Arrivato durante il mercato di riparazione dal Nardò, il calciatore del Taranto Alex Avantaggiato ha parlato, ai microfoni di TUTTOcalcioPUGLIA.com, della sua stagione, dell’accoglienza ricevuta dal club rossoblù e dei suoi obiettivi futuri.
È passato un mese e mezzo dall’ultima partita ufficiale del Taranto nel campionato: come sta vivendo questo periodo di quarantena?
“Lo vivo molto bene, anche se bisogna saper trovare gli stimoli per affrontarlo. Ogni giorno penso a ciò che ho avuto in mano ed a quello che è stato un sogno che si è realizzato: volevo prima di tutto giocare contro il Taranto e poi appartenere alla rosa ionica. Vivo questi giorni come se fossi rinchiuso in qualcosa e lì fuori c’è ciò che voglio e che ho desiderato per diverso tempo. Il lavoro a casa non è semplice: è importante mantenere il tono muscolare perché, alla ripresa, non dovremo farci trovare impreparati”.
Cosa le manca maggiormente?
“Per una persona come me, manca tutto: dalla pacca sulla spalla del compagno ai consigli e le bastonate costruttive del mister. Manca anche il ritrovarsi, fuori dal campo, con i compagni di squadra e la libertà quotidiana”.
Lei è arrivato in riva allo Ionio nel corso della sessione invernale del calciomercato: che ambiente ha trovato e com’è il suo rapporto con i compagni di squadra?
“Con i compagni ho un rapporto bellissimo. Pensavo che, arrivando in una società composta da giocatori importanti, potesse esserci qualche disguido: molti calciatori potevano permettersi di vantarsi per la loro carriera rispetto alla mia ma questo è uno spogliatoio davvero molto umile. Nessuno si è mai permesso di farmi sentire inferiore rispetto ad altri e questo è stato il gesto più bello che potessi ricevere: ero molto teso al mio arrivo a Taranto, avevo un po' d’ansia, e sia il mister, sia la squadra, si sono comportati da veri professionisti”.
Nonostante sia giunto a dicembre, si è fatto un’idea del perché il Taranto non si trovi in piena lotta per la promozione?
“Purtroppo, non tutto ciò che si vorrebbe realizzare si può concretizzare: questa è una squadra seria e lo noto in ogni allenamento e durante le partite. Col Foggia, ad esempio, abbiamo sbagliato l’atteggiamento e ciò poteva dare l’idea di una squadra pigra ma posso assicurare che io ed i miei compagni ci alleniamo con tenacia, col sangue agli occhi. Mi chiedo anch’io quale possa essere la motivazione: presi singolarmente, sono tutti giocatori fortissimi. Forse qualcuno ha pagato un piccolo momento ‘no’ e la pressione della tifoseria. Spero che si possa riprendere quanto prima per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati”.
Nella prima parte della stagione ha militato nelle fila del Nardò, poi il trasferimento a Taranto: come giudica il suo campionato, sino ad oggi?
“Avrei sicuramente voluto fare molto di più. Ho rifiutato il Latina ed il Bisceglie: due piazze ambiziose. Andai a parlare col mister che mi aveva dato delle rassicurazioni sulle prestazioni e sul modulo che avrebbe adottato ma queste non sono mai state mantenute: lui è un patito del 3-5-2 e mi aveva detto di voler adottare il 3-4-3 per favorire il mio gioco. A Nardò fui impiegato come quinto di difesa o, in qualche partita, da esterno: non sono mai stato nelle condizioni di esprimermi in maniera ottimale, così come mi sarei aspettato. Avrei preferito ci fosse stata chiarezza sin dal primo giorno con loro ma non è stato così. D’altro canto, lo ringrazio per avermi fatto scoprire un ruolo che non pensavo di poter ricoprire e quella partita disputata contro il Taranto fu decisiva per il mio trasferimento”.
Le notizie che giungono non sembrano essere confortanti per i campionati dilettantistici: qual è, secondo lei, la soluzione migliore circa la ripresa dei campionati?
“Credo che, per attuare determinati protocolli, servano delle risorse economiche che possono permettersi forse solo i club di Serie A e B. Credo che, nel nostro campionato, si potrebbe optare per due soluzioni: il congelamento delle classifiche oppure una sorta di playoff allargato alle prime cinque squadre dei campionati per poter sancire dei verdetti”.
Qualora i campionati dovessero riprendere, chi sarebbe la squadra favorita per la vittoria finale?
“Credo che Bitonto e Foggia si contenderebbero il campionato fino alla fine. La squadra di mister Taurino merita di salire direttamente in C: hanno un gioco fluido e sono in grado di determinare delle vere situazioni di gioco pericolose. Il Foggia ha dei giocatori importanti ma impronta la partita sull’aggressività e sul nervosismo psicologico: ritengo che questo metodo non sia quello corretto per ottenere i risultati, anche se è sempre il campo il giudice finale”.
Sguardo al futuro: quanto le piacerebbe rimanere a Taranto anche il prossimo anno? Crede che un’ulteriore esperienza nella città ionica possa aiutarla a crescere ulteriormente?
“Spero vivamente di rimanere in rossoblù anche nella prossima stagione: mi aiuterebbe a crescere tantissimo dal punto di vista fisico ma, soprattutto, mentale. Dal mio arrivo, ho trovato qui una società seria e disponibile in qualsiasi cosa. Mi sento quasi in dovere di ringraziare i miei compagni ed il mister per ciò che fanno quotidianamente: non mi sarei mai aspettato di ricevere da loro questa tipologia di atteggiamento. In particolare, mister Panarelli si è dimostrato un uomo con gli attributi: non è facile andare in giro in città e, magari, sentirsi dire parole per l’andamento della squadra. Lui non ha responsabilità sui risultati: ci fa preparare le partite sempre con tanta voglia, grinta e determinazione. È l’allenatore più bravo che abbia mai avuto fino ad ora: per me sarebbe importantissimo ritornare e dimostrare, a lui, quelle che sono le mie qualità. Ho avuto la mia possibilità e non l’ho sfruttata al meglio: è proprio questo il mio obiettivo. Avrei voluto ricambiare, in maniera diversa, la fiducia che lui ha posto in me”.
Autore: Christian Cesario / Twitter: @otherside1993
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