Wladimiro Falcone è stato protagonista dell’ultima puntata di Ora Lecce, trasmissione di Teleregione dedicata al mondo giallorosso. Nel corso della lunga intervista, il capitano ha ripercorso la sua estate, il presente in giallorosso, il rapporto con il pubblico salentino e le sue ambizioni personali.
Il portiere ha parlato apertamente anche della sessione estiva di mercato, del suo futuro e del perché, nonostante alcune voci, sia rimasto in giallorosso. «Non è che siano arrivate grandi offerte…» ha raccontato Falcone, spiegando come abbia vissuto quelle settimane con serenità nonostante le parole di Pantaleo Corvino: «Ero tranquillo, sereno. Se fosse arrivata una proposta concreta l’avremmo valutata, ma non è successo. Sono felice di essere rimasto e di essere oggi il capitano di questa squadra».
Un ruolo, quello della fascia, che per Falcone ha un valore speciale: «Quando salgo sul bus per andare allo stadio e vedo la gente con le sciarpe, mi viene la pelle d’oca pensando ai loro sacrifici». Una sensazione che si rinnova anche negli spogliatoi: «Da quest’anno, nello spogliatoio, quando guardo fascia e gagliardetto sento di rappresentare tutto il Salento e spero di farlo al meglio».
Non è mancato un pensiero per chi ha creduto in lui fin dall’inizio: «Ringrazio Corvino e Trinchera, sono stati gli unici a credere in me quando altri non lo facevano. Spero di continuare a ripagarli».
Parlando del futuro, Falcone ha confessato di sentirsi ormai legato profondamente al Salento: «Diciamo che quest’anno inizio a pensarci. Ho 30 anni, ne devo fare 31, e ho ancora 7-8 anni davanti. Non mi dispiacerebbe restare qui. Amo la città, la gente, il cibo…».
Dal suo racconto è emerso anche un passaggio sulle parate più significative della carriera recente: «Mi capita spesso di dimenticare le parate che faccio», ha sorriso Falcone. «Quella contro il Genoa è stata la più complicata. A Parma, al 94’, fu più una parata da fotografi, ma comunque decisiva. Anche quella su Rowe contro il Bologna è stata importante. Però la più bella resta quella su Deiola».
La conversazione è poi scivolata sugli idoli d’infanzia e sull’evoluzione del ruolo: «Da bambino, essendo tifoso della Roma, vivevo l’emozione dell’ultimo scudetto. Una volta chiesi a mia madre se assomigliassi un po’ ad Antonioli. Poi, crescendo e iniziando a fare il portiere, il mio punto di riferimento è diventato Gigi Buffon, il più grande di tutti, anche se Fruchtl preferisce Neuer. Neuer ha cambiato il modo di interpretare il ruolo, ma per me resta il secondo miglior portiere della storia. Sto lavorando per migliorare anche nel gioco coi piedi, perché oggi serve a tutti i portieri».
Sul gioco del Lecce di Di Francesco Falcone ha spiegato: «Non forziamo mai la giocata. Il nostro obiettivo è la salvezza, quindi dobbiamo rischiare il meno possibile. Se una palla è sicura la giochiamo, altrimenti meglio non forzare. A me piace lanciare lungo, ma decido in base alla situazione. Se sono sicuro, appoggio al centrocampista».
Ha dedicato parole importanti anche a Cristian Fruchtl: «In Coppa Italia è stato bravissimo, ha evitato un passivo più pesante. Mi dispiace per lui, è un ragazzo d’oro e tra noi c’è un ottimo rapporto. Non è facile per chi gioca poco, ma lui si fa trovare sempre pronto. Se un giorno dovessi fermarmi per un raffreddore, sarei felice di lasciargli spazio. Il Lecce resterebbe in ottime mani. Gli auguro di diventare titolare nei prossimi anni, se lo merita davvero».
Falcone ha ricordato anche un momento personale e toccante: «L’anno scorso, dopo la scomparsa di mia madre, Baschirotto mi cedette la fascia contro l’Atalanta: un gesto che non dimenticherò mai. Anche lui è stato un grande capitano, spero di esserne all’altezza».
Spazio anche alla Nazionale: «Non è un’ossessione, oggi ci sono tanti portieri forti come Caprile, Meret, Vicario, Carnesecchi e Donnarumma. La mia convocazione fu un’emozione enorme, un motivo d’orgoglio. Se arrivasse di nuovo, sarebbe bellissimo. Intanto faccio il tifo per l’Italia, e ogni tanto scherzo con Ramadani, chiedendogli di procurarmi un passaporto albanese».
Sui numeri di maglia: «Il 3 è il mio numero fortunato. Quando ero alla Sampdoria mi legai molto a Padelli, che portava il 30. Poi anche Fiorillo, altro portiere blucerchiato, aveva lo stesso numero. Alla Samp avevo il 33, ma a Lecce era già occupato da Calabresi e scelsi il 30. Direi che mi ha portato fortuna».
