo ad esempio, ma non è il solo.
Qualcuno potrebbe obiettare: in passato a cosa è servito cambiare? Il problema è che sin ora, da quel maledetto Bari-Cagliari, sono stati effettuati esoneri a cuor leggero quando sarebbe stato il caso di lasciar perdere e promosse riconferme prive di logica: è stato così nei confronti di Mignani sempre dopo Reggio Emilia o ancor prima della B verso Vivarini, succede adesso nei confronti di un Caserta che appare confuso, smarrito, spaesato. E che nessuno inizi ad addossare la colpa ai tifosi ed alla pressione: ormai da tempo agli allenamenti si reca davvero un numero esiguo di persone. Una forma di disinteresse che però non impedisce di tanto in tanto di alzare la voce: non sono mancati dal settore ospiti del Mapei Stadium i cori di contestazione. Il ragionamento può essere esteso anche e soprattutto alla gestione di Longo: i playoff non erano arrivati, ma c'era ugualmente una base da cui poter lavorare e ripartire. Non è stato fatto malgrado essere arrivati noni "non fosse la fine del mondo". Ora si pagano le conseguenze di questa improvvisata rivoluzione, sotto vari punti di vista.
A cosa potrà servire mai un ritiro? A volte sono più i danni che i benefici. Speriamo prevalgano i secondi, ma raramente è successo che portassero a dei risultati. Limitandoci alla storia di questa società, soltanto nell’ultimo anno di Serie C: ma quel Bari, edizione 2021/22, era una squadra che stava soltanto vivendo un momento di leggero appannamento, rialzandosi presto e senza mai perdere il primo posto. Ma già a dicembre 2023, dopo il ko di Lecco, risultati poco convincenti e squadra che ha continuato a balbettare. Prima ancora accadde nella gestione 2017 sotto la gestione Colantuono, per non perdere il treno-playoff dopo una brutta crisi di gioco e risultati. Playoff, obiettivo minimo dichiarato, che allo stato attuale appaiono decisamente una chimera. E persino quella squadra pareva avere meno incertezze di questa…
Così come abbiamo aperto il pezzo, così lo chiudiamo: la speranza è quella di essere smentiti nelle prossime sfide contro Mantova e Juve Stabia. Diversamente sarà difficile pensare di andare ancora avanti con questo assetto, con buona pace di tutti. Altrimenti si rischierebbe grosso.
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