Bari rischia di non farcela? Si, ma non solo: Euro 2032 rischia di diventare un boomerang capace di ritorcersi contro tutto il paese Italia. Entro il 31 luglio 2026 vanno individuate definitivamente e rese note almeno cinque città (anzi 4, perché lo Juventus Stadium di Torino è già certo, mentre a Firenze la ristrutturazione del Franchi è già operativa) in grado di soddisfare i 130 requisiti elencati dalla UEFA (che entro ottobre 2026 deve dare ok definitivo): dalle coperture alla sicurezza, passando per impianti di illuminazione, uscite di sicurezza, controlli, sicurezza e modernizzazione di lavoro ce n’è da fare. Il problema riguarda tutti. Se ciò non accadesse sarebbe quindi soltanto la Turchia ad accollarsi l’organizzazione del torneo, avendo già 9 stadi a norma sui potenzialmente 12 totali che servirebbero per ospitare la manifestazione continentale. 

C’è ancora tempo per rimediare. Non molto per la verità. Ed il grande punto della questione è: con quali soldi si dovrebbe procedere alla riqualificazione degli impianti o addirittura alla costruzione di altri nuovi? Secondo le ultime stime, come confermato da una recente inchiesta de La Repubblica, ne servirebbero dai 6 ai 7 miliardi, con circa la metà delle spese che verrebbe accollata dalle società che giocano negli stadi interessati ma che poi sarebbero destinate a diventare proprietarie degli impianti o concessionarie nella peggiore delle ipotesi. Il resto? O lo Stato direttamente (ipotesi che per ora non ha trovato concretezza) oppure fondi legati al credito sportivo. 

Perché, allora, la posizione del San Nicola di Bari sembrerebbe in partenza addirittura più incerta di quella di altre piazze? La motivazione appare a questo punto scontata: per sostenere questi progetti a medio-lungo termine servirebbe una società forte, solida, con una visione per il futuro. Ma i De Laurentiis hanno un vincolo sulla multiproprietà che scade nel 2028 e soprattutto sarebbero già alle prese col futuro dello Stadio di Napoli, il cui destino è sospeso tra ristrutturazione del San Paolo e costruzione di un nuovo impianto. Insomma, la buona volontà dell’amministrazione comunale capeggiata da Leccese in assenza di garanzie (fondi statali, presenza e interventi anche di una società che sostenga il Bari Calcio) appare decisamente insufficiente. Ed è per questo che c’è attesa di capire quelli che saranno gli sviluppi futuri. Ma lasciare fuori il terzo stadio più grande d’Italia sarebbe un peccato mortale e sarebbe anche un grande treno perso che, diversamente, potrebbe costituire un’occasione di rilancio.

Sezione: Primo piano / Data: Mar 14 ottobre 2025 alle 08:30
Autore: Domenico Brandonisio
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