Riguardo ai rigori: «Spero di pararne uno in casa e che sia decisivo come quello contro il Monza. Il brivido più grande però resta quello contro Lukaku, all’Olimpico: parare un rigore lì, da romanista, fu speciale. Ma quello più importante rimane quello col Monza: me ne resi conto solo dopo, quando Colombo segnò. È stato un momento indimenticabile».
Impossibile non riaprire la parentesi Lazio–Lecce del gennaio scorso: «Sentivo che c’era qualcosa di magico nell’aria, anche quando i tifosi laziali mi insultavano. Dentro di me ero sicuro che non avrei preso gol. Parai tutto e non so spiegare come. Forse mia madre mi ha aiutato da lassù. Sarà difficile rivivere una serata così, ma spero che contro la Lazio riusciremo ancora a fare punti. Ci proveremo con tutto il cuore».
Falcone ha parlato anche del rigore poi revocato da Abisso contro il Verona: «Al momento a me sembrava rigore netto. Poi quando ho visto l’arbitro richiamato al Var mi sono fatto due domande. Negli spogliatoi Ramadani urlava che era rigore netto, effettivamente ci può stare come non ci può stare. Non è stato un chiaro errore, poteva rimanere la decisione di campo secondo il protocollo. Soffermarci su questo non è giusto, non è che abbiamo pareggiato solo per questo ma poteva darci una mano. Andiamo avanti, con la Fiorentina il Var ci è andato a favore, ora a sfavore. Abbiamo pareggiato le cose. Il tiratore? Questa è una cosa su cui mi sono battuto. Ho visto Sottil che aveva preso la palla, Tete Morente è il primo incaricato a battere, ma era uscito e sono andato da Berisha, l’incaricato. Gli ho detto ‘solo te la senti’. Lui mi ha detto sì, ma Sottil voleva batterlo. Ho detto a Riccardo di evitare discussioni, dicendo ‘se Berisha se la sente tocca a lui’. Sarebbe andato Berisha, se non se la fosse sentita sarebbe toccato a Sottil. Camarda? C’è il rischio che diventi controproducente, abbiamo parlato col ragazzo, sono cose di spogliatoio. Ha la maturità di capire che non spettava a lui batterlo. Poi se fosse spettato a lui nulla da dire. Non è il momento che sia lui a battere i rigori».
Sul pari contro il Verona: «Il pareggio sta molto stretto, se guardiamo ai punti meritavamo noi di vincere, il Verona ha fatto poco. Abbiamo creato di più, ci sta mancando l’ultimo passaggio ma col mister stiamo lavorando. Sono contento della solidità della fase difensiva. Sono contento dell’altro clean sheet. La partita nascondeva insidie, potevamo prendere gol all’unica occasione loro avendo creato tanto. Davanti dobbiamo migliorare un pochettino».
Falcone ha ricordato anche la serata simbolo contro il Bologna: «Quella partita è simbolica, qualche giorno prima presi i più esperti e andammo a cena insieme. Ci siamo confrontati su cosa dovevamo migliorare e col Bologna Camarda ci ha regalato il pareggio. Avevamo preso l’andazzo dell’anno scorso, la cosa non mi piaceva. Ho ritenuto opportuno prendere i più grandi, gente più esperta. Da lì è nata una sintonia che non avevo mai visto negli anni a Lecce. Spero che possa continuare così».
Ampio spazio dedicato alla corsa salvezza: «Faccio fatica a trovare squadre ‘morte’. È un campionato apertissimo, sotto ci sono Fiorentina e Genoa, c’è la paura che si possano riprendere velocemente e sulla carta sono costruite per altri campionati tranquilli. Il Cagliari sta facendo bene come noi, il Pisa anche, la Cremonese è partita forte. Noi siamo pronti per battagliare come ogni anno. 10 punti un buon bottino? Il cammino è buono, sicuramente secondo me potrebbero pesare i punti con Verona e Sassuolo. 4 punti in più ci avrebbero fatto comodo, ma ci teniamo i 10 punti e speriamo di rubare punti con la Lazio, dove sulla carta non li devi fare…».
Sul rendimento difensivo: «È una sorpresa per me, questi clean sheet li devo condividere con la difesa, stanno facendo un lavoro incredibile. Grazie a loro non arrivano tantissimi tiri, ogni tanto ci metto io una pezza, Di Francesco e Del Rosso stanno facendo un grande lavoro e sono felice».
Spazio poi ai compagni Tiago Gabriel e Siebert: «Sinceramente non ci avrei scommesso ora, che fosse di prospettiva si sapeva. Che facesse così bene al suo primo vero campionato, l’anno scorso è arrivato a gennaio, no. È un ragazzo silenzioso, fa il suo, si allena al cento percento e va a casa. Sono contento per lui e per la squadra, è affidabile. Mi auguro che resti con noi per un po’ e poi farà la sua carriera. Gaspar sta anche tenendo i ritmi dell’anno scorso. Mi danno fiducia e spero di dar fiducia a loro».
Infine su Siebert: «E’ un bestione, anche lui si farà valere. Quest’anno, come accaduto, farà più fatica. Viene dalla B tedesca e si deve ambientare, da gennaio in poi scommetto su di lui. Deve migliorare alcune cose ma il mister lavora su di lui e farà bene».
